NARDO’ (Lecce) – Da Nardò a Novara per rapinare un imprenditore con la complicità di un basista. Si chiude con tre condanne il processo a carico di tre banditi, due dei quali volti noti alle cronache perché coinvolti nell’agguato di Gianni Calignano ferito a colpi di pistola a maggio a Nardò. Il gup del Tribunale di Novara ha condannato a Emanuele Dell’Anna, 23enne di Nardò a 3 anni e 4 mesi; Giampiero Russo, 27 anni di Nardò e Angelo Caci, 48enne di origini siciliane a 3 anni e 2 mesi, questi ultimi due già coinvolti nell’inchiesta sul tentato omicidio di Gianni Calignano. Il giudice si è riservato sull’istanza di scarcerazione presentata dagli avvocati difensori David Dell’Atti, Stefano Pati e Tommaso Valente. Il collegio difensivo esprime moderata soddisfazione per la sentenza in attesa di conoscere le motivazioni si riservano di presentare Appello. I tre erano accusati di rapina aggravata e sequestro di persona sempre in concorso fra loro.
Proprio le indagini sulla sparatoria avviate dai carabinieri del Nucleo investigativo di Lecce si sono incrociate con la rapina in Piemonte. I contatti telefonici intercorsi tra i tre imputati, le immagini del sistema di videosorveglianza e le modalità dell’assalto hanno incastrato i presunti banditi. L’assalto risale al 14 gennaio del 2016. Secondo gli investigatori, mente e organizzatore della rapina sarebbe stato Caci. Conosce l’imprenditore. E’ del posto e con il pretesto di un prestito avvicina la vittima poi rapinata grazie alla complicità dei due neretini. Russo e Dell’Anna irrompono all’interno della ditta Fonomatic New Game. Indossano delle parrucche e uno dei due impugna una pistola.
All’interno è già presente Caci. Ha appena ricevuto un prestito di duemila euro e viene legato insieme al titolare della società alle sedie con del nastro adesivo. I due aggressori prelevano il denaro contante presente all’interno dell’ufficio. Si muovono con dimestichezza e dimostrano di conoscere con precisione dove sono posizionate le due casseforti. Dopo aver prelevato tutto il denaro contante (per un bottino complessivo quantificato in 70mila euro) i due rapinatori portano via una batteria ausiliaria del sistema di video sorveglianza credendo che si trattasse dell’hard disk con i filmati della videosorveglianza.
Sarà l’errore nella rapina perfetta. I carabinieri acquisiscono i filmati. I sospetti si concentrano su un eventuale coinvolgimento di Caci. L’uomo, infatti racconta di aver accusato un malore durante la rapina; una versione smentita dalla visioni delle immagini. E non appena comprende che i banditi (suoi complici) non sono riusciti a rubare i filmati della videosorveglianza, nei giorni successivi chiede con sempre maggiore insistenza se le immagini fossero chiare. Il cerchio si è chiuso definitivamente grazie al riconoscimento della vittima dei tre presunti rapinatori per i quali è stata così chiesta e ottenuta una misura cautelare.
F.Oli.