LECCE – Oltre ai dati che registrano un’alta affluenza, sono già stati diffusi gli exit poll: c’è una schiacciante sconfitta del sì (40-45% sì, contro 55-59%no). Se i dati dovessero essere confermati, sarebbe una débacle totale per Renzi. Nei fatti, dalle prime proiezioni, emerge che gli exit poll hanno ragione: il no stacca il sì di 20 punti, 40,5 % contro il 59,5 %. L’ultimo dato sull’affluenza alle urne, quello delle 23, segna un 68,82 per cento. Aumentano le percentuali anche a Lecce, che resta comunque al disotto della media nazionale. Alle 19 cresce l’affluenza fino al 57,22 per cento, come era prevedibile (la provincia di Lecce è al 51,78). I comuni salentini non si discostano da questa percentuale. In serata c’è stato qualche paese che si è distinto, come Melpignano e Cavallino, che hanno toccato rispettivamente il 63 e il 60 per cento, oppure Maglie, che si è avvicinata al 58 %. Lecce città è al 55. La maggior parte dei paesi oscilla tra il 50 e il 52. Alliste fa eccezione con un 42 per cento.
Il dato di questa mattina segnava un’affluenza al 20,14 per cento. Sì tratta del numero di elettori che si sono già recati alle urne, alle 12, rilevato dal Ministero dell’Interno: cifre provenienti da 7998 Comuni. Il Salento risponde bene in mattinata: a Lecce affluenza alta (22 per cento), ma nella provincia si attesta al 16, per un complessivo 16,4 per cento. In paesi importanti, come Gallipoli e Galatina, l’affluenza resta al 15 per cento. In alcune comunità del sud Salento le percentuali sono ancora più basse. In serata quasi tutti i comuni superano il 50 per cento di votanti. Per la validità del referendum non è previsto un quorum: deciderà la maggioranza dei votanti, qualunque essa sia, se far passare o meno questa riforma costituzionale.
Fino alle 23 la sfida è aperta: la prossima rilevazione, quella definitiva, arriverà proprio a quell’ora. Questo appuntamento potrebbe determinare uno stravolgimento dello scenario politico italiano. Abbiamo visto che il Paese è spaccato e persino le famiglie dei notabili: infatti, la Puglia e il Pd, partito di maggioranza, si dividono tra il no del governatore Emiliano e il sì del sindaco della città metropolitana Decaro. Ma anche tra familiari ci si può ritrovare lontani, si pensi al sì di Giovanni Pellegrino e al no del celebre avvocato e figlio Giangi.Il referendum popolare di questa domenica riguarda una riforma complessa e lunga del sistema istituzionale italiano. Il quesito referendario non spiega come cambierà veramente il sistema istituzionale: si tratta di un intervento su una parte consistente delle regole del gioco democratico.
I CASI DI TUGLIE, ALEZIO E SALVE
Intanto, le polemiche e i sospetti si affastellano. Dopo l’imbarazzante sistema del voto all’estero, in cui, tra l’altro, il governo insieme alle schede si è premurato di mandare la pubblicità del sì, arrivano le segnalazioni. Un lettore di Salve dichiara di aver riscontrato nel seggio una matita non a norma (cancellabile) e di averlo fatto inserire nel verbale. La notizia è confermata dal sindaco Vincenzo Passaseo: “Avevano già votato in 40, il presidente ha provveduto a mettere tutto a verbale. Si è trattato un un episodio dovuto ad una disattenzione dei volontari in buona fede, che avevano messo a disposizione delle proprie matite (diverse da quelle indelebili, ma comunque fornite dal Ministero, anche se non per votare)”. Un episodio simile è avvenuto anche a Lecce qualche ora dopo. Qualcuno posta su fb gli avvertimenti: “Provate le matite su un foglio, se si cancella la scritta, non sono a norma”. Poi, ci sono gli inevitabili episodi ridicoli, come quello che si è verificato a Tuglie, dove un cittadino pretendeva di correggere il suo voto, perché aveva sbagliato a crociare.
Inutili le spiegazioni del presidente di seggio sulle regole: la rissa verbale aveva già preso il via. Anche ad Alezio un episodio simile: in questo caso, l’elettore ha dichiarato che la scheda gli era caduta e pretendeva di farsela restituire.
Sul sito del Ministero dell’Interno si spiega che, con lo scopo di consentire il voto degli elettori residenti nei comuni del Centro Italia interessati dagli eventi sismici dei mesi scorsi, “è stato previsto che questi possano votare nei comuni dove dimorano, dove possono essere istituiti seggi speciali per la raccolta del voto degli elettori ospitati presso strutture ricettive o di accoglienza”. Quindi, in fase di comunicazione dei dati da parte del Ministero dell’interno, in alcuni comuni il numero dei votanti potrà risultare molto basso o pari a zero, mentre in altri comuni lo stesso numero potrà essere superiore a quello degli elettori, con ripercussioni, dunque, per le aggregazioni di elettori e di votanti a livello provinciale o regionale.
Julia Pastore