LECCE – I soldi del nonno prosciugati per acquistare un’auto di lusso grazie alla complicità di un pubblico ufficiale. Secondo arresto in poche settimane per il direttore delle Poste di via Archita da Taranto Pierluigi Porpora e Gianluca De Gennaro, entrambi di Lecce, già finiti ai domiciliari e poi scarcerati. L’ordinanza bis arreca la firma del gip Vincenzo Brancato. Le accuse sono sempre le stesse: falso ideologico commesso da pubblico ufficiale e furto aggravato. Vittima in questo caso il nonno di De Gennaro. Le indagini sono state condotte dagli ufficiali di pg della Polizia di stato specializzati nei reati contro la pubblica amministrazione. Il canovaccio adottato dai due indagati sarebbe stato lo stesso già utilizzato per svuotare il conto della nonna di De Gennaro. Porpora e De Gennaro avrebbero “confezionato” una falsa attestazione di prelievo di denaro inserendo la firma posticcia dell’anziano per prelevare dal libretto postale la somma di 82mila e 600 euro successivamente stornata sul libretto postale intestato a De Gennaro.
INDAGINI – L’inchiesta è stata coordinata dal sostituto procuratore Giovanni Gagliotta. Gli sviluppi sono scattati subito dopo gli interrogatori dei due indagati all’indomani del primo arresto. Per questa seconda operazione Porpora si sarebbe impegnato a consegnare ad una dipendente tutta la documentazione necessaria per stornare i soldi sul libretto di De Gennaro rassicurando la donna della bontà dell’operazione. Il trasferimento dei soldi sarebbe stato compiuto alla presenza del direttore e di De Gennaro. L’anziano intestatario del libretto non era presente. In quel periodo era ospite in una casa di cura di Lecce da dove il 99enne non si sarebbe mai mosso. I soldi, invece, sarebbero stati “dirottati” sul libretto postale del nipote e prosciugati in appena tre mesi. Conti alla mano, il saldo attivo si sarebbe ridotto ad appena 67,73 euro incrementato solo dai periodici accrediti di pensione velocemente prosciugati da prelievi per equivalenti importi. Una situazione di serio rischio per l’anziano che non avrebbe disposto della necessaria liquidità per le spese, pressoché certe, via via da affrontare. Tale ricostruzione sarebbe stata confermata dall’ascolto degli investigatori, guidati dal dirigente Antonio De Carlo, di alcune persone come informate dei fatti.
Eppure De Gennaro nel corso dell’interrogatorio del 27 febbraio precisò che i prelievi sarebbero risultati necessari per far fronte alle esigenze di vita dei reali intestatari dei libretti postali, per i quali aveva anticipato le relative spese. In realtà, secondo gli investigatori, una cospicua somma sarebbe stata investita per acquistare un’Audi A7 3mila Tdi di 245 cavalli per 45mila e 800 euro non compatibile con il tenore di vita dell’uomo. Il gip, nell’ordinanza, si sofferma anche sulla condotta di Porpora giudicata “determinante per il raggiungimento dello scopo”. Il direttore, annota il giudice, ha mentito anche in occasione dell’interrogatorio escludendo di aver compiuto altre operazioni illecite.
SUSSISTENZA ESIGENZE CAUTELARI – Secondo il gip ricorrono dunque le esigenze cautelari per aver reiterato un comportamento con le medesime modalità e nella stessa data nei confronti della nonna. Emerge la falsità delle dichiarazioni rese dai due indagati dopo l’esecuzione della prima ordinanza. Porpora, sottolinea il giudice, ha dichiarato davanti al pm di aver prodotto solo la falsa delega della nonna di De Gennaro. A detta del gip, non si possono pertanto escludere simili episodi nei confronti di altri titolari di libretti postali evidenziata l’indifferenza e la mancanza di remore anche nei confronti del personale dipendente, mostrata dagli indagati. Il giudice rimarca anche un’altra valutazione: Porpora e De Gennaro non hanno mai chiarito il rapporto esistente fra loro; le motivazioni sottostanti e il risultato economico conseguito attraverso le due misure cautelari adottate. Su questo e su tutti gli altri aspetti contenuti nell’ordinanza nei prossimi giorni i due indagati potranno nuovamente fornire la propria versione nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Porpora è difeso dall’avvocato Alberto Erroi; De Gennaro da Giancarlo Dei Lazzaretti e Carlo Sariconi.
F.Oli.