Era il 22 gennaio 2017 quando ho sostenuto per la prima volta che Delli Noci era l’uomo scelto a Bari per ostacolare il centrodestra (vedi qui). La sinistra si era accorta che per rompere gli equilibri leccesi, solida roccaforte del mondo conservatore, aveva bisogno di una persona nuova. Stessa operazione che venne fatta a livello nazionale, in modo certamente più articolato ma avente la medesima strategia. Per battere la destra, si pensa, serve un uomo di destra prestato alla sinistra. Così in Italia il Pd si consegnò a Renzi, che ha rottamato tutti, compreso il PD stesso. Mutatis mutandis, oggi a Lecce ci si è affidati a Delli Noci, il primo dei “delusi”. Appresso gli sono andati gli altri, “delusi” dell’ultima ora, del 90° minuto. Dove per delusi non si deve intendere quelli che hanno avuto delle divergenze nel merito con la precedente amministrazione, ma si deve leggere così: quelli che non sono stati accontentati, quelli che pretendevano qualcosa che non hanno ottenuto.
Così Alessandro Delli Noci non avendo avuto il riconoscimento, da lui intempestivamente vantato ai quattro venti, e cioè di essere il candidato sindaco del centro destra (non si comprende perché lui, visto che tra l’altro era il più giovane assessore), ha fatto armi e bagagli ed è uscito dalla maggioranza appena cento giorni fa. Scoprendosi all’improvviso “deluso”. E’ uscito dalla maggioranza, anche perché se fosse rimasto si sarebbe dovuto candidare nel listone Direzione Italia assieme agli altri colleghi assessori e in compagnia del sindaco uscente Paolo Perrone.
In sostanza si sarebbe dovuto confrontare con “gente” da oltre mille voti ciascuno. Competizione altissima, senza paracadute. Così, per lui diventava più facile immaginarsi il salvatore della patria, piuttosto che rischiare di rientrare in consiglio comunale da semplice consigliere. In effetti ritenersi in pectore il giusto candidato sindaco e poi fare il semplice consigliere comunale si rischia un grosso colpo al proprio ego. Stesse operazioni che abbiamo visto fare ai vari Fini e Bocchino, con i risultati che tutti noi sappiamo. Questa è la politica che meno sopporto: persone puntigliosamente attaccate alla poltrona, che pur di rimanerci legate si improvvisano tutto ed il contrario di tutto. Delli Noci da essere candidato di FLI nel 2012, si ritrova oggi ad essere la longa manus di Emiliano, altro che Salvemini! Forse è proprio il partito dei girotondisti (Fini, Bocchino) a continuare a spargere il virus del voltagabbana.
Che sia la longa manus di Emiliano lo si vede dalla non candidatura di Loredana Capone a sostegno di Carlo Salvamini; lo si vede dall’adesione dell’ex Pd Ventura; lo si vede dalla candidatura di Giannotta, uomo di fiducia di Loredana Capone. A questo si aggiunga il supporto dell’Udc che ha un’alleanza in Regione con Emiliano. Questo disegno è nato a Bari. Lo scrissi il 22 gennaio 2017, lo riscrissi il 20 febbraio (qui) ed anche il 12 marzo (qui). Il 21 aprile 2017 è uscito sul Corriere della Sera un articolo in cui il Sindaco di Nardò Pippi Mellone ha dichiarato di votare alle primarie l’ex magistrato per “riferimenti certi e solidi in Regione (qui). E’ quindi evidente che quello che avevo visto non era fantapolitica, come dissero alcuni. Il dramma è semmai che Pippi Mellone venga considerato uomo di destra, addirittura estrema… e che ora va a braccetto con quello stesso Emiliano che nulla ha fatto per la Tap e nulla ha fatto per la Xylella. Salvo poi manifestare contro la Tap e contro la mancata tutela sul territorio per i danni derivanti dal batterio killer. Questi granchi si prendono solo per una ragione: gestione e smania di potere. Delli Noci e Mellone conoscono bene le responsabilità di Emiliano sul nostro territorio, ma seguono il vento. Nulla di nuovo! Una storia addirittura banale.
Ma poi, è sicuro che Delli Noci rappresenti il nuovo che serve a Lecce? Se per “nuovo” non si intende solo un fatto anagrafico. Perché di nuovo ha ben poco, se osservi poco poco le persone a lui vicine. E si si pensa alle iniziative che ha intraprese. Fece le primarie delle idee, direte voi. Le fece ben prima Giorgia Meloni nel 2012, aggiungo io.
Se questo è il nuovo, per me già puzza di vecchiume!
Ma non è finita.
Delli Noci ha messo su una serie di liste completamente eterogenee, a dimostrazione che non c’è una vera visione d’insieme. Solo voglia e necessità di fare numero. Le realtà eccessivamente differenti non garantiscono uniformità, e quindi stabilità. Risulta difficile pensare che, al di là di una campagna elettorale, gente di estrema destra ed estrema sinistra, con l’Udc che fa da terzo incomodo, possa stare insieme. Sarebbe un esperimento destinato a scoppiare in provetta già dopo qualche mese.
Ma cosa succederà in caso di ballottaggio? Salvemini tergiversa, dice che vuole vincere e si lascia aperto ogni spiraglio. Non nega possibili alleanze con l’ex assessore, che pure fino a dicembre ha snobbato. Stessa solfa Delli Noci.
L’unico ad essersi espresso con chiarezza è stato Giliberti, che ha negato qualsiasi forma di accordo.
Perdonatemi, ma non vedo alcuna visione o amore per Lecce. Qui vedo solo smania nevrastenica di potere ad ogni costo, potere purchessia. Siamo arrivati al punto che da sinistra si accettano anche alleanze con persone di estrema destra, e viceversa. Dal disordine, non potrà mai nascere l’ordine.
Delli Noci, dopo la militanza a destra, non si definisce più tale. Non si definisce nemmeno di sinistra. In sostanza non si definisce per nulla. Ma come spiega la destra libertaria e sociale di Pippi Mellone? Si richiama alla tradizione conservatrice e borghese della destra leccese, oppure in questo caso vuole “superare a sinistra” il suo stesso mentore, in nome del libertarismo più spinto? E’ domanda lecita ed opportuna, soprattutto in una fase in cui il nostro ex assessore domanda il voto ad un elettorato, come quello leccese, composito, dovendosi barcamenare tra il libertarismo radical dei salotti e dei locali alla moda, ed il conservatorismo delle borghesie produttive e dei ceti popolari, che poco o per nulla sono inclini ad accettare compromessi, ad esempio, con i teorici del gender.
Per questa ragione non è poi tanto strano che Delli Noci abbia rimosso dalle sue pagine social, dopo i miei ripetuti attacchi sul punto, la notizia della sua adesione al manifesto programmatico delle principali associazioni LBGT della Provincia, che prevedeva, tra le altre proposte, l’adesione alla rete RE.A.DY, l’istituzione di uno sportello di assistenza legale e psicologica per le persone LBGT, la repressione di ogni dissenso all’agenda gender tacciandolo di “omofobia”, l’adesione negli atti istituzionali a un vero e proprio codice neo-linguistico che cambi, attraverso il modo di parlare, anche il modo di pensare (una curiosità: la prima cosa che fanno tutte le dittature e le ideologie che conquistano il potere, come la storia insegna, è di abolire parole proibendole e di inventarne di nuove, sostituendovele e imponendole: ma le parole sono pietre, e con le pietre si lapidano i dissidenti). Un esempio: pian piano, zitti zitti sostituire negli atti pubblici la parola mamma e papà con la parola ideologica “genitore 1 “ e “genitore 2”: è una battaglia campale proprio della teoria gender… in odio alla famiglia naturale e alla natura stessa. L’educazione sessuale anche a bambini di scuola elementare e persino dell’asilo, a cui si dovrebbe insegnare la masturbazione anche reciproca, così come che nessun bambino è maschio o femmina ma che può scegliere, è propria della teoria gender. Maschi e femmina Dio li creò, neutri l’uomo li immaginò.
Allora che significa l’altalena di Delli Noci su un tema tanto cruciale, antropologico che mette in discussione i nostri stessi figli e il rapporto di noi genitori con loro? Sì, no, nì? Dietro questo cambio di strategia c’è anche un cambio di rotta rispetto alla sua adesione al manifesto dei valori LBGT? Si tratta di una furbata per mettere dentro ad un cassetto l’adesione iniziale al manifesto, per poi ricacciarla al momento opportuno, quando le associazioni LBGT torneranno a battere cassa? o si tratta di un ravvedimento di coscienza, o magari un cambio di strategia politica? oppure come credo un richiamo di alcune realtà presenti al suo interno che si son trovate spiazzate per questa apertura?
Di certo trovo strano che persone che hanno sempre manifestato pensieri conservatori, che hanno organizzato convegni e dibattiti, oggi si siano svendute a chi gli pare il miglior offerente solo per appagare impulsi da basso ventre, e trasformare il bene di Lecce, in battaglie personali. Personalmente non riesco a pensare alla politica, senza avere in mente il profilo culturale di riferimento. La politica non è la causa prima, è lo strumento per l’applicazione di una visione del mondo, che non può che essere prima di tutto culturale e morale. Diversamente manca una visione d’insieme, manca la cognizione del bene comune, tutto diventa solo gestione di potere, immobiliarismo da compravendita di poltrone. Tutti nella stessa barca, purché si regni.
Scusate, ma questo tutto è, tranne che nuovo!
Avv. Riccardo Rodelli