CAVALLINO (Lecce) – Torna in libertà l’avvocato Graziano Garrisi. Il legale 37enne di Cavalino ha lasciato i domiciliari a distanza di quattro mesi dal suo arresto nell’inchiesta sui presunti prelievi con la carta di credito di una cliente senegalese truffata (stando alle indagini) dall’avvocato Francesco D’agata. I giudici del Tribunale del Riesame (Presidente Silvio Piccinno, a latere Pia Verderosa, relatore Antonio Gatto) hanno accolto l’appello discusso in mattinata dagli avvocati Giancarlo Dei Lazzaretti e Alberto Russi contro l’ordinanza con cui il gip Cinzia Vergine aveva rigettato l’istanza di scarcerazione.
E proprio su un’attenuazione delle esigenze cautelari si è fondata la tesi difensivva accolta dai giudici. In soldoni, il professionista è accusato di aver prelevato circa 15mila euro con la carta dal conto della donna senegalese cercando ogni volta di camuffarsi per non essere identificato dai sistemi di videosorveglianza. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia Garrisi negò di essere il soggetto immortalato dai filmati e i suoi legali, a supporto di tale tesi, chiesero che le immagini venissero sottoposte ad un esame tecnico per accertare l’effettiva corrispondenza.
L’indagine, condotta dai militari del Nucleo di polizia giudiziaria della Guardia di finanza di Lecce, sotto la guida del colonnello Francesco Mazzotta, avrebbe accertato il ruolo di deus ex machina della truffa dell’avvocato Francesco D’agata conosciuto per il suo impegno con lo “Sportello dei Diritti”. L’intera vicenda ruota attorno ad un risarcimento di 630mila euro liquidato dall’Assicurazione Allianz in favore di una donna senegalese residente a San Donato, vittima di un grave incidente stradale. Nei confronti della donna il Tribunale di Trieste (competente per i casi riguardanti il Fondo vittime della strada) aveva disposto un risarcimento di 636mila euro. D’Agata, però, avrebbe raccontato alla sua cliente che la somma stabilita ammontava a circa 300mila euro (di cui avrebbe percepito poco più della metà, circa 160mila euro). Avrebbe anche presentato una falsa sentenza e trattenuto il denaro restante, transitato su un conto aperto a nome della donna straniera ma gestito di fatto dallo stesso avvocato.
Da quel conto avrebbe pagato alcune spese legate alla sua professione e personali, come i mobili della sua abitazione e un ombrellone in un lido a San Cataldo. Dopo circa tre mesi trascorsi in carcere il professionista leccese aveva ottenuto i domiciliari. Sulla testa del professionista, però, pende il provvedimento del Riesame che ha accolto l’appello con cui il sostituto procuratore Massimiliano Carducci aveva chiesto il ritorno in cella del professionista. La decisione rimane “congelata” in attesa della discussione del ricorso in Cassazione degli avvocati Luigi e Roberto Rella.
F.Oli.