SAN CASSIANO (Lecce) – Rischia di aggravarsi la posizione di Umberto Accoto, il sottocapo in servizio presso la Guardia Costiera di Otranto, arrestato martedì pomeriggio con l’accusa di millantato credito. Il 32enne, residente a San Cassiano, è stato sentito nel corso dell’udienza di convalida davanti al gip Stefano Sernia. Il giovane ha ammesso di aver intascato mille euro da un collega negando però di conoscere personaggi altolocati in quel di Roma. La sua condotta sarebbe stata giustificata da contingenti difficoltà economiche. Il giudice ha comunque convalidato l’arresto applicando l’obbligo di dimora nel comune di residenza e l’interdizione dai pubblici uffici per un anno. Un provvedimento quest’ultimo che la difesa potrà appellare in sede di riesame. Nel frattempo, dopo la scarcerazione, la posizione di Accoto potrebbe farsi, paradossalmente, più scomoda. In Procura è stata depositata una denuncia a firma della madre di un giovane in marina da anni e residente in un comune del circondario di Maglie. La donna accusa Accoto di aver preteso 2mila euro per consentire al figlio di superare i quiz nel concorso per entrare tra i Vfp della Marina (i Volontari in Ferma Prefissata).
Accoto è stato arrestato dai suoi stessi colleghi nel corso di un’indagine coordinata dal sostituto procuratore Roberta Licci. In particolare, il militare avrebbe chiesto 3mila euro a un suo collega per poi accontentarsi di mille garantendo sull’opportunità di un trasferimento in una destinazione vicina “grazie all’intercessione di personaggi importanti”. Il 32enne è finito così in un tranello. La “vittima” ha consegnato i soldi contrassegnati e fotocopiati mentre gli uomini della Capitaneria seguivano tutta la scena a debita distanza. Concluso lo scambio il sottocapo è stato fermato in una stazione di servizio. Addosso aveva una busta (indirizzata al sedicente ufficiale) con le banconote contrassegnate. E per Accoto sono scattati i domiciliari.
Il sottocapo avrebbe millantato di poter corrompere un pubblico ufficiale ripetendo di essere nelle condizioni di poter influire “tramite un’interposta persona” dietro la consegna di denaro quale prezzo per la propria mediazione. In tal modo Accoto si “sarebbe reso volontariamente infedele rispetto ai suoi doveri professionali nonché offendendo il prestigio della pubblica amministrazione a cui appartiene”.
F.Oli.