Questa settimana vi segnaliamo il film “Rosso Instanbul” e un ritratto di Ferzan Ozpetek.
Rosso Istanbul
Rosso Istanbul è l’ultimo film di Ferzan Ozpetek, genere drammatico, liberamente tratto dal suo omonimo romanzo del 2013. La storia racconta il ritorno a casa, ad Istanbul, dopo vent’anni di lontananza, di un editore Orhan Sahin, convocato dall’amico regista Deniz Soysal che sta scrivendo un libro autobiografico, e che chiede il suo aiuto per completarlo. L’editore che aveva congelato i propri sentimenti, resta però in trappola nella sua città e nei ricordi che aveva rimosso. Nel momento in cui Deniz, scompare misteriosamente, Orhan entra nel vortice dei familiari e amici più stretti del suo amico e di fatto entra nella sua vita. Arriva a conoscere meglio Neval e Yusuf due persone a cui Deniz è profondamente legato. Il protagonista si sente quasi chiuso in gabbia perché vive una vita che non gli appartiene ma al tempo stesso riscopre delle emozioni che sembravano perdute sotto la corazza dell’anaffettività che inconsapevolmente si era creato dopo un trauma subito; le stesse emozioni non più sopite lo aiuteranno a dare una svolta alla propria vita. Questo è un film che si basa su un viaggio dell’anima attraverso i ricordi, i sentimenti, l’amore visto come passione bruciante che ti può anche ustionare e lasciare cicatrici, sempre preferibili al gelo della freddezza affettiva, viaggio in una città come Istanbul divisa, quindi doppia, tra oriente e occidente, tra antico e moderno con i sui grattacieli e le sue moschee, dove la voce del muezin, si mescola al rumore delle ruspe. Istanbul è anche rossa come la passione e la creatività, come i suoi tram, le sue case e il suo spettacolare tramonto sul Bosforo che contrasta con il blu del mare, rossa come lo smalto della madre del regista, scomparsa da poco e a cui egli era profondamente legato. Istanbul è sentita come una madre avvolgente, molto amata e dove affondano radici psicologiche e infelicità rimosse, ma non è solo Istanbul doppia, lo è anche Orhan nel momento in cui si sostituisce a Deniz tingendo il film di ” giallo”. Quest’opera di Ozpetek si incentra più sul sentire ed ascoltare le emozioni che sull’ azione cinematografica e lascia agli spettatori un sentimento forte che colpisce dritto al cuore. I suoi personaggi, in parte autobiografici, sono tutti tormentati da uno struggimento interiore e da un sentimento di precarietà così come la stessa città che con i suoi contrasti diventa metafora dell’umanità tormentata e afflitta dalla solitudine. Il casting è di attori turchi: Tuba Büyüküstün, Halit Ergenç, Mehmet Gunsur, Nejat Isler, Serra Yilmaz, mentre la sceneggiatura di Opztek e G. Romoli, è italiana, come le musiche di G.Taviani e C. Travia e la fotografia di Gian Filippo Corticelli. Produzione: R&C Produzioni e Faros Film con Rai Cinema. La pellicola che è interamente girata ad Istanbul, risulta interessante ed offre tra l’altro uno spaccato della cultura turca, è consigliata ad un pubblico che sa cogliere quella sensibilità e poesia che ritroviamo in ogni film del grande regista turco.
Ferzan Ozpetek
Regista e sceneggiatore, nasce a Istanbul il 3 febbraio 1959. Approda a Roma nel 1978 per completare la sua formazione artistica prima presso l’Università La Sapienza dove studia Storia del cinema, poi frequenta i corsi di Storia dell’arte e del costume all’Accademia Navona e corsi di regia all’Accademia di Arte drammatica Silvio D’Amico. In questi anni dipinge un quadro intitolato la “Fata Ignorante” che comparirà vent’ anni dopo nell’omonimo film. Dopo alcune esperienze teatrali si avvicina al cinema collaborando con Massimo Troisi, Ricky Tognazzi, Francesco Nuti, Maurizio Ponzi. Il suo debutto come regista risale al 1997 con il film Il bagno turco che si rivela un grande successo di pubblico e critica. Segue nel 1999 Harem Suare, tormentata storia d’amore ambientata in Turchia ai tempi della caduta dell’Impero Ottomano che ottiene i consensi del pubblico e della critica.
Si susseguono poi una serie di film di grande successo di pubblico e incassi, come Le fate ignoranti (2001), La finestra di fronte (2003), Cuore sacro (2004), Saturno contro (2007), Mine vaganti (2011), Magnifica presenza (2012), Allacciate le cinture (2014), contrassegnati tutti da grandi riconoscimenti della critica e svariati premi.
Probabilmente il segreto del suo successo oltre alla sua indiscussa bravura sta anche nel fatto che egli pur considerandosi un regista italiano a tutti gli effetti, non ha mai dimenticato la sua terra e ha saputo fondere con grande maestria la cultura occidentale con quella orientale.
Nel dicembre del 2008 il Museo di Arte Moderna di New York lo onora dedicandogli una retrospettiva e proiettando i suoi film.
Nel 2009 dirige il cortometraggio Nonostante tutto è Pasqua dedicato al terremoto dell’Aquila.
Nel 2011, si cimenta nella regia teatrale dell’opera lirica Aida rappresentata durante il Maggio fiorentino.
Nel 2013 pubblica il suo libro autobiografico Rosso Istanbul edito da Mondadori che si rivela un ennesimo successo. Il libro incentrato sul suo rapporto con la madre, rappresenta il suo vissuto, tra passato e presente, appunto nella città dai tanti nomi Istanbul, Costantinopoli, Bisanzio, Dersaadet o Bab-i Ali o Porta della felicità e dai tanti contrasti. Sulla copertina del libro c’è il fotoritratto di sua madre e una frase voluta proprio da lui “Niente è più importante dell’amore” che racchiude le emozioni e i sentimenti che lo caratterizzano e che ritroviamo in ogni suo film. Il titolo del libro non a caso richiama il rosso, colore dei carrettini dei venditori ambulanti di ciambelline al sesamo, che egli acquista ogni volta che ritorna ad Istanbul, dei tram, dei melograni spremuti per strada, dello smalto scarlatto di sua madre, della stessa tonalità del cielo al tramonto sul Bosforo. Il rosso è anche quello di un abito semplice di una ragazza rivoluzionaria durante le manifestazioni e le ribellioni, immagine rimasta impressa negli occhi del regista e scrittore. Ozpetek afferma di avere due patrie la Turchia e l’Italia, infatti nutre un amore profondo per la sua Istanbul ma anche per Roma che come egli stesso dice, era nel suo destino già dall’infanzia, quando andò a vedere al cinema con sua nonna il film Cleopatra, con Richard Burton e Liz Taylor, e la scena in cui la regina d’Egitto, giunge proprio a Roma, colpisce la sua fantasia di bambino. Anche Lecce dove ha girato Mine vaganti e Allacciate le cinture è nel cuore Ferzan, infatti in un’intervista di qualche tempo fa, egli ha dichiarato di fare il tifo per il Galatasaray squadra della sua città, per la Roma e per il Lecce. La nostra città lo ricambia con altrettanto amore e stima tanto che gli ha conferito nel 2010 la cittadinanza onoraria. Ozpetek è il regista dei sentimenti forti, dei ricordi, dei rimpianti, degli struggimenti e delle analisi interiori, delle riflessioni, degli attimi colmi di passione e di amore, del destino e delle coincidenze che nei suoi film si tramutano in poesia pura. Tutto ruota intorno all’amore. Infatti egli scrive nel suo libro: Ho imparato che ci sono amori impossibili, incompiuti, amori che potevano essere e non sono stati. Ho imparato che è meglio una scia bruciante anche se lascia una cicatrice; meglio l’incendio di un cuore d’inverno. Ho imparato e in questo ha ragione mia madre che è possibile amare due persone contemporaneamente, a volte succede è inutile resistere negare, combattere. Ho imparato che non sai mai chi amerai. Questo è ciò che mi piace raccontare.
Nella primavera del 2016 gira ad Istanbul un videoclip per il brano E’ l’amore di Mina e Celentano. Quasi in contemporanea gira il suo ultimo film Rosso Istanbul, liberamente tratto dal suo omonimo, libro autobiografico.
Il film è uscito nelle nostre sale cinematografiche il 2 marzo 2017.
Il regista dopo una lunga unione si è sposato civilmente nel settembre 2016 con Simone Pontesilli.
Francesco Stomeo