“La poesia di Marta Vigneri è poesia dell’urlo (comunicativo), che nasce dal suo opposto, l’afasia che ha conosciuto, carnalmente, l’Ospite, e la sua distruzione”, questo scrive Francesca Tuscano nella prefazione. Ebbene, Marta con la silloge “Sideralgìa”, edita dai Quaderni del Bardo Edizioni, vuole comunicare le profondità, l’essenza di sé, emozioni struggenti, alle volte, su carta. “Fa fogli di poesia” come auspicava Antonio Verri, nutre di carezzevoli versi il corpo e l’anima di ciascuno. Scorre linfa vitale. Scorre vita.
È una poesia di lustre meditazioni. Colpisce, ferisce e si sanguina, mentre vibra ancora furente il cuore di passione. Sono coraggiosi i versi. Intensi. La sua poesia è lastricata di vetri rotti. “Sideralgìa” appare una nevralgia siderale, certi che passi, ma non altrettanto che si possa guarire.
Marta Vigneri esplode la materia incandescente di sé, tenuta segregata forse per tempo, un tempo, e resa visibile finalmente. Ostetrica di parole, ha partorito dopo un lungo e tormentato travaglio, pare, “Sideralgìa”. In un incommensurabile spazio astrale, Vigneri ha trovato collocazione. Si legge: «Il corpo conosce / il limite oltre il quale si rischia / l’oblio / del proprio istinto. / Più che il pensiero, / è stato il fascio di cose / nascosto sotto la pelle / a portarmi qui. / Qui, / dove mi ferma al vento / il braccio della Necessità» (p. 96). E ancora: «Irriverente, / la vita, / fino alle tonsille. / Bella. / Di deglutizione faticosa / e di inspirazione imprevidente. / Iperventilazione. / Piove un gemito bellissimo sulle gote. / Finché regge il cuore. / Ed è l’ultima crisi» (p. 75). E a tal proposito, la stessa Vigneri è ben consapevole che non ci possa essere un’ultima crisi, beffeggia allora il “caos”, ordinandolo in versi, supera la crisi grazie alla poesia in un sillogismo impervio, e si regge su un sottilissimo equilibrio, come un funambolo.
E dopo un mare in tempesta, la vita sembra acquietarsi e nell’intermezzo delle poesie, si intravedono le prose: «Niente è potente e vano quanto l’illusione che nel doppio si annidi la soluzione» (p. 100). Si avvertono inganni, amori, dissapori. Solitudini irreversibili e ritrovato senso dell’umano. Nella raccolta poetica, “Sideralgìa”, filosofia e poesia banchettano nel convito dell’amore e dell’esistenza. Così, si incontrano anche le considerazioni di Marcello Buttazzo, il quale nella postfazione scrive: «La sua è poesia filosofica, d’un progressivo incedere, d’un elegante procedere. Filosofia perché va a fondo dell’essere, scava intimamente nelle scaturigini dell’esistente, rivelando e mostrando sempre tracce consistenti di vita vissuta». Riecheggiano qui le parole di Maria Zambrano, secondo la quale “la poesia ha dato al pensiero, ciò che ha sempre temuto, l’altro da sé”.
E allora, “Sideralgìa” di Marta Vigneri è l’altro da sé, riconosciuto, dal quale ha preso distanza, lo ha riconosciuto e, poi, vissuto in plenitudine.
Alessandra Peluso