SALENTO – Garanzia Giovani e le altre procedure di politiche attive finanziate funzionano, ma solo se gestite seriamente: i risultati si raggiungono solo se si evita di lasciare spazio ai soliti furbi. Ce lo spiegano i rappresentanti di un’azienda che lavora nel campo della formazione da molto tempo. «L’Asform, Associazione di formazione e ricerca, ha già inserito più del 70% dei suoi giovani in azienda con contratti di assunzione stabili. Oggi altre cinque delle aziende che hanno concluso il percorso di tirocini finanziati stanno preparando i contratti di assunzione a tempo indeterminato. Nella situazione attuale nessuna azienda accetterebbe un giovane senza esperienza che si presenta con un curriculum in mano chiedendo un’assunzione. L’obiettivo dei percorsi finanziati, mirati all’inserimento nel mondo del lavoro, è proprio quello di aiutare il giovane nell’orientamento e nella scelta del percorso da scegliere. Non possiamo obbligare i ragazzi a svolgere i tirocini in aziende che non sono attinenti alle loro abilità, obbligarli a seguire dei corsi di formazione a cui non seguono percorsi in azienda.
L’obiettivo primario è quello di aiutare il ragazzo ad essere inserito in un mondo del lavoro che esiste e funziona. Queste politiche non funzionano solo quando viene messo da parte il punto focale: sono procedure rivolte ai giovani e non alle aziende promotrici. Il giovane deve essere seguito da figure esperte e durante tutte le attività, motivato nelle situazioni di criticità, bisogna insegnargli l’importanza della puntualità e della presenza in azienda. Essere troppo flessibili sulle firme “facili”, quelle inserite il giorno dopo, andare oltre al concetto di onestà e legalità, non può che attivare nel ragazzo lo sconforto che nel mondo nulla funziona. L’Asform insegna ai propri utenti, di Garanzia Giovani, di Welfare to Work, di Botteghe di Mestiere, l’importanza della propria dignità e della legalità. SIAMO I PROMOTORI DELLA LEGALITÀ. Ci hanno detto di non credere troppo in questi progetti, perché tanto i ragazzi non vogliono lavorare, i corsisti seguono solo per ricevere l’indennità, dovremmo considerare quindi i nostri utenti come dei perdenti già in partenza, gente non interessata alla cultura e senza prospettive.
Questo è il modo in cui chi non realizza i suoi obiettivi etichetta il mancato raggiungimento dei risultati. Il vero problema è che troppo facilmente, sotto gli occhi di chi dovrebbe vigilare, queste politiche attive si trasformano in business. Noi abbiamo creduto nei nostri corsisti, nei nostri tirocinanti ed abbiamo trasmesso quella sicurezza e quella padronanza che si raggiunge solo quando si ha la certezza di aver perseguito gli obiettivi nel rispetto delle normative e con il giusto spirito motivazionale. I nostri corsisti hanno creato squadra, sono nate amicizie vere, chi ha acquisito conoscenze informatiche ora è forte nell’utilizzo degli strumenti informatici. Sicurezza, passione e tanta voglia di crederci sono i sentimenti che vogliamo continuare a diffondere».