GALLIPOLI (Lecce) – Tre condanne riformate, tutte le altre confermate. Si chiude così il processo d’appello scaturito dall’operazione “Baia Verde” che, nel giugno del 2014, consentì ai carabinieri del Ros di Lecce e della Compagnia di Gallipoli di smantellare una presunta organizzazione che avrebbe gestito un giro di estorsioni ai danni dei gestori dei lidi gallipolini. I giudici (presidente Vincenzo Scardia) hanno ridotto la condanna da 5 anni e 4 mesi a 3 anni, 6 mesi e 20 giorni per Rosario Oltremarini, 46, di Gallipoli e da 5 anni e 8 mesi a 5 anni e 5 mesi per Fabio Pellegrino, 31 anni, di Galatone (difeso dagli avvocati Luigi Corvaglia e Roberto De Mitri Aymone). per i due imputati l’accusa di estorsione consumata è stata riqualificata in tentata ai danni del titolare di una tabaccheria di Lecce.. La Corte ha livellato verso il basso anche a 5 anni e 8 mesi (a fronte dei 6) la condanna di Gabriele Pellè, 38 anni, di Lecce.
Per il resto i giudici hanno confermato le sentenze di primo grado: 11 anni di reclusione per Roberto Parlangeli, 38, di Magliano, frazione di Carmiano; 10 anni e 6 mesi ad Angelo Padovano, 26enne di Gallipoli, figlio di “Nino Bomba” e ritenuto uno dei presunti promotori dell’organizzazione; 8 anni per Gabriele Cardellini, 32, di Gallipoli, assolto in primo grado dall’accusa di mafia; 6 anni per Carmelo Natali, 41, di Gallipoli; 5 anni ed 8 mesi a Giovanni Parlangeli, 34, di Lecce; 4 anni e 4 mesi per Fabio Negro, 40, di Gallipoli; 3 anni e 6 mesi per Sergio Palazzo, 35, di Lecce; 3 anni ad Alessio Fortunato, 32, di Squinzano. Sono state confermate le assoluzione per quattro imputati per i quali la Procura generale aveva presentato Appello.
L’indagine condotta dai carabinieri del Ros di Lecce si è arricchita delle dichiarazioni fornite e confermate in aula dal collaboratore di giustizia Gioele Greco. Il lavoro degli inquirenti svelò intrecci familiari in una dinastia criminale in salsa gallipolina in cui il ruolo di vertice ricoperto un tempo da Salvatore sarebbe stato rilevato dal figlio Angelo. E poi estorsioni ai gestori dei lidi e delle discoteche della costa jonica. Un florido business sul quale la criminalità aveva allungato i suoi tentacoli. Dal vortice delle intimidazioni non sarebbe stato risparmiato neppure il primo cittadino di Gallipoli, Francesco Errico, avvicinato, secondo le indagini, dal clan con l’intento di accaparrarsi la gestione dei parcheggi estivi nella zona “Baia Verde”.
E per garantirsi il monopolio degli introiti tramite i servizi di guardianìa l’organizzazione, avrebbe estromesso da ogni affare il gallipolino Gianluca De Giorgi (titolare della Az Securtatem) con gli imprenditori lasciati davanti ad un bivio: accettare prima l’azienda di Fabio Pellegrino e poi quella di Luca Tomasi. Il collegio difensivo era completato dagli avvocati Angelo Ninni, Stefano Prontera, Speranza Faenza, Ladislao Massari, David Alemanno, Francesco Fasano, Giampiero Tramacere, Antonio Savoia, Pantaleo Cannoletta, Luigi Carrozzini, Biagio Palamà, Luigi Suez, Anna Paola Trisolino, Biagio Palamà, Michelangelo Gorgoni, Gabriele Valentini.
F.Oli.