LECCE – Il 27 marzo nell’aula Ferrari di Palazzo Codacci Pisanelli si è tenuta una lezione aperta al pubblico del regista Edoardo Winspeare sul tema “I personaggi sono tutto”.
L’incontro con il regista rientra nel ciclo di seminari “Tematiche e stili shakespeariani attraverso epoche, discipline e culture”, tenuto dall’Università del Salento tra le attività del Dottorato di Ricerca Internazionale ( UniSalento e Università di Vienna) in Lingue, Letterature e Culture Moderne e Classiche, coordinato dalla professoressa Maria Grazia Guido, Ordinaria di lingua inglese.
Il regista nonostante l’origine cosmopolita e poliglotta, si ritiene salentino a tutti gli effetti, infatti ha girato sette lungometraggi tra cui “Pizzicata” 1996 “Sangue vivo” 2000,” “Galantuomini”2008, “In Grazia di Dio” 2014, “ La vita in comune”le cui riprese si sono concluse nel 2016, più di quaranta film fra cortometraggi di finzione, documentari, e spot pubblicitari, tutti nel Salento. Ha ricevuto svariati riconoscimenti e premi, nazionali e internazionali. I suoi film sono molto conosciuti all’estero. Ha partecipato all’evento il suo sceneggiatore e scrittore Alessandro Valenti.
Innamorato profondamente della nostra terra, ha definito Depressa l’universo di identificazione di tutti i suoi personaggi, per cui non c’è bisogno andare altrove. Si definisce per questo il regista più “provinciale” d’Italia. Le culture del sud del mondo si somigliano un po’ tutte. Depressa non è banale perché in un mondo conformista, omologato e globalizzato, la gente del posto nella sua estrema semplicità è in grado di fornire risposte originali e autentiche, come quella della vecchietta cui se si chiede se sia mai stata innamorata, risponde con pudore e timidamente che non sa cosa sia l’amore, quasi fosse una cosa di cui vergognarsi, mentre il vecchietto, dal canto suo dice di non aver mai dichiarato i suoi sentimenti, ovviamente in dialetto rigorosamente del luogo. La verità emerge dagli sguardi, dai sorrisi appena accennati, dalle parole non dette.
I suoi personaggi nascono dall’osservazione della realtà quotidiana, sono contadini, ex minatori, aristocratici, boss mafiosi, nullafacenti i cosiddetti “spasulati”, “cani de chiazza”, intorno ai quali costruisce una storia. Nei suoi film la narrazione è soprattutto visiva e poco scritta ed è fondamentale la gestualità e la mimica. Il Cinema per Winspeare deve essere popolare, cercare l’autenticità, la diversità ed emozionare, necessita di un contrasto caravaggesco tra luci ed ombre. Preferisce ingaggiare a parte rare eccezioni, attori non professionisti, né necessariamente belli, perché ritiene che la recitazione istintiva sia più efficace di quella studiata che passa dal filtro della razionalità. Il regista che parla svariate lingue, francese inglese, spagnolo, portoghese, tedesco, italiano e naturalmente il salentino, afferma che ogni lingua ha la sua peculiarità e che il dialetto salentino ad esempio è il più adatto ad esprimere la lentezza e la perdita di tempo.
Nelle sue letture ha prediletto autori meridionali quali Verga, Tomasi di Lampedusa, Brancati e il poeta salentino Vittori Bodini.
Ha sottolineato, inoltre la ricchezza, la varietà culturale e linguistica del nostro Paese, molto apprezzata all’estero. Ha definito Lecce, città bellissima, dal sapore aristocratico, originale per i suoi colori, il suo stile barocco e griko.
Francesco Stomeo