LECCE – Dopo l’allarme per l’impianto di compostaggio privato, che rischiava di sorgere a Surbo, a due passi dal centro abitato, si scopre, celato nel silenzio, un nuovo progetto per Lecce. In realtà, per chiudere il ciclo dei rifiuti nel territorio dell’ex Ato Lecce 1 è già previsto un impianto di compostaggio a Cavallino, approvato con decreto a fine novembre: una struttura necessaria attraverso la quale abbassare la tariffa del conferimento rifiuti al di sotto degli 80 euro a tonnellata (tariffa molto più bassa di quella che c’è nella media). Ma è chiaro che se i Comuni non porteranno i rifiuti lì la tariffa aumenterà: quindi, con la concorrenza del privato nello stesso territorio il problema dei costi potrebbe non essere risolto. Adesso c’è un altro progetto sul territorio leccese che incombe.
“Se come annunciato nei giorni scorsi dall’assessorato all’ambiente del Comune di Lecce entro un paio d’anni vedrà la luce l’impianto di compostaggio di proprietà pubblica finanziato dalla Regione Puglia con 8 milioni di euro a Cavallino, idoneo a risolvere i problemi relativi al conferimento della frazione organica della raccolta differenziata della nostra città, è del tutto evidente che il nuovo impianto che potrebbe sorgere nei capannoni dismessi della zona industriale il cui progetto è stato presentato il 22 dicembre scorso alla Regione dalla società Metapulia sarà destinato ad accogliere inevitabilmente – e la legge lo consente – rifiuti provenienti da altri territori anche da fuori Regione” – spiega il consigliere Antonio Rotundo. Non si tratta di un impianto necessario, perché c’è già quello pubblico cavallinese, che per tenere basse le tariffe (per evitare che la tassa sui rifiuti aumenti) deve già ottenere il conferimento di tutti i comuni che ricadevano nella Ato Lecce 1. I costi sono altissimi e un impianto in più per essere economico deve smaltire molte un numero importante rifiuti quotidianamente: questo significa che, concentrando più impianti nella stessa zona, si finirà per attigere da fuori.
“Si tratta tra l’altro di un impianto di grosse dimensioni, ed è proprio alla luce di queste valutazioni e preoccupazioni che credo occorra avere una discussione approfondita su questo progetto presentato dai privati, che prevede la possibilità di trattare ben 50mila tonnellate all’anno di umido più 13mila di sfalci di verde e 15mila di fanghi biologici – afferma il presidente della Commissione controllo di Palazzo Carafa – Per queste ragioni ho scritto l’argomento all’ordine del giorno dei lavori della commissione controllo di lunedì prossimo per un esame degli elaborati proposti e conoscere le valutazioni dell’ufficio ambiente e dell’assessorato, facendo uscire il tema dal clima di silenzio che lo circonda a differenza del Comune di Surbo che ha al contrario informato del progetto la cittadinanza – per le eventuali osservazioni -attraverso l’affissione di appositi manifesti murali”.
Garcin