20 anni senza una Visione: Mobilità.
Correva l’anno 1998 e Paolo Perrone veniva eletto consigliere comunale nella storica vittoria del centrodestra a Lecce. Oggi, nel 2017, dopo vent’anni, l’attuale sindaco di Lecce Paolo Perrone, dopo aver cercato di candidare suo cognato Saverio Congedo in una visione personalistica e di pianificazione successoria della città di Lecce, torna a rivivere la campagna elettorale del 1998 come candidato al consiglio comunale.
Avevo 18 anni e mi accingevo, per la prima volta, a esprimere la mia preferenza. Capivo poco di politica, soprattutto comunale, e decidevo di votare l’allora Adriana Poli Bortone senza dare preferenze al consiglio comunale. Dopo 20 anni è arrivato il momento di tirare le somme sull’operato di un’amministrazione lunga una generazione, un’amministrazione che si può definire Ventenne, e valutare quindi l’evoluzione della città di Lecce in 4 lustri. Da qui un’analisi che verte su 5 macro punti: Mobilità; Turismo; Ambiente; Sociale; Università. Cinque topic che saranno trattati in altrettanti interventi.
Trasporto Pubblico abbandonato al fantasma di sé stesso.
Erol Ozan scriveva che “Non si può capire una città senza utilizzare il suo sistema di trasporto pubblico”. Lecce in 20 anni ha assistito alla completa desertificazione del proprio sistema di trasporto pubblico.
Nel 2012, dopo un ritardo di quattro anni, innumerevoli pali e chilometri di fili e un costo di oltre 20 milioni di Euro, veniva aperta la rete filoviaria di Lecce – filobus. Per chi ha memoria, nel 2011, una corsa inaugurale comportò la spinta da parte di alcuni Leccesi, della vettura utilizzata perché in panne.
Da allora, nulla è cambiato. Ogni leccese può constatare che l’amministrazione ventennale non è stata in grado di ampliare l’utilizzo del trasporto pubblico da parte della cittadinanza: bus vuoti e corse distanti tra loro oltre 40 minuti rendono Lecce una città più grande e distante di quanto effettivamente è. Mentre il resto del mondo amplia i propri servizi pubblici per le ragioni che vanno dall’ambiente al sociale, dalla sostenibilità alla vivibilità, Lecce ha osservato un’implosione del suo servizio pubblico, abbandonandolo al fantasma che è diventato. Immensi bus urbani pieni soltanto del loro vuoto viaggiano lentamente in una città stracolma di autovetture e di costosi parcheggi. Non è stata mai sviluppata una politica di parcheggi d’interscambio agli ingressi della città; di un ampliamento del numero delle corse urbane e di una riduzione in termini di grandezza dei bus urbani; in altre parole, bus piccoli, veloci e frequenti, basate anche sulla specificità di luoghi e eventi come ad esempio il cd. Settelacquare; Mercato del Lunedi e Venerdì; corse specifiche per i lavoratori del centro cittadino che con le loro auto occupano metà dei parcheggi disponibili, spendendo un patrimonio ogni mese.
Ancora, non è mai stato sviluppato un progetto di corsie preferenziali utile a ridurre le distanze di questo piccolo gioiello di nome Lecce che da 20 anni è immobile nella sua evoluzione. Corsie pseudo preferenziali si interrompono lasciando lo spazio a terze corsie che di colpo diventano due a favore di altre corsie; auto parcheggiate in sosta impediscono il passaggio di bus e taxi; punti d’interesse strategici non sono mai stati oggetto di intervento in chiave di mobilità. Un esempio su tutti: entrare e uscire dalla stazione ferroviaria è una sfida alla pazienza e a nulla vale la circostanza che prima o poi ci sarà il ribaltamento della stessa; per 20 anni e ancora oggi è impossibile entrare e uscire dalla stessa.
Taxi e NCC: comune sordo alle richieste.
Ma la mobilità di Lecce non è soltanto autobus urbani. Oggi nel sottobosco del trasporto pubblico si assiste a una guerra fratricida tra i titolati di licenze Taxi e Ncc del comune e della provincia. La Ventenne non ha mai ascoltato la richiesta della categoria Taxi di aggiornare il regolamento comunale, nonostante l’obbligo sancito dalla legge quadro del 1992/21 e successive modificazioni. È sempre stata sorda alla richiesta di legalità e di attenzione, anche quando si è cercato di attuare le disposizioni di cui al decreto Monti. Il clientelismo di pochi ha sempre vinto sulle richieste di molti, con il risultato dell’assenza di un servizio pubblico non di linea che in tutte le altre città è invece una delle colonne portanti della mobilità della polis.
Lecce è il capoluogo del Salento; eppure non è mai stato pensato un ruolo centrale di Lecce nei collegamenti con i comuni salentini. La lentezza dei collegamenti, quando questi esistono, rendono di fatto Lecce una realtà chiusa senza possibilità alcuna di poter essere raggiunta da altri comuni. Non è mai stata paventata l’idea di un piano d’integrazione dei trasporti pubblici salentini.
Il traffico: le rotonde non sono la soluzione.
La mobilità però non è solo trasporto pubblico ma viabilità in senso lato. Ora, credo che la mia opinione sia quella della maggior parte dei cittadini leccesi e salentini: Lecce ha fallito, e le rotonde non sono una soluzione, ma le idee giuste. È palese come la Ventenne non è stata in grado di progettare soluzioni utili al caos urbano. Anzi, è stato ampliato sino all’estrema periferia. Un esempio per tutti: è nota l’installazione di un autovelox sulla Villa Convento – Lecce, all’altezza della Fices – a ridosso di una discesa (magro tentativo per elevare più multe?). Chi ha deciso di porre un rimedio all’elevata velocità dinanzi ai cantieri Fices e indirettamente in prossimità dell’ingresso in città (anche se lontano), ha evitato di simulare le conseguenze dell’installazione dell’autovelox: code terribili, sorpassi pericolosi, attese interminabili. Una soluzione più semplice e che desse alla viabilità leccese un senso di efficienza sarebbe stata l’installazione di un sistema tutor all’uscita di Villa Convento e all’ingresso di Lecce, previo innalzamento della velocità massima a 70 km/h; si sarebbe così reso possibile un controllo della velocità su tutta la tratta senza creare code, frenate improvvise e rendendo la strada Villa Convento – Lecce contemporaneamente più veloce e sicura.
In definitiva, ciò che è sempre mancato è il concetto di mobilità in termini di sostenibilità e vivibilità della città. Pubblicizzare oggi in campagna elettorale alcune idee che per due decenni sono state totalmente abbandonate e non menzionate è un vano tentativo di ridare smalto ad una compagine vecchia 20 anni. Risulta impossibile credere che dal 1998 a oggi non è stato possibile “educare” una cittadinanza all’utilizzo dei servizi pubblici di linea e non di linea; che non è stato possibile creare parcheggi d’interscambio sia per chi lavora sia per chi ci passeggia; che non è stato possibile mettere in atto un progetto di servizio pubblico integrato tra i vari attori così da avvicinare i comuni limitrofi e i centri commerciali al centro, comportando al contempo un risparmio economico e un benessere psicofisico dei cittadini. Credo invece che il caos sia stato alimentato appositamente al fine di aumentare i parcheggi a pagamento e le relative multe.
In altre città d’Europa esistono collegamenti urbani che collegano più centri commerciali passando dal centro cittadino (Colonia; Praga; Bologna;) o che collegano due città anche la domenica, giorno libero per la gran parte delle famiglie. Possibile che sia sempre stato impossibile, facendo un esempio, collegare il centro commerciale di Surbo con quello di Cavallino con una corsa urbana passando per il centro cittadino? Non lo credo. Non riesco a pensare che a Lecce ci si riesca muovere, a spostarsi soltanto se si possiede un’autovettura.
Insieme per Andare Oltre
È solo una questione di conoscenza dei veri problemi e bisogni della cittadinanza, di volontà e visione, due concetti assenti negli ultimi vent’anni. Perché come affermava il premio Pulitzer Herb Caen, “una città non si misura in larghezza e lunghezza ma dall’ampiezza della sua visione e dall’altezza dei suoi sogni”. Forse è il momento, dopo 20 anni, di avere per la prima volta una visione di città, Insieme per Andare Oltre.
Avvocato Alessandro Costantini Dal Sant