Giovanni Occhineri, 41 anni, ingegnere edile e libero professionista alla sua prima candidatura, perché proprio Alessandro Delli Noci tacciato dai suoi vecchi compagni di viaggio di portare in campagna elettorale solo acredine?
“Ho sposato la visione di una nuova Lecce immaginata da Alessandro Delli Noci avendone apprezzato la persona e il progetto di cui si è fatto promotore, oltre al coraggio col quale ha abbandonato l’ottica degli amministratori per appassionarsi a quella degli amministrati, avendo abbandonato una compagine che gli avrebbe permesso senza sforzo, di ricoprire ruoli importanti in una futura giunta: rompendo, ha generato malumori perché oggi si è creata un’alternativa e hanno paura che sia vincente perché la gente si sta appassionando ogni giorno di più; perciò, quando mi ha chiamato, fra i primi, ho accettato la sua proposta di candidatura con determinazione ed entusiasmo, convinto come sono che una sana ed efficace azione amministrativa debba riportare al centro ogni donna e uomo che vive in una città che troppo spesso si dimentica dei suoi cittadini”.
Nel caso di una vittoria dell’Ing. Delli Noci, e qualora venisse chiamato ad un incarico diretto di governo cittadino come pensa di poter mettere a disposizione della città le sue attitudini?
Partendo proprio dalle mie competenze tecniche, inizierei dalle periferie -compresa quella in cui io abito- in quanto zone letteralmente dimenticate, e dalle aree suburbane, come le cosiddette “marine”, per le quali nessuno ha mai proposto una reale visione di prospettiva. Voglio impegnarmi nel promuovere una nuova e migliore gestione della città a fronte della sua fortissima vocazione turistica, troppo spesso gestita dal caso: mettere in rete le aree archeologiche che sono a nostra disposizione (Rudiae, Lupiae e Cavallino) vuol dire generare un indotto che crea posti di lavoro e interesse ulteriore per il turista: oggi chi viene a visitare la città non ha motivi per ritornarci; inoltre, il mio impegno sarà orientato all’ottimizzazione della viabilità e della mobilità, compresa l’annosa questione dei parcheggi in centro, per restituire ai cittadini tempo e denaro, oltre che il piacere di vivere la città. Se posso fare una battuta, poi, mi piacerebbe restituire ai vigili il fischietto”.
Nel dettaglio cosa non ha funzionato nelle periferie, come bisogna fare in modo di soddisfare in maniera decorosa l’esigenza abitativa della popolazione?
Purtroppo, non si parla più di esigenza abitativa, ciò che muove un intervento edilizio, soprattutto nella periferia, è la speculazione edilizia. Se così non fosse, se ci fossero azioni virtuose, non avremmo tante lottizzazioni incompiute: ormai è una storia che si ripete continuamente e che riguarda, per esempio, il complesso Agave o il Comparto 60 posto alle spalle della clinica Città di Lecce.
Perché queste lottizzazioni risultano incompiute?
Perché il binomio Lottizzante-Amministrazione Comunale ha generato e continua a generare disastri, aree prive di servizi, con opere di urbanizzazione eseguite per metà ed in cui le uniche opere fisicamente terminate sono le unità abitative poiché generano l’utile perseguito dalle ditte costruttrici.
Cosa inceppa il meccanismo?
Nell’iter che, solo sulla carta, dovrebbe portare alla luce un nuovo quartiere abitativo, si crea un circolo vizioso in cui le responsabilità fra Amministrazione comunale e Lottizzante si rimbalzano così bene che risulta difficile al cittadino capire in quale campo debba essere collocata la parola “colpa”.
In particolare, le Convenzioni che vengono stipulate prima dell’avvio dei lavori, a margine degli atti autorizzativi necessari, prevedono sempre che il Lottizzante prenda in carico l’onere di realizzare le opere di urbanizzazione primaria (strade, marciapiedi, aree a verde, reti fognarie, impianto di pubblica illuminazione, reti di distribuzione di energia elettrica e acqua), a scomputo degli oneri che altrimenti dovrebbe versare all’Amministrazione comunale.
La pratica di far realizzare le opere ai lottizzanti, prevista, in verità, per legge, risulta controproducente per la collettività, se gestita in maniera poco virtuosa.
Ci può fare un esempio?
Certamente. Studiando la Convenzione del Comparto 60, si legge che L’Ente deve vigilare sui tempi e sui modi con cui le ditte costruttrici intendono intervenire. Succede, invece, che le opere di urbanizzazione vengono eseguite in parte, che alcune vengono eseguite male, altre sono lasciate incompiute: oggi siamo ad oltre dieci anni dall’inizio dei lavori e, come si prescrive nell’atto stipulato dal Comune, la convenzione è scaduta. Nel frattempo, il Comparto è abitato da tanti cittadini, le strade sono un disastro, sui marciapiedi non si può camminare, nella zona in cui dovrebbe essere realizzato il verde attrezzato l’unico verde è quello delle erbacce alte più di un bambino di 10 anni. L’Amministrazione Comunale, nel frattempo, continua a concedere al Lottizzante inadempiente la possibilità di costruire unità abitative autorizzate in forza di una Convenzione scaduta. Da ciò deriva, senza ulteriori possibilità di fraintendimento, che l’Amministrazione comunale risulta sempre corresponsabile e idealmente connivente con una condotta imprenditoriale che nella migliore delle ipotesi si può definire dilettantistica, evitando appositamente di parlare della possibile malafede, in cui la figura del cittadino risulta esclusivamente strumentale ai fini della speculazione edilizia e utile al solo obiettivo perseguito: generare introiti. L’urbanistica non può mai essere ridotta ad essere serva del dio denaro, dovrebbe essere considerata un’arte nobile che, laddove ben gestita, porti il cittadino ad avere, non solo il piacere di vivere il proprio quartiere, anche all’esterno della propria abitazione, ma anche la possibilità di fruire di servizi minimi essenziali che ogni quartiere deve garantire attraverso la giusta visione di prospettiva di un’Amministrazione comunale attenta”.
Solo per i buoni propositi dichiarati meriterebbero di sedere a palazzo di città tutti i candidati, ma ciò non è possibile, quindi, il cittadino dopo aver ascoltato tutti ponendo a nostro avviso molta attenzione alle tematiche e ai propositi, l’undici giugno prossimo si assumerà la responsabilità di stipulare il contratto quinquennale con chi lo avrà convinto della bontà di programmi ed idee.
Oronzo Perlangeli