PATU’ (Lecce) – Un imprenditore sotto processo per stalking. Si tratta di M.T., 52 anni, di Patù. L’uomo è stato rinviato a giudizio dal gup Antonia Martalò così come richiesto dal sostituto procuratore Maria Rosaria Micucci. Due denunce querele, oltre ad un’integrazione presentata dalla ex moglie, hanno messo in moto le indagini culminate con un divieto di avvicinamento dalla persona offesa disposto dal gip Simona Panzera. I fatti risalgono ad un periodo particolarmente ristretto (da marzo a giugno) ma piuttosto significativo per i molteplici casi.
Gli episodi, però, sarebbero stati molteplici e piuttosto invasivi per la donna, una 44enne residente a Presicce. Questa ennesima storia di presunte sopraffazioni inizia a marzo. La coppia non vive più sotto lo stesso tetto e il matrimonio è ormai in fase di separazione. L’uomo, però, incomincia a molestare l’ex moglie probabilmente per interessi economici legati proprio alla separazione (sarà uno degli aspetti che il processo dovrà accertare). E poi telefonate insistenti con messaggi minatori, pedinamenti continui sotto casa e per strada nel tentativo di fermare la donna.
M.T. avrebbe persino speronato più volte l’auto della ex moglie. In una circostanza, il 5 marzo, così come contestato nel capo d’imputazione, l’imprenditore avrebbe aperto la portiera dell’auto strappando il cellulare dalle mani della donna per poi gettarlo per terra. Non solo. La 44enne sarebbe stata “alleggerita” del portafogli e delle chiavi della macchina. Giorni dopo i soprusi sarebbero sfociati in una vera e propria aggressione fisica.
E’ il 23 marzo quando M.T. avrebbe picchiato l’ex moglie lasciandole sul corpo lesioni guaribili in una decina di giorni così come attestato con un referto medico. Agli atti ci sono anche sceneggiate di gelosia nei confronti di qualsiasi uomo che aveva contatti con la donna. Di fatto, la persona offesa è stata costretta a raggiungere ripetutamente l’ospedale manifestando nel tempo gravi e serie difficoltà a relazionarsi. I presunti soprusi sarebbero finiti anche su Facebook.
L’imprenditore avrebbe utilizzato il profilo della ex moglie mascherando la propria identità offendendo i suoi amici. E quando non riusciva ad avere un contatto diretto l’imprenditore avrebbe “agganciato” la donna costringendo altri a telefonarle per poi inserirsi nelle conversazioni. L’imprenditore dovrà difendersi anche dell’accusa di falso ideologico in atto pubblico. M.T. avrebbe allegato una falsa autocertificazione di consenso a firma della ex moglie su una domanda presentata all’Ufficio Anagrafe del Comune di Patù per ottenere il riconoscimento della residenza in una specifica via.
Dopo tutta lunga serie di presunte angherie, la donna (costituita parte civile) decise di presentare una prima denuncia querela assistita dall’avvocato Stefania Mercaldi dando il via agli accertamenti condotti dal sostituto procuratore Maria Rosaria Micucci. Sono stati allegati anche video, registrazioni e foto. L’imputato è assistito dagli avvocati Giuseppe Corleto e Tony Indino. La donna si è costituita parte civile incvocando un risarcimemnto di 200mila euro. Il processo si aprirà il prossimo 23 marzo davanti al giudice monocratico Silvia Minerva.
F.Oli.