Simone De Blasi, 30 anni, avvocato penalista. Ha perfezionato la sua preparazione presso la Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali di Lecce, dove ha conseguito il premio “V. Aymone” nell’anno accademico 2012 – 2013. Tra le passioni, la scrittura, il teatro e lo sport.
È la prima volta per lei in campagna elettorale: cosa l’ha portata a decidere di candidarsi?
“Credo, da sempre, che valga davvero la pena vivere solo laddove la nostra vita risponda a scelte fatte con il cuore. Ecco, la mia candidatura non è una scelta di testa, è una scelta di cuore: risponde all’amore profondo che nutro per questa città e, al tempo stesso, alla ferma convinzione che essa sia stata a lungo maltrattata, fino a divenire una “città di pochi e per pochi”. Gli occhi pieni di speranza di Alessandro Delli Noci e di tutti gli altri compagni di questa meravigliosa avventura parlano della mia stessa speranza.”
Le chiedo due buone ragioni per le quali un elettore dovrebbe scegliere lei.
“Dovendone citare solo due, farò volentieri a meno di menzionare il dato anagrafico o la conoscenza delle problematiche del territorio. In fondo, sono convinto che, in una città medio – piccola come Lecce, la vera differenza di una buona politica la faccia la persona, con la propria storia, i propri valori, la propria capacità di porsi come uomo o donna credibile. Ed allora, dinanzi ad ogni altra ragione, mi piace collocare il forte senso di legalità (che mi deriva dalla professione di avvocato che svolgo quotidianamente) e la sincera convinzione che la politica possa tornare ad essere un servizio, e non un mero privilegio.”
Quali dovrebbero essere le inversioni di tendenza rispetto alla precedente amministrazione?
“Per quanto io sia contrario ad ogni forma di condanna dell’operato altrui, credo con tutto me stesso che vi sia bisogno di una netta inversione di tendenza. Oggi Lecce non è una città per giovani e per lavoratori e questo provoca un inevitabile senso di rabbia e di ingiustizia, derivante dalla consapevolezza di vivere in una terra splendida, ma incredibilmente abbandonata a se stessa. Il patrimonio paesaggistico, artistico e culturale di questa città sarebbe tale da consentirle di vivere di turismo per l’intero arco dell’anno – e non soltanto per tre mesi – ma, senza un’appropriata valorizzazione delle risorse, tutto ciò non sarà mai possibile.”
Quali sono per lei le urgenze di Lecce?
“Le urgenze sono tante e non di poco conto: su tutte, lo sviluppo di politiche del lavoro e dell’inclusione (anche attraverso interventi di tipo assistenzialistico ed una rinascita delle botteghe artigiane), la riscoperta delle marine (finora lasciate al proprio infausto destino), la necessità di riscrivere la mobilità cittadina. Le sfide, insomma, non mancano; aggiungo soltanto il personale intento, condiviso con l’amica Marinella Capone, di dar voce agli “ultimi” e ai “piccoli” della città, attraverso la creazione di sportelli di prima consulenza legale gratuita e la promozione di numerose attività rivolte ai bambini, in particolare laddove questi si trovino in situazioni di disagio economico e/o sociale.”