LECCE – Una ricerca del direttore del Centro Malattie Dermoveneree, dottor Eugenio Romanello, insieme alla dottoressa Federica Miglietta, medico del Policlinico di Napoli, offre un quadro allarmante sull’escalation delle malattie sessualmente trasmissibili nel Salento e, soprattutto, sull’ignoranza che in questa materia domina. Cresce la diffusione di una malattia che avevamo dimenticato: la sifilide. Il Papilloma virus, a causa dell’ignoranza sulle capacità di combatterlo anche dopo averlo contratto, continua a diffondersi velocemente. Poi, c’è l’Aids, che oggi continua a mietere vittime attraverso a rapporti sessuali non protetti. Ci sono tutta una serie di malattie e forme di epatite troppo sottovalutate, soprattutto dai giovani che si avvicinano al sesso senza sapere nulla. Le statistiche ci dicono che c’è una buona percentuale di adolescenti che cominciano a fare sesso non protetto sin dai 13 anni. Eppure, la scuola continua ad essere gestita da alcuni dirigenti pieni di tabù e completamente lontani dalla realtà attuale.
«Purtroppo i numeri di tutti gli istituti scolastici leccesi non li abbiamo potuti avere. Ma la situazione è sconfortante. Le scuole non collaborano» – chiosa la dottoressa Federica Miglietta, promotrice di questa importante ricerca nel Salento. A questo problema bisogna aggiungere che non c’è informazione e comunicazione tra distretto e territorio: in pochi sanno che l’Asl offre un servizio di diagnosi e cura, gratuito e in anonimato, grazie al Centro diretto dal dottor Eugenio Romanello. Ma cerchiamo di capire qual è l’andamento delle malattie sessualmente trasmissibili a livello nazionale per poi dare uno sguardo a quello locali: partiamo dai dati dell’Istituto Superiore della Sanità. Nel 2015, in Italia, ci sono stati 3444 nuove diagnosi di HIV (numero che potrebbe aumentare per il ritardo di notifica), pari ad un incidenza di 5,7/100.000 abitanti: il nostro Paese si piazza al tredicesimo posto in Europa. Di questi il 77,4 per cento è rappresentato da uomini: l’incidenza più alta è nella fascia d’età 25-29 anni.
La maggior parte delle nuove diagnosi è da attribuire a rapporti sessuali non protetti che costituiscono l’85% di tutte le segnalazioni (44,9% rapporti eterosessuali, 40,6% rapporti omosessuali tra uomini). Il 28% dei nuovi malati di aids è costituito da stranieri prettamente donne eterosessuali. Dalla metà degli anni 80 ad oggi, la modalità di trasmissione è cambiata: riduzione trasmissione attraverso droghe iniettive dal 76% del 1985 al 3,2% nel 2015; aumento trasmissione attraverso rapporti eterosessuali dal 1,7% nel 1985 al 44,9% nel 2015; aumento trasmissione attraverso rapporti omosessuali maschili dal 6,3% nel 1985 al 40,6% nel 2015. La trasmissione “verticale” (ossia tra madre e feto e/o al momento del parto) ha contribuito per lo 0,4% del totale.
Le proporzioni maggiori di nuove infezioni da HIV con modalità di rapporti omosessuali maschili sono state segnalate in Puglia (54,3per cento), a seguire Emilia Romagna e Lombardia. Dal 2010 al 2015 ci sono stati 61 nuove diagnosi nella fascia 15-17 anni e 2475 nella fascia 18-25 anni, rappresentando rispettivamente l’1,8% e il 10% delle nuove diagnosi nel 2015. Nella fascia d’età 15-17 anni la modalità di trasmissione prevalente è attraverso rapporti eterosessuali non protetti, seguita dai rapporti omosessuali maschili, mentre nella fascia 18-25 la modalità di trasmissione prevalente è rappresentata da rapporti omosessuali maschili seguita da quelli etero non protetti. Ecco i numeri totali di nuove diagnosi HIV dal 2009 al 2015: in Puglia 1000 malati in più (144 nel solo anno 2015); Basilicata 70 (15 nel 2015); Campania 1442 (204 nel 2015); Calabria 216 (24 nel 2015); Sicilia 1347 (223 nel 2015)
I DATI DEL CENTRO DERMOVENEREO DELL’ASL DI LECCE
In Italia, i dati del 2016, ci dicono che si verificano 4000 casi registrati di malattie sessualmente trasmesse ogni anno (ma ci sono tanti casi non registrati). Dal 2005 al 2013 c’è stato un aumento del 31 per cento: le patologie più segnalate in ordine di frequenza sono state infezioni da papilloma virus, sifilide e Clamidia. I successivi dati si riferiscono all’ambulatorio dedicato alle malattie dermovenereo dell’ASL di Lecce nel periodo tra gennaio 2015 e giugno 2016. L’infezione maggiormente riscontrata nel Centro leccese è stata da HPV (Papilloma): le fasce di età maggiormente coinvolte sono state quelle da 21-30 anni e da 31-40 anni e in entrambe le sottopopolazioni, le donne sono risultate in numero maggiore. Ci sono stati 33 casi di sifilide con frequenza doppia negli uomini rispetto alle donne. Tra gli uomini le fasce d’età più interessate sono state quelle dai 21-30 anni, 41-50 anni e 31-40 anni. Non sono emersi casi di epatite B e epatite C; un solo caso di HIV in maschio di fascia d’età 21-30.
I numeri non fotografano la reale situazione, perché in molti preferiscono curarsi privatamente e non conoscono l’esistenza del Centro leccese situato all’interno della Asl (che fa anche diagnosi gratuita, oltre alla cura). «Ho sottoposto ad un campione di 88 studenti maggiorenni (di 2 istituti superiori) e 197 pazienti (di età compresa tra i 18 e 50 anni affluenti a studi di medicina generale) un questionario anonimo a risposta multipla sulla conoscenza delle malattie sessualmente trasmissibili e loro comportamenti – spiega la dottoressa Miglietta – Il numero di studenti partecipanti a questo sondaggio è stato in numero esiguo rispetto alle mie iniziali aspettative ed al mio entusiasmo. Non poche, infatti, sono state le difficoltà, da un lato di carattere burocratico per avere le autorizzazioni necessarie per poter richiedere la collaborazione degli Istituti, dall’altro per l’inaspettata reticenza da parte dei dirigenti scolastici dei diversi Istituti invitati a partecipare, i quali hanno mostrato, in alcuni casi, sconcerto e disagio di fronte all’argomento».
Parlare di sesso, ancora oggi, è un tabù a scuola: nonostante alcune informazioni siano necessarie a tutelare la salute della popolazione. «Altri dinieghi sono stati giustificati dalla mancanza di tempo da parte dei ragazzi, già troppo impegnati nelle materie ordinarie o in altri progetti, mentre altri dirigenti hanno ritenuto l’argomento non pertinente in ambito scolastico. Non sono infine mancati gli istituti dai quali non ho ricevuto alcuna risposta». Emerge, insomma, una scuola distratta e disattenta alle problematiche di vita quotidiana: una sorta di volontà di ignorare aspetti della vita che riguardano la salute di tanti adolescenti.
Dal questionario è emerso che la sifilide è poco conosciuta dai ragazzi (il 46% ne ha sentito parlare) e il preservativo spesso non è contemplato nei rapporti sessuali tra adolescenti, ma spesso anche tra adulti. Gli alunni, però, spiegano che a scuola non si fa informazione e gradirebbero saperne di più. «Emerge la necessità di promuovere la salute sessuale nella popolazione adulta e in quella giovanile in considerazione del fatto che il numero di utenti registrati nei 18 mesi di osservazione e le due infezioni sessualmente trasmissibili maggiormente riscontrate (HPV, cioè papilloma, e LUE, sifilide) interessano la fascia d’età 21-40 anni» – spiega la dottoressa Miglietta. L’ignoranza domina, anche per quanto riguarda l’uso corretto del preservativo. Si ignora perfino l’esistenza del Centro Malattie Dermoveneree diretto dal dottor Romanello: sono gli stesi medici di base a non saperlo e a non inviare i propri assistiti lì. Spesso si va da specialisti a pagamento, quando si potrebbe usufruire di un servizio gratuito che garantisce l’anonimato totale.
Tutti i partecipanti al sondaggio sono stati concordi nel ritenere carente l’informazione sull’educazione sessuale e sulle malattie sessualmente trasmissibili: infatti, tra i giovani studenti, le informazioni relative alla sessualità provengono maggiormente da amici e dal web, questo a sottolineare la necessità di informare e promuovere la salute sessuale. «La scuola in primis e il medico di medicina generale sono visti come i punti di riferimento e di informazione sull’argomento, emerge un desiderio di maggiore coinvolgimento, specie da parte dei giovani studenti, delle famiglie a parlare dell’argomento andando a demolire quel vecchio ma ancor presente tabù sul tema sessualità. Sorprendono le difficoltà incontrate nel richiedere la collaborazione dei dirigenti scolastici, è sicuramente questo un punto di maggiore riflessione e criticità visti i dati epidemiologici e l’interesse da parte dei giovani studenti a coinvolgere la scuola e a ritenerla luogo di crescita e formazione non soltanto per le materie ordinarie di stretta pertinenza scolastica». Per uscire da questo buffo Medioevo dell’informazione, medici di base e scuole dovranno mutare atteggiamento: la salute di tanti giovani è nelle loro mani.
Gaetano Gorgoni