Nel nome di Don Pietro Pappagallo, trucidato dai nazisti nelle cave Ardeatine di Roma con altri diciotto pugliesi, tra i 335 martiri delle Fosse, nel marzo 1944. Il Consiglio regionale ha dedicato all’eccidio delle Fosse Ardeatine un momento di riflessione storica e di ricordo nella sede della Biblioteca consiliare, la Teca del Mediterraneo. Nel corso dell’incontro, organizzato in collaborazione con l’Ipsaic, l’Ufficio scolastico regionale e l’Associazione famigliari delle vittime (Anfim) ed al quale hanno assistito rappresentanze scolastiche e dell’Anpi, sono intervenuti la direttrice della Biblioteca Daniela Daloiso e il direttore dell’Istituto pugliese per la storia dell’antifascismo e del ‘900, Vito Antonio Leuzzi, con i ricercatori Ipsaic Raffaele Pellegrino e Maria Teresa Santacroce.
Tra i fucilati nelle Fosse Ardeatine, il 24 marzo 1944, 19 erano pugliesi o con forti legami familiari con la Puglia, quasi tutti figure di rilievo nella storia dell’antifascismo e della resistenza. Tra loro spicca la figura del sacerdote terlizzese don Pietro Pappagallo. Il suo operato si legge nella motivazione della medaglia d’oro, concessagli nel 2000 dal presidente della Repubblica Ciampi: “durante l’occupazione tedesca collaborò intensamente alla lotta clandestina e si prodigò al soccorso di ebrei, soldati sbandati, antifascisti e alleati in fuga dando loro aiuti per nascondersi e rifocillarsi. Tradito, fu consegnato ai tedeschi sacrificando la sua vita con la serenità d’animo segno della sua fede che sempre lo aveva illuminato”.
A un attentato partigiano dei GAP, nel pomeriggio del 23 marzo 1944 in via Rasella, nel pieno centro di Roma, rispose una rabbiosa reazione nazista, che portò ad una “punizione esemplare”, pretesa da Hitler. I tedeschi eliminarono 10 ostaggi per ogni tedesco ucciso: ebrei, condannati a morte, prigionieri politici di via Tasso e detenuti a Regina Coeli in attesa di giudizio per cospirazione o antifascismo.
L’operazione venne affidata al colonnello delle SS Herbert Kappler, capo della polizia militare. Con lui Priebke, allora giovane ufficiale. L’esecuzione avvenne nelle cave di pozzolana sulla via Ardeatina, dove le vittime vennero condotte in tutta segretezza, per essere uccise con un colpo di pistola alla nuca, cinque per volta, gli uni sugli altri, a formare impietosamente due mucchi.
L’ordine di esecuzione riguardava 320 persone, ma intanto era deceduto un altro militare e alla lista si dovettero aggiungere 10 nomi. Nella concitazione, vennero consegnati 15 prigionieri. I fucilati salirono a 335 e i cinque in più portarono alla condanna di Kappler nei processi celebrati nel dopoguerra. La Corte non ritenne legittimo, per eccesso di crudeltà, l’esercizio del diritto di rappresaglia, riconosciuto dalle convenzioni internazionali.
Questi i martiri pugliesi: Don Pietro Pappagallo di Terlizzi. Gioacchino Gesmundo, di Terlizzi, insegnante di filosofia nel liceo romano Visconti. Gli avvocati Teodato Albanese di Cerignola e Ugo Baglivo di Alessano.
Il cantante lirico foggiano Nicola Ugo Stame. L’impiegato Umberto Bucci di Lucera, col figlio Bruno, caporalmaggiore dell’Esercito. L’ufficiale della Marina Militare Antonio Pisino di Maglie, il maggiore del Regio Esercito Antonio Ayroldi di Ostuni. Il giovane militare Ferruccio Caputo di Melissano. I fratelli Federico e Mario Càrola di Lecce, ufficiali d’Aviazione e di Fanteria. Giuseppe Lotti e Vincenzo Saccottelli, artigiani di Andria. Gaetano La Vecchia ebanista di Barletta. Manfredi Azzarita, capitano di Cavalleria, medaglia d’oro al valor militare alla memoria, figlio di molfettesi.
Di famiglia pugliese era il maggiore dei Carabinieri Ugo De Carolis, al quale sono intitolate la caserma dell’Arma di Taranto, un istituto scolastico tarantino e la Scuola ufficiali di Roma.
L’Ipsaic ha di recente messo a fuoco le origini pugliesi anche di Emanuele Caracciolo, nato a Tripoli da genitori gallipolini trasferiti per lavoro nella colonia libica. Era un regista affermato ed uno dei maggiori esponenti del futurismo di sinistra.
Di famiglia originaria di Trani era inoltre Cosimo Di Micco, militare, nato a Porto Said.