A 11 anni dalla prima pubblicazione con la casa editrice Baldini e Castoldi e dopo un’accurata revisione, torna in libreria, grazie a Giunti editore, Picciridda, il romanzo d’esordio di Catena Fiorello. «Il libro è stato totalmente riscritto – ci spiega Catena Fiorello che abbiamo incontrato durante questi giorni che la vedono impegnata in una serie di presentazioni per il Salento – Il corpo centrale della storia è rimasto lo stesso per il resto si può dire che è un libro completamente nuovo».
Con una scrittura coinvolgente l’autrice ci conduce nella triste realtà di Lucia che, ancora bambina, viene lasciata dai genitori, costretti a emigrare in Germania per lavoro, alle cure della nonna, una donna dai modi ruvidi, segnata dalla vita, con cui dovrà presto imparare a convivere. Quella di Lucia è una storia di abbandono, di solitudine, di sofferenza ma anche di coraggio e tenacia. Nel piccolo paesino di provincia dove vive, deve imparare a fronteggiare, senza il supporto e il calore dei suoi genitori, le difficoltà, le umiliazioni, la violenza che si abbattono su di lei, sulle sue fragili spalle di bambina che si apre alla vita.
«I miei romanzi sono tutti femmina. Mi piace raccontare il mondo dal punto di vista femminile. Mi piace lo sguardo delle donne sulle cose – continua a raccontarci Catena – Mi piacciono le vite intense e nei miei libri racconto la vita nelle sue varie forme. Le storie delle protagoniste dei miei libri nascono osservando il mondo, guardando le persone, soffermandomi su certi tipi di umanità. La cosa che più mi affascina è trattare le sfumature, le ombre dell’essere umano, perché è nella fragilità e nelle umane debolezze che io trovo la grandezza dell’uomo».
Il romanzo, ambientato nella Sicilia dei primi anni sessanta, si sofferma sul dramma dell’emigrazione che spesso, nell’impossibilità di partire tutti a causa delle ristrettezze economiche, costrinse molte famiglie a dover lasciare i propri figli ai parenti più prossimi con la speranza di potersi ricongiungere in futuro.
Un dramma ancora attuale, che si presenta sotto forme differenti, se si pensa a quanti giovani vanno via dall’Italia in cerca di lavoro e soprattutto se si considera la tragedia dei tanti extracomunitari che a causa delle guerre, delle disastrose situazioni in cui vivono nei loro paesi d’origine, giungono in Italia nei modi più disparati rischiando anche la vita. «È un tema che purtroppo si ripropone. Si emigra nella speranza di un futuro migliore».
Altro punto focale del romanzo è quello della violenza subita dalla protagonista. Una violenza abietta perpetrata su una ragazzina ingenua, fiduciosa nella bontà del genere umano a cui, con forza brutale, sarà strappata per sempre l’innocenza. Da questo abisso Lucia sarà capace, con le sue forze, di riemergere per riappropriarsi della sua vita, della sua dignità di donna che, nonostante tutto ce la fa.
Anche questo, purtroppo, è un tema d’attualità, una vera e propria piaga sociale ancora molto difficile da sanare. «Rispetto al passato, oggi le donne sono più consapevoli, hanno più coraggio di parlare, di difendere la proprio dignità. Ma ci sono ancora molti ostacoli da abbattere. C’è un modello arcaico da superare molto complesso, per questo credo che ci vorranno decenni prima che le cose cambino davvero», conclude Catena.
A margine dell’intervista Catena Fiorello ci dà notizia di un’importante novità inerente la prossima edizione della Città del Libro, la rassegna letteraria nazionale che si svolge a Campi Salentina. In questi giorni sta infatti valutando l’invito che le è stato fatto da parte della Fondazione di diventare il futuro direttore artistico della manifestazione.
Marcella Negro