LECCE – Il processo sulla morte del ciclista leccese Franco Amati stecca ancora una volta discussione e sentenza. Per un intoppo organizzativo l’imputato Andrea Taurino non ha potuto raggiungere il Tribunale di Lecce e presenziare così all’udienza. Per la seconda volta in poche settimane. Un disservizio che il pm Giovanni Gagliotta non ha lasciato cadere nel vuoto. Ha chiesto e ottenuto dal gup Vincenzo Brancato che sul mancato trasferimento venga investito il Dap (Dipartimento amministrativo penitenziario) per adottare gli eventuali provvedimenti disciplinari a carico dei responsabili del carcere di Matera dove si trova detenuto il 34enne di Casalabate.
Da quanto accertato, l’imputato avrebbe raggiunto Lecce solo nel pomeriggio così come comunicato dal penitenziario lucano con una telefonata arrivata a metà mattinata alimentando rabbia e indignazione nel pm e frustrazione tra le parti civili presenti in aula assistite dall’avvocato Diego De Cillis. Si tratta del secondo rinvio dopo un primo stop il 10 gennaio scorso per i problema dettati dalla neve. Questa volta, però, Procura e giudice hanno deciso di prendere carta e penna per segnalare i disagi.
Prevedibilmente il trasferimento del detenuto, a detta degli inquirenti, poteva essere organizzato con largo anticipo magari con un temporanea detenzione in un penitenziario vicino Lecce a ridosso del giorno dell’udienza. E, invece, per buona pace delle parti, il processo (che si celebra con rito abbreviato) è stato rinviato al 28 febbraio. Si spera, risolti gli intoppi organizzativi, che quel giorno possano prendere la parola pubblico ministero e gli avvocati di parte civile così come calendarizzato in giornata alla presenza di tutte le parti.
Il 34enne di Casalabate, difeso dall’avvocato Antonio Savoia, è finito alla sbarra con le accuse di omicidio volontario aggravato dall’uso di sostanze stupefacenti, tentato omicidio e lesioni personali (tutti reati aggravati), ricettazione e resistenza a pubblico ufficiale. La tragedia risale a quasi un anno fa. Taurino è accusato di aver travolto e ucciso il 22 gennaio scorso il ciclista leccese conosciuto come “Mesciu Franco” e di aver ferito (in modo non grave) un secondo ciclista: Ugo Romano, di 64 anni, sempre di Lecce. L’incidente si verificò in via Monticelli nei pressi di Casalabate. I due ciclisti percorrevano un’arteria solitamente frequentata dagli amanti delle due ruote. Improvvisamente sarebbero stati sorpassati a velocità piuttosto sostenuta da una Fiat 500. Dopo avere eseguito un’inversione di marcia, l’uomo alla guida avrebbe mirato verso la coppia di amici investendoli a forte velocità per poi scappare senza prestare alcun soccorso.
Amati perse la vita sul colpo mentre l’amico rimase ferito. Le indagini dei carabinieri del Nucleo Investigativo, guidati dall’allora capitano Biagio Marro, supportati dai colleghi della stazione di Squinzano (agli ordini del maresciallo Giovanni Dellisanti) consentirono di risalire all’automobilista arrestato poche ore dopo. Il giovane, dal passato turbolento, confessò nel corso dell’udienza di convalida di aver fumato oltre un grammo di eroina quella mattina stessa e di combattere uno stato di tossicodipendenza ormai cronico da anni. Tracce di sostanze stupefacenti, inoltre, furono trovate con i primi esami sui campioni di sangue che rilevarono la presenza di oppiacei e di cannabinoidi. E in tutti questi mesi l’impianto accusatorio non è stato scalfito. I ricorsi discussi dinanzi al Tribunale del Riesame e in Cassazione hanno sempre confermato l’accusa di omicidio volontario.
F.Oli.