LECCE – I risparmi di una vita intera persi sotto la falsa garanzia di vantaggiose operazioni di investimento. Nel mirino di un presunto truffatore è finita la famiglia del dottore Antonio Gismondi, ex primario per trent’anni del reparto di anestesia del “Vito Fazzi”, deceduto a novembre. La vicenda viene raccontata in esclusiva su questo sito. I numeri del raggiro sono elevati: 1 milione e 467mila euro, centesimo in più, centesimo in meno. Il sostituto procuratore Emilio Arnesano ha chiuso le indagini. Nell’avviso compare il nome del preunto regista dell’ammanco. Si chiama Gustavo Palumbo. È un promotore finanziario di 57 anni originario di Casarano, accusato di truffa e circonvenzione d’incapace, reati entrambi aggravati. Le indagini sono state messe in moto con una denuncia presentata dal noto professionista leccese, dalla moglie e dalla figlia, assistiti dall’avvocato Antonio Vernaleone.
Il sostituto procuratore Arnesano ha aperto un fascicolo d’indagine delegando le indagini ai finanzieri della Compagnia di Lecce. Sono stati eseguiti innumerevoli accertamenti bancari che hanno consentito di smascherare modalità e ammanco della presunta truffa. Palumbo avrebbe fatto leva sulla enorme fiducia acquisita da un’ultradecennale rapporto di amicizia con la famiglia Gismondi. Per anni avrebbe fornito consulenze finanziarie prospettando in più occasioni la necessità di eseguire urgenti interessanti e soprattutto convenienti operazioni di investimento attraverso la sottoscrizione di quote del fondo “Anima Liquidità”. Secondo quanto ricostruito, Palumbo si sarebbe fatto sottoscrivere deleghe in bianco intascando numerosissimi assegni emessi dalla banca in cui la famiglia era titolare di un conto corrente cointestato per un valore complessivo di 1 milione e 467mila euro.
L’ammanco sarebbe stato accertato nel 2014 quando la famiglia Gismondi effettuò una verifica accertando che nessuna quota di investimento era stata sottoscritta a loro nome. L’indagato risponde anche dell’accusa di circonvenzione d’incapace nei confronti della moglie del medico affetta da uno stato di infermità così come accertato con una consulenza di parte. Palumbo avrebbe indotto la persona offesa a sottoscrivere a suo favore deleghe in bianco e a consegnargli numerosissimi assegni bancari. Nel corso delle indagini, gli investigatori non hanno potuto eseguire un sequestro per equivalente di beni riconducibili a Palumbo pari al valore delle somme sottratte alla famiglia. L’indagato, assistito dall’avvocato Benedetto Scippa, ha ora venti giorni a sua disposizione per chiedere di essere interrogato o per produrre memorie difensive. “Il mio assistito”, precisa l’avvocato, “si sottoporrà a formale interrogatorio sui fatti contestatigli chiarendo in tal maniera ogni aspetto della vicenda”. “Preciserà inoltre che si ritiene assolutamente estraneo ai fatti contestatigli e che a dibattimento, come per legge, avrà modo di affrontare la questione dimostrando la sua assoluta mancanza di responsabilità”.
Francesco Oliva