NARDO’ (Lecce) – Molestie e abusi sessuali su una ragazzina per mano del prozio paterno. Con questa accusa un 76enne di Nardò è stato condannato in primo grado a 7 anni e 6 mesi di reclusione dai giudici della prima sezione penale (Presidente Gabriele Perna). Il collegio ha disposto anche per l’imputato l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dagli uffici di tutela e curatela oltre ad un risarcimento di 50mila euro per ciascuna delle parti civili: padre e madre della minore assistiti rispettivamente dagli avvocati Francesco Vergine e Massimo Zecca. Il pubblico ministero Emilio Arnesano aveva invocato 8 anni.
Gli episodi risalgono all’estate del 2011. nel primo caso che risale a giugno, i presunti abusi si sarebbero consumati nella residenza estiva del prozio. L’uomo avrebbe palpeggiato e molestato la ragazzina. Non fu un episodio isolato. La minore ha raccontato di un secondo caso. Sempre quell’estate. A due mesi di distanza, quando l’anziano avrebbe nuovamente molestato la giovane parente. Dopo due giorni, la ragazzina si confidò con un’amica e subito dopo con la madre. La donna non perse tempo. raggiunse la caserma dei carabinier e denunciò i fatti. Scattarono gli accertamenti meticolosi e scrupolosi della Procura. La giovane è stata sentita con la forma protetta dell’incidente probatorio in cui confermò gli episodi senza indugi.
Nel corso delle indagini e nel processo due psicologhe, la dottoressa Romana Cretazzo e Antonella Mendolia, si sono espresse sull’attendibilità delle dichiarazioni della bambina che sono state giudicate credibili. La ragazzina (ora quasi 14enne) ha dimostrato di percepire senza distorcere la realtà gli accadimenti irrobustendo così il quadro accusatorio a carico dell’imputato. L’imputato è difeso dall’avvocato Giuseppe Bonsegna che, con il consueto garbo, attende il deposito delle motivazioni (previste per i prossimi 30 giorni) per impugnare la sentenza in Appello.
F.Oli.