Non pensavo assolutamente che, per commentare la partita del Lecce a Foggia, fosse necessario riesumare Emilio Fede ed il suo modo di interloquire quando la regia non metteva in onda il pezzo da lui scelto. Certamente la frase era molto colorita ma, penso, esprimesse in maniera comprensibile a tutti uno stato di disagio assoluto.
Non mi vengono altre parole per stemperare almeno la rabbia ed il disappunto. Però, a bocce ferme, anche il disappunto deve essere stemperato e deve portarci ad individuare una verità razionale dalla quale, se possibile, ripartire.
Questa è stata una partita nella quale gli aventi causa dovranno rispondere ai tanti perché che si sono evidenziati. Ma prima mi sembra opportuno citare qualche dichiarazione dalla quale si presume che noi si debba rispondere a qualche divagazione (termine molto primaverile).
Il D.S. Meluso: “è una sconfitta che ci lascia senza parole!” (forse è un bene per il Lecce che si eviti di straparlare!) salvo divagare subito sull’episodio pre-partita che ha visto coinvolti Vacca e Cosenza aggiungendo che, nel primo tempo e con due gol sul groppone, la formazione giallorossa avrebbe dovuto cambiare passo. La mia domanda: “Perché non lo ha fatto?”
Il tecnico Padalino:” La mia squadra ha fatto un campionato di tutto rispetto ed avevamo solo un punto in meno di una formazione forte e collaudata……….Potevamo prendere più gol, ma siamo arrivati prima del Foggia davanti al portiere.( e questo non so se basti per accreditarsi di una buona partita!). Nel calcio si può anche perdere, contro la capolista. Siamo pur sempre secondi” (evviva l’ovvietà!).
Come già scritto in articoli precedenti, si ha l’impressione che noi siamo dei visionari perché vediamo le partite in maniera diversa dei dottori di Coverciano, per fortuna non tutti. Circa la mancanza di determinazione della squadra, vorrei consigliare a Padalino di vedere qualche partita della Juventus o del Chelsea ed annotare come Allegri o Conte si rapportano con la squadra in campo. Ieri con la Juve, già quasi vincitrice del campionato, vincente fuori casa a Genova, per un atteggiamento più rilassato dimostrato in campo, Max Allegri ha fatto il diavolo a quattro a bordo campo mentre Conte si è arrampicato sulla copertura della panchina o saltato sugli spettatori e, così facendo, credo siano in grado di trasmettere sia l’attenzione sia la grinta. Ovviamente per questi motivi c’è chi, a parità di età, allena Juve o Chelsea e chi il Lecce.
Quello che mi preoccupa e dovrebbe preoccupare la dirigenza e l’allenatore è il perdurare, in questa squadra, di una grave carenza di personalità, di mancanza di carisma al centro del campo che, sistematicamente ci fa arrivare al momento decisivo molto scarichi mentalmente. Il Foggia, visto contro il Lecce, è sembrato stratosferico, ma sappiamo tutti che così non è. Si dice che la squadra è collaudata e “si conoscono”, ma ha ragione il mio amico Vittorio quando afferma che trenta partite sono sufficienti per amalgamarsi e conoscersi e non sono necessari interi campionati. Il Foggia è la stessa squadra che a Taranto ha perso per 2 a 0, dove il suo centrocampo è stato imbrigliato e messo nelle condizioni di non nuocere.
Dopo Foggia dovremmo avere il convincimento che tutto sia finito ed invece, con inguaribile ottimismo, continuo a dire che non è così. Guardo la classifica e, dopo il disastro foggiano, noto ancora il Lecce a +3 in media inglese mentre il Foggia lo trovo a + 1, constato che il Lecce dovrà giocare 5 volte in casa e 3 fuori ed il Foggia esattamente al contrario e questo mi fa dire che non tutto è perduto purchè, in queste otto partite mancanti, si cambi registro da parte di tutti e si entri in campo “assatanati” come una squadra che dovrà salvarsi.
Aspetto anche, per curiosità personale, di vedere come finirà il caso Vacca-Cosenza. Viste le dichiarazioni del nostro D.S. a seguito dell’espulsione di Torromino a Francavilla, non son molto sicuro che Cosenza possa avere ragione.
In ogni caso è bene ricordate a chi di dovere, che il campo del Foggia era regolamentare, con l’erbetta tagliata al punto giusto, che non c’era vento e che l’arbitro è stato assolutamente all’altezza e che, a detta di Nicchi, presidente AIA, nella trasmissione radio del lunedì, fra tre anni arbitrerà in serie A.
Mario La Mazza