di Julia Pastore
TUGLIE (LECCE) – «Noi salviamo solo vite umane: le polemiche della politica non ci riguardano. Abbiamo il dovere di non far affogare donne e bambini. In un secondo momento chi non ha diritto a stare in Italia dev’essere espulso». Il procuratore Antonio De Donno sintetizza così la questione dei richiedenti asilo. Un interessante dialogo col magistrato leccese e il docente di Diritti Umani, Attilio Pisanò, ha avviato il ciclo di incontri di formazione e informazione civica organizzato nel Comune di Tuglie dall’assessore alla Formazione, Francesca Solida, presso la biblioteca comunale, lo scorso venerdì 21 aprile. L’obiettivo del corso voluto dall’assessore è quello di «fare cittadinanza attiva per avvicinare i giovani al senso civico». In questo primo incontro, intitolato «Oltre il Mediterraneo», si è cercato di tracciare un filo conduttore fra il tema dell’immigrazione e quello del terrorismo, evidenziando analogie e differenze di tali fenomeni, che spesso “media” e politica amalgamano confusamente.
Secondo il Procuratore De Donno, il fenomeno dell’immigrazione di massa è nato anzitutto a causa del venir meno delle barriere che separavano gli Stati, per cui se da quattrocento anni (dal Trattato di Westfalia) ruotava tutto attorno al concetto di Stato e vi erano gli eserciti che difendevano le frontiere, ora tale concetto è entrato in crisi, agevolando il flusso migratorio. In secondo luogo, la globalizzazione dell’economia ha creato quella situazione inversamente proporzionale che ha arricchito Cina e India, impoverendo l’Occidente. Un continente fortemente impoverito, che è rimasto estraneo alle logiche egemoniche, è l’Africa e proprio da lì proviene la grande migrazione che investe le coste mediterranee.
L’intervento del professore Attilio Pisanò mette in luce gli errori dell’occidente: i confini dell’Africa sono stati tracciati dall’Europa. I Paesi occidentali hanno trasformato alcuni territori in autentiche polveriere: Siria, Libia e Iraq sono gli ultimi errori commessi. Senza la mano degli occidentali tante persone oggi non sarebbero in fuga dalle guerre. «Il diritto di chiedere asilo è un principio fondamentale della Dichiarazone Universale dei Diritti dell’Uomo» – spiega il professore. Dunque, nessuno può negare asilo ai perseguitati politici e a chi fugge dalle guerre: il problema è come riconoscerli, come distoglierli dai terroristi e come farlo nel più breve tempo possibile. “Il fenomeno è così complesso che cercare di sintetizzarlo con dei tweet, come fa la politica in maniera populistica, rischia di non far comprendere nulla”-chiosa il professore.
L’immigrazione di chi sfugge dalla miseria del proprio continente d’origine non ha nulla a che vedere con il terrorismo ma è quel tipo di immigrazione che interessò gli stessi Italiani a partire dal 1860, quando nell’arco di un sessantennio ben venti milioni di connazionali partirono verso l’America per trovare un lavoro.
A ciò si aggiunge l’esigenza di sfuggire a conflitti sanguinosi. Le guerre non sono mai di religione – spiega il magistrato – ma economiche e politiche, comprese quelle odierne in Siria, Iraq e Libia. Infatti l’Isis ha come scopo la creazione del Califfato (riunendo l’Iraq e gran parte dei territori della Siria perché quelle aree sono ricche di pozzi di petrolio, quindi sotto il falso nome della religione, del Corano, si celano grossi interessi egemonici).
Pertanto, pericolosissima é solo la migrazione bellica, perché contiene spesso infiltrazioni terroristiche. Il magistrato De Donno spiega che la differenza tra guerra e terrorismo è solo metodologica: se il gruppo armato utilizza metodi del terrore (come operò già Hitler) è terrorista; se invece adotta i metodi tradizionali della guerra, è un esercito di combattenti.
Ma il terrorista non viene da fuori, non è quell’immigrato africano che sta sui barconi: il nemico è già residente in Italia da lunghi anni e ha generato i suoi figli, che, come scriveva Oriana Fallaci, a loro volta si sono moltiplicati come protozoi e già dettano legge in casa nostra, ad esempio tentando di imporci di togliere il Crocefisso dalle aule delle nostre scuole e costruendo minareti in ogni dove. Per non parlare di ciò che sta dietro alla parvenza legale della singola moschea (perché é proprio dietro gli altari, a porte chiuse, che sedimenta la guerra e a poco a poco i terroristi si preparano). Se a questo aggiungiamo l’accoglienza fuori controllo, il disimpegno degli altri Paesi europei, la difficoltà nel monitorare chi entra e la carenza di forze dell’ordine nel presidiare il territorio è chiaro che il sistema collasserà presto ed in maniera irreversibile.