NARDÒ – Odiati e vincenti. La Juventus non ha mai avuto un rapporto facile con i media nazionali, quelli con sede a Milano e a Roma in particolare. È una vecchia storia risalente a troppe vittorie fa. C’è sempre un rigore non dato in ogni campionato per cui, secondo gli avversari, sarebbe cambiata la storia; c’è sempre una punizione non vista, una colpa dell’arbitro e qualcosa dietro. Eppure la Juventus vince anche oggi: da cinque anni nettamente, con superiorità tecnica e grandi campioni. Ora tenta di vincere il sesto scudetto consecutivo (cosa mai successa nel campionato italiano), ma c’è sempre un complotto, qualcosa che non va: come quando i media nazionali titolarono in modo tale da far capire che il nuovo stadio fosse a rischio crollo (una bufala micidiale). Poi, ci sono altri titoli senza senso, come quello che cita Zampini per far ridere la sua platea: «Riina ha dichiarato che quest’anno la Juve è una bomba». Riina accostato alla Juve, che a sua volta viene accostata alla bomba e il gioco è fatto: malavita, dietrologia. «Titoli fantasiosi, sensazionalismo, complottismo: quando ci sono i bianconeri di mezzo, c’è sempre qualcosa da ridire».
«Siamo odiati perché vincenti» – riflette Massimo Zampini, avvocato romano con la passione bianconera che lo ha portato a diventare scrittore e opinionista molto seguito a Mediaset. «A Barcellona, dopo la partita, tutti i tifosi avversari mi stringevano la mano e si complimentavano per la nostra squadra: ero in mezzo a tanti seguaci del Barcellona, con la sciarpa della Juventus, senza nessun problema. Chissà quando anche in Italia arriveremo a questo livello di civiltà» – commenta il presidente della Camera civile, Salvatore Donadei. L’incontro intitolato «Juventinità e mass media» è stato soprattutto una riflessione sulla mancanza di sportività e su una cronica avversione ai colori bianconeri che spesso domina le cronache sportive nazionali. Con Gaetano Gorgoni, direttore del Corrieresalentino.it, sono state analizzate bufale e titoli scandalistici degli ultimi anni: tutto ciò che ha contribuito ad avvelenare il tifo e a negare i meriti di una squadra che comunque ha una grande tradizione calcistica in campo italiano, ma anche europeo (è l’unica ad aver vinto tutti i titoli europei – in passato ce n’erano tre – senza contare le tantissime vittorie nei tornei internazionali che contano).
L’incontro a cui hanno partecipato numerosissimi tifosi neretini si è svolto nella sede in via generale Cantore, 25 del club «J. Nardò Bianconera», guidato dal presidente Tony De Paola. È risaputo che la tifoseria bianconera neretina sia numerosissima: questa nuova associazione conta più di 200 iscritti. Il primo club bianconero in città risale al 1955. Una consistente parte di Nardò ama i colori bianconeri e organizza pullman per seguire le trasferte dei suoi beniamini. Nel club che ha ospitato Massimo Zampini ieri sera, vecchi tifosi si uniscono a giovanissimi e nuovi tifosi: c’è anche una buona percentuale di donne attivissime. La passione per il calcio e per la storia della Juventus dilaga in zona: questo, poi, è un anno speciale. La splendida vittoria con il Barcellona in Champions League sta facendo sognare i tifosi, ma i media continuano ad essere ostili: si vince 3-0 ed è perché i blaugrana non sono più riconoscibili. Insomma, quasi mai è merito della Juventus: in campionato sono gli arbitri e in Europa sono gli altri troppo deboli.
Peccato che il Barcellona ha l’attacco più forte del mondo, che non è riuscito a fare nemmeno una rete. «Quando la Roma, la Lazio, l’Inter e il Milan hanno vinto lo scudetto, se la sono sempre dovuta vedere con la Juventus: significherà qualcosa, no? È la squadra che ha vinto di più, quindi, la più odiata». Zampini, con l’ironia combatte la dietrologia di chi vorrebbe smontare vittorie e successi che sono sono sotto gli occhi di tutti. Dalle previsioni degli avversari al calciomercato sbandierato come la svolta per tante squadre, che poi non sono andate da nessuna parte: l’opinionista bianconero fa sorridere e fa riflettere su un Paese che non sa mettersi d’accordo nemmeno quando si tratta di sport e nemmeno di fronte all’evidenza dei fatti. Così, mentre a Barcellona i tifosi delle due squadre avversarie si stringevano la mano a fine partita, in Italia, quando si perde, si grida al complotto e si invoca quel lontano rigore non dato negli anni ’80, che avrebbe cambiato la storia del calcio. Riina, le bombe, la mafia e via dicendo.
Pinky