ROMA – Il confronto su Sky tra i tre candidati alla segreteria nazionale del Pd tocca i grandi temi dell’attualità e scoperchia nuovamente due visioni quasi incompatibili nello stesso partito: quella di Matteo Renzi e quella di Michele Emiliano. Per ragioni di tempo il confronto è tiepido, con impossibilità di approfondire nel dettaglio le discussioni, ma questo non ha impedito al governatore della Puglia di punzecchiare l’ex premier. «Matteo ci ha messo la faccia, si è impegnato, ma ha fatto troppi errori nei suoi mille giorni: sono qui per impedirgli di sbagliare di nuovo. Ti avvertì anche sulla buona scuola. Tu hai stabilizzato 100mila precari e sei riuscito a metterteli tutti contro. Non posso più farti fare errori del genere» – dichiara Emiliano, che chiude a qualsiasi possibilità di deporre le armi, anche in caso di sconfitta. Dall’eutanasia all’aborto, fino al caso Alitalia si discute di tutto per chiarire le posizioni in vista delle vicinissime primarie del 30 aprile: i tre candidati in campo hanno detto la loro con un certo fair play. Nessuno dei due rivali dell’ex premier è sulla sua linea: anche Orlando, in maniera più morbida, parla di errori fatti dal Jobs act ai bonus.
Renzi, però, difende la sua riforma del lavoro, che avrebbe prodotto 711 mila posti di lavoro. Emiliano ribadisce che dev’essere introdotto l’articolo che reintegra i lavoratori, che oggi possono essere «licenziati ingiustamente e liquidati con un po’ di denaro». Sulla stessa lunghezza d’onda Orlando, che ammette il parziale fallimento della riforma del lavoro e poi alimenta i dubbi sulla reale efficacia dei soldi dati alle imprese per le nuove assunzioni: «Bisogna verificare se hanno realmente dato frutti, in termini di aumento duraturo del lavoro, i finanziamenti a pioggia alle imprese o se l’effetto si spegnerà subito». Anche il famoso bonus delle 80 euro per i due avversari di Renzi è stato un flop: fumo negli occhi. Renzi, invece, continua a difendere il suo provvedimento, spiegando che ha dato ossigeno a tante famiglie in difficoltà. La stoccata arriva subito da parte di Emiliano: «Renzi è testardo nell’insistere negli errori: non bisogna puntare sui bonus, ma sui diritti». L’affondo sull’argomento arriva proprio dal ministro Orlando: «È stato un errore, bisogna ammetterlo: gli 80 euro li abbiamo chiesti indietro. È stato un intervento isolato purtroppo». Sulla tassa ai colossi del web tutti d’accordo, ma, come dice Renzi, solo se si fa assieme all’Ue.
Anche in questo caso, però, è polemica. «Renzi cancellò con un tweet questo argomento. Lui è stato sempre dalla parte dei più forti» – incalza Emiliano. Sull’imposta patrimoniale tutti teoricamente favorevoli, con molti se e molti ma. Non poteva mancare il tema dei migranti, anche perché si registrano il 30 per cento in più di sbarchi rispetto agli anni scorsi: ora sono quasi 5 milioni. «Dobbiamo attuare una politica che ne gestisca il flusso – spiega Emiliano – nelle campagne pugliesi sono fondamentali i lavoratori immigrati. Il sistema ha favorito distorsioni e spreco di denaro pubblico». «La gestione dei flussi va fatta con un limite dell’accoglienza che riguarda la capacità di integrarli – chiarisce Orlando – L’Italia senza l’aiuto dell’Europa ha salvato migliaia di vite umane e se fossi presidente della Camera, che ha strumentalizzato le Ong, mi vergognerei». «Il nostro problema sono gli scafisti non le Ong» – spiega Renzi – Ci sono tre questioni da affrontare secondo l’ex premier: non va bene l’Europa, che si permette di richiamare l’Italia sulle politiche della migrazione dopo averla lasciata sola, e poi c’è bisogno di programmi di inclusione e legalità.
Nella parte finale del programma arrivano le domande scomode. A Orlando viene chiesto se l’elettorato delle primarie lo riterrà credibile rispetto a Renzi, visto che ha fatto parte del governo dell’ex premier. «Abbiamo governato con un pezzo della destra, per questo voglio andare al voto con una legge elettorale che impedisca questa situazione» – replica lui. A Renzi viene rimproverata la scarsa democraticità: «Hai convocato la segreteria nazionale solo due volte». «Non è vero – risponde lui – Basta guardare i dati! Certo, si può fare meglio». A Emiliano vengono ricordate le frasi che sarebbero un’offesa per i militanti del partito: «Ha detto che il Pd è il partito di petrolieri e banchieri». Il governatore conferma impassibile:«Noi siamo stati molto più attenti alle esigenze dei petrolieri con una serie di norme: volevamo fare anche lo sconto dell’Imu ai petrolieri. Il Pd è troppo attento ai potenti e non a quelli che non contano nulla».
Sulla legittima difesa Renzi chiede una legge migliore, Emiliano e Orlando sconsigliano la giustizia privata e l’uso delle armi. Poi, arriva il siparietto tra Emiliano e Orlando: «Come hai fatto a resistere con Renzi presidente del Consiglio?» – chiede il primo. Il confronto si chiude con un appello alla partecipazione dei tre. Alla fine nulla di nuovo: solo la rappresentazione di un partito diviso in correnti, reduce da una scissione, che stima di non poter più portare al voto quei 2,2 milioni di simpatizzanti che parteciparono l’ultima volta alle primarie. Al di là di chi vincerà (nella prima fase congressuale emerge un netto vantaggio di Renzi), le acque in cui naviga il Pd sono molto agitate, dopo un referendum che lo ha spaccato e lo ha quasi fatto collassare.
Gaetano Gorgoni