Con quest’articolo debutta la rubrica Sallentinità, che si propone di intercettare i valori, le idee, i concetti, le atmosfere, i respiri che connotano il mondo dell’arte, dello spettacolo, della cultura salentina, anche negli aspetti mondani, che paiono forse quelli preponderanti sotto il profilo sociologico. In tale direzione, Sallentinità pare essere uno dei primi contributi, che ha come scopo finale quello di individuare un bene immateriale, alcuni aspetti della nostra identità –la salentinità, appunto- i quali si presentano decisivi per lo sviluppo sociale ed economico della gente della nostra provincia. Un’identità forte, infatti, è sempre foriera di grandi slanci creativi in tutti gli ambiti. E la nostra terra ha bisogno di slanci creativi importanti per competere nel mondo globale, dove paradossalmente le specificità danno un vantaggio competitivo, un valore aggiunto.
Ciò premesso, la poesia nella provincia di Lecce pare essere un fenomeno alquanto rilevante. Sicuramente, il leccese non è la sola terra in cui rifioriscono una moltitudine di poeti, ma qui da noi il fenomeno presenta uno spessore, una frequenza e una profondità che, pare, non si raggiungano altrove: la poesie è dentro la società leccese, nelle sue midolla. Un fenomeno che ha mostrato tutta la sua importanza, tutta la sua valenza a partire dalla metà degli anni ’90 del secolo scorso, da quando infatti s’è trasformato da manifestazione delle élite a questione tipicamente di massa. Da qui, non è azzardato mettere l’accento, pur non essendo assistiti da conforti statistici, sul fatto che la terra salentina è una terra di poeti. Sicché è stato ritenuto opportuno pensare ad un trittico di incontri con testimoni privilegiati, per capire le qualità di questo fenomeno. Il primo fra questi è con Enrico Romano, poeta leccese. Nel rapporto circolare tra critica, teoria ed arte si è preferito muovere dal momento tipicamente soggettivo-intuitivo, quello artistico appunto, perché si vuol fare i primi passi nella conoscenza del fenomeno, partendo dalle sue viscere.
Amenamente, abbiamo conversato con Enrico Romano per circa due ore. Enrico ha un medagliere importante, di caratura nazionale, ed è presidente dell’associazione Vitruvio, organizzatrice dell’omonimo premio internazionale di poesia. Il suo è un osservatorio di un certo rilievo. E, con lui, ci siamo chiesti quali potessero essere le peculiarità, le specificità degne di nota della poesia leccese. Al di là degli aspetti tecnici, il nostro dire s’è soffermato sugli aspetti contenutistici. Qui, secondo Enrico, tre sono, in estrema sintesi, gli elementi della poesia leccese. Il primo fra questi attiene al mare. Questo tuttavia, viene decantato in un’ottica estatica e di osservazione, non invece da naviganti e da viaggiatori. Enrico coglie questa differenza, giustificandola con la circostanza legata al fatto che il popolo salentino non è stato mai un popolo di navigatori, di esploratori. Al contrario, è un popolo legato alla terra e proprio la terra rossa, nella sua variante di madre e nella sua variante di matrigna, è la seconda caratteristica della poesia salentina. Naturalmente, un posto importante lo occupa il tema dell’amore. Secondo Enrico, questo si mostra il più delle vote malinconico e sentimentale, anche se negli ultimi tempi, a nostro avviso, ha assunto caratteri più erotici, legati alla carne e alla passione. Invero, la poesia è specchio della cultura sottostante, la quale vede oggi la questione del sesso, dei rapporti coniugali, sganciati da logiche conservatrici e tradizionali. In ciò, anche il movimento di riscatto femminile in tale direzione ha fatto e fa la sua parte, presentando peraltro nel leccese caratteri suoi propri. Ma questo è un altro capitolo.
E con Enrico Romano, che ringraziamo, che si sono mossi i primi passi del nostro viaggio nei recessi della nostra società, alla ricerca della salentinità, che, sebbene corti, ci sembrano particolarmente significativi, sui quali vale la pena soffermarsi nella riflessione.
Secondo Enrico il Salento è terra di cultura da scoprire e riscoprire. Al momento, ci siamo soffermermati sullo “scoprire”, in una prospettiva contemporanea, dei nostri giorni, del nostro tempo. Agli aspetti storici, anche questi molto importanti, guarderemo più in là.
di Mauro Ragosta