Roberto il Guiscardo, sesto dei dodici figli di Tancredi de Hauteville, era giunto in Italia nel 1046, quando i suoi fratelli erano già riusciti ad insediarsi stabilmente ed a possedere importanti feudi. A Roberto, tuttavia, fu concesso un piccolo castello in Calabria, regione ancora soggetta al dominio bizantino. Nel 1053, durante la vittoriosa Battaglia di Civitate contro le armate dell’Impero Bizantino, il Guiscardo dette prova delle sue doti militari e guerriere. Divenuto Conte di Puglia, nel 1057, due anni più tardi, durante il Sinodo di Melfi, veniva elevato al titolo di Duca di Puglia e Calabria. Aveva sposato in prime nozze, nel 1050, la consanguinea Alberada di Buonalbergo, dalla quale era nato un figlio: Boemondo, battezzato però col nome di Marco, successivamente, con l’annullamento di tale matrimonio, impalmava Sichelgaita, sorella del Principe di Salerno Gisulfo. Dalle seconde nozze veniva Ruggero detto Borsa.
Strappata la città di Bari al dominio dei Bizantini ed elevatala a capitale del ducato, riesce a far sposare una sua figlia, di nome Olimpia, con l’erede al trono di Costantinopoli. Il colpo di mano che estromise il consuocero dal trono, avvenuto nel 1078, fornì a Roberto l’occasione per intraprendere una spedizione in oriente, mirante all’acquisizione di terre in favore del suo primogenito Boemondo. Il suo intento di marciare su Costantinopoli fu, però, interrotto dall’esigenza di rientrare in Italia per liberare il papa, Gregorio VII, minacciato dalle truppe imperiali di Enrico IV. Riuscito nell’impresa, nonostante l’età avanzata tentò nuovamente una spedizione in oriente, tuttavia contrasse una grave malattia durante il viaggio e morì a Cefalonia. Il Ducato di Puglia e Calabria andò al secondogenito Ruggero, mentre a Boemondo, che lo seguiva nell’impresa, furono assegnate alcune terre in oriente che, nel frattempo, erano state riconquistate dai Bizantini.
Anno 1088, insoddisfatto della spartizione Boemondo tenta di impossessarsi del Ducato di Puglia e Calabria, infatti immediatamente lascia la Grecia e si imbarca alla volta di Otranto, saccheggiando e devastando le zone limitrofe alla città. Il Conte di Lecce Goffredo, schierato dalla parte di Ruggero, gli invia contro un armata, agli ordini dei suoi fratelli Accardo e Reginaldo. Nei pressi di Otranto avviene il violento scontro fra i due eserciti, ma è Boemondo ad avere la meglio conquistando la città. Successivamente muove verso nord, nell’intento di impossessarsi di Lecce, per punire il conte, ma le difese impostate da Goffredo rendono vano ogni assalto. Il principe allora abbandona la città e punta su Ostuni, che viene conquistata, quindi muove su Egnazia radendola al suolo. L’intervento di Papa Urbano II, eletto proprio quell’anno, riesce a riappacificare i due fratelli, proponendo una spartizione più equa: a Boemondo va il possesso sulle terre da lui occupate, in particolare Oria, Otranto, Gallipoli, alcuni centri sino a Siponto, oltre a Maida e Cosenza successivamente scambiate con Bari. Da tali domini prende origine il Principato di Taranto. A Ruggero, invece, tocca la rimanente parte.
Nonostante tutto la contesa non è ancora conclusa, infatti, alla notizia della morte del fratello, poi rivelatasi falsa, Boemondo invade nuovamente le terre di Ruggero, togliendo l’assedio da Amalfi, città in mano ai Longobardi. Anche in questo caso è l’intervento del pontefice a scongiurare una nuova guerra fra i fratelli, con la proclamazione della crociata in Terra Santa che suscita le cupidigie di valenti guerrieri come Boemondo, futuro Principe di Antiochia, desiderosi di ritagliarsi nuovi domini.
Cosimo Enrico Marseglia