LECCE – Si è concluso oggi il processo con rito abbreviato che vedeva imputato l’ex rettore, professore Laforgia, delle accuse di violenza privata ai danni del rettore Zara e tentato abuso di ufficio. Il professore Laforgia, difeso dagli avvocati Michele Laforgia del foro di Bari e Viola Messa del foro di Lecce, ha chiesto il rito abbreviato per risolvere in tempi più brevi una “questione che si trascina dall’ottobre del 2014” e che “non sarebbe mai dovuta arrivare nelle aule di un tribunale”. Come è noto il professor Laforgia, nell’ottobre 2014, era stato denunciato dal rettore Zara per due e-mail in cui il professore gli consigliava prudenza e di non intervenire personalmente in una procedura concorsuale aperta ma di rivolgersi all’autorità giudiziaria: “Mi corre l’obbligo (per esperienza personale) di avvertirti che qualunque ingerenza su concorsi aperti può configurarsi come turbativa di concorso, che è un reato penale, e qualsiasi azione intrapresa che danneggi i concorrenti potrebbe essere denunciata come abuso di ufficio”.
Il tono sembra quello di un consiglio tra amici: “Ti consiglio molta prudenza in assenza di una sentenza di un TAR. Questo sul piano puramente procedimentale. La mia regola aurea è sempre stata quella di non incontrare mai concorrenti o interessati ai nostri concorsi ovvero fornitori o partecipanti a gare”. La conclusione del concorso ha dato ragione al professore Laforgia, in quanto la procedura si è conclusa senza alcun problema e il rettore Zara ha firmato gli atti di approvazione, che stranamente non comparivano nel fascicolo depositato in Procura. Dopo il verdetto dei giudici, abbiamo chiesto un intervento al professore Laforgia, il quale ci ha promesso un’intervista “nel fine settimana” ma ha accettato di commentare a caldo la sentenza.
“Un consiglio dato a quello che credevo un collega alle prime armi è stato interpretato addirittura come una minaccia. La sentenza di oggi con la formula “perché il fatto non sussiste” apre tuttavia scenari da valutare serenamente. Io ero certo che le procedure adottate da Ingegneria fossero corrette ed ero preoccupato che il rettore si stesse esponendo inutilmente al rischio di essere accusato di abuso d’ufficio favorendo un candidato, in quanto fu lui a incontrare un potenziale candidato e a intervenire sulla procedura concorsuale addirittura in presenza della commissione nominata. Evidentemente le mie preoccupazioni sull’inesperienza di Zara erano mal riposte”. Il rettore in carica, raggiunto al telefono, per ora non commenta, perché impegnato nel cda Unisalento.
Quanto all’accusa di tentato abuso di ufficio, gli avvocati hanno ribadito che il prof. Laforgia al momento dell’invio delle e-mail “minacciose” non aveva alcuna carica all’interno del Dipartimento e dell’Università e non poteva in alcun modo costringere alcuno a fare alcunché, ancor meno il rettore dell’Università che aveva poteri ben più ampi del suo. In sintesi estrema, il prof. Laforgia non aveva alcun ufficio di cui abusare. Al contrario, gli avvocati del prof. Laforgia, nel corso del dibattimento, hanno segnalato ipotesi di reato commesse dal rettore Zara di cui la Procura non si sarebbe avveduta.
Ora rimane in piedi l’ultima denuncia del rettore Zara, sempre nei confronti del professore Laforgia e anche della professoressa Guida, moglie dell’ex-rettore e (la più votata) senatrice accademica, per aver procurato interruzione di pubblico servizio. “Altra accusa surreale” – ha commentato la professoressa. “Credo che la verità sia oramai sotto gli occhi di tutti. Se fossimo personaggi di un romanzo fantascientifico direi che siamo in una dimensione parallela dove tutto è il contrario di tutto: gli amici o quelli che credevi amici in realtà sono nemici e ti odiano dal profondo del cuore solo perché esisti e fai loro ombra, le norme valgono solo per gli altri e sono interpretabili per chi le fa e le amministra, la trasparenza è uno slogan, la democrazia è sinonimo di demagogia e il merito una bestemmia. E certo non potevamo prevedere tanto livido e cieco accanimento antagonistico, tanta ambizione virata in rabbiosa subalternità”.
È il giorno tanto atteso per la professoressa: ora può dire quello che si è tenuta dentro per tanto tempo. “Tutti si lamentano e fanno battaglie furiose via whatsapp ma pochi hanno il coraggio poi di sfidare un sistema che si è consolidato proprio grazie a questo uso disinvolto della querela. Nessuno vuole avere problemi con la giustizia. E si attende che qualcosa accada che esaudisca i nostri desideri ma senza esporci. Questo è il punto dolente. Domani sui giornali uscirà qualche articoletto in settima-ottava pagina, giusto per ‘dovere di cronaca’. È una storia che si ripete. Con le medesime dinamiche. Tutti in attesa a vedere come va a finire e nessuno che abbia il coraggio di chiedere scusa per averti tenuto due anni sui giornali con accuse infamanti quanto false, costruite a tavolino da qualcuno ansioso/a di ingraziarsi il potente di turno e ricavare qualche beneficio. Anche quando è apparsa su tutti i giornali la notizia dell’ennesima denuncia di Zara per l’interruzione di pubblico servizio da lui confessato ho ricevuto molta solidarietà privata ma nessuno mi sembra sia uscito pubblicamente a esternare il proprio sconcerto per un rettore che usa la sua posizione e il suo ruolo per questioni che evidentemente sono soltanto sue personali”.
La guerra giudiziaria non ha risparmiato nemmeno una suora, come testimonia la professoressa: “Come dimostrano le denunce alla sorella suora (per minacce, intimidazione e diffamazione) o dovrei dire all’evangelista Matteo, al collega che era già defunto al momento della denuncia, ai quadri degli ex-rettori spostati per ‘eclissare’ quello di Laforgia, all’impegno costante nei tre anni di rettorato di distruggere o non realizzare tutto quello che poteva condurre o richiamare l’amministrazione Laforgia, sprecando sì risorse materiali e immateriali, invece di preoccuparsi del buon andamento della nostra Università. Siamo tra gli ultimi nelle classifiche nazionali e abbiamo perso più di 200 posizioni in quelle internazionali. Qualcuno si chieda come mai. Ci sono altre situazioni che testimoniano una mancanza di serenità nei confronti di tutta una parte della comunità accademica, che i media hanno simpaticamente denominato ‘i laforgiani’. Questo è sconcertante. È sconcertante che nessuno ancora abbia chiesto le sue dimissioni. Non sono l’unica a ritenere che Zara debba fare un favore a tutta la comunità accademica, se veramente tiene alla nostra Università, e fare un passo indietro e lasciare ad altri l’onere di traghettarci fuori dalla palude in cui l’ateneo salentino è impantanato”.
Garcin