LECCE – Un lungo lavoro certosino durato all’incirca due anni e svolto in totale autonomia, è quello eseguito dal Professore Cipriani, storico dell’arte, per riportare alla luce e organizzare le numerose opere d’arte mobili, appartenenti al comune di Lecce.
Il progetto “Arte in Comune”, nato con l’intento di restituire ai cittadini un patrimonio artistico quasi sconosciuto, è stato sostenuto sin dagli albori dal Sindaco, Paolo Perrone, di cui ha parlato questa mattina in conferenza stampa a Palazzo Carafa.
“L’idea era quella di immaginare una catalogazione del patrimonio del comune – ha dichiarato Perrone – a cui appartengono numerose opere d’arte sparse nelle varie sedi e ammassati nei magazzini, per poter stabilire quali appartengono realmente al Comune e verificarne, soprattutto, lo stato in cui riversano”.
Le opere riscoperte sono state all’incirca 350, di cui molte sottoposte tempestivamente a lavori di restauro presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce.
“Le opere – ha spiegato ancora Perrone – sono da musealizzare o comunque bisogna renderle fruibili attraverso un catalogo e per far questo ci siamo avvalsi del Professor Cipriani che ha svolto un lungo e duro lavoro”.
Riorganizzare e valorizzare, dunque, gli obiettivi del progetto svolto con accuratezza e che ha visto una prima fase di censimento e studio, con conseguente campagna fotografica, a cui è seguita una fase di schedatura delle opere che ne ha messo in risalto anche le qualità intrinseche.
“Tra i vari dipinti, abbiamo grandi nomi della tradizione salentina, quali Bagliano o Casciaro, per citarne alcuni” – ha spiegato lo storico d’arte Cipriani – tutte dal consistente valore, e ancora un autoritratto di Toma e una lettera di Garibaldi in pessime condizioni che necessitava subito di lavori di restauro”.
Le opere catalogate si collocano in spazi temporali differenti: dal tardo 600 agli inizi del 700, seconda metà del 900 fino agli anni 2000.
Tante anche le opere inedite rinvenute ma molte anche quelle perse, anche a lavori avviati, di cui, però, si è potuto procedere a denunciarne la sparizione grazie allo scupoloso lavoro scientifico che ha visto eseguire un’analisi comparativa con i precedenti documenti in archivio.
Il catalogo che racchiude il lavoro svolto, attualmente in stampa, in uscita a giugno, si apre con le opere di ignoti del 600, proseguendo con le opere degli altri autori riconosciuti e raccolti in ordine alfabetico.
La spesa complessiva, esclusi i costi per il restauro delle opere, ammonta a 8 mila euro, ma “gran parte della spesa è stata solo per la stampa” ha chiarito l’addetto ai lavori, Cipriani.
Maria Latronico