LECCE – «Non ho paura. Sono sereno e affronterò la campagna elettorale ancora con più entusiasmo di prima. L’interrogatorio è andato bene. Ho spiegato che si è trattato solo di un pagamento errato che ho fatto rientrare nell’interesse dell’amministrazione comunale». Attilio Monosi ha rassegnato le dimissioni, come abbiamo spiegato ieri su questo giornale, ma resta in lista e si affida al riesame per il ritiro del provvedimento cautelare di interdizione emanato nei suoi confronti: oggi si è presentato a testa alta di fronte alla stampa, con al suo fianco il sindaco Paolo Perrone, per dare la sua versione dei fatti dopo un ciclone giudiziario che ha seriamente danneggiato l’immagine del centrodestra, proprio a 24 ore dalla chiusura delle liste. Nella sala giunta decine di giornalisti, ma anche tanti sostenitori, amareggiati e silenziosi, dell’assessore al Bilancio. Tutti i guai nascono da un pagamento errato da parte del Comune: bisognava attendere altri fondi (che poi sono arrivati), quindi, una volta acclarato l’errore, l’assessore cerca di convincere la ditta Saracino a restituire spontaneamente le somme.
A cosa sia dovuto questo errore, che di fatto ha portato a un’anticipazione delle somme, lo chiarirà la Procura di Lecce. Questa è la versione dell’assessore: nessun giro di imprenditori da favorire in cambio di voti. Attilio Monosi spiega che si è ritrovato nella difficile situazione di chiedere indietro i soldi versati erroneamente dal Comune, ma si è dovuto scontrare con la triste realtà delle difficoltà di liquidità di quell’azienda. «Ci siamo visti costretti a deliberare l’azione legale contro la ditta Saracino per la restituzione dei 130 mila euro – chiarisce nella conferenza organizzata alle 17 a Palazzo Carafa, subito dopo il suo interrogatorio in Procura – Ho vigilato per far rientrare questo denaro nelle casse dell’amministrazione, fino al 20 luglio 2016, giorno in cui torniamo in possesso dei 130 mila euro circa, che, erroneamente, tre anni prima il Comune versa alla ditta Saracino.
Ci sono due atti importanti: la delibera con la quale si intendono recuperare le somme e la parte della reversale d’incasso. Ritengo che l’amministrazione si sia comportata bene: non è bello essere sbattuto sui giornali così. Forse avrei dovuto denunciare l’errato pagamento, ma il mio interesse è quello di fare l’interesse dell’ente: ho portato a casa il risultato, la ditta è stata pagata una sola volta. Chi ha colpe pagherà, ma io voglio chiarire la correttezza delle mie azioni». Anche il sindaco Paolo Perrone ci mette la faccia per difendere uno dei suoi più stretti collaboratori di questi dieci anni: «Attilio ha spiegato bene il senso del suo coinvolgimento: sono qui come sindaco, convinto che l’assessore ha fatto il suo dovere. Non sono tra quelli che gridano alla giustizia a orologeria, perché si sa che gli incartamenti, quando girano da un ufficio all’altro non si sa mai quando possano arrivare al termine. Attilio ha fatto tutti i tentativi possibili per far rientrare i soldi illegittimamente erogati al privato nel patrimonio dell’ente, non entro nel merito sulla motivazione di questa erogazione.
Mi auguro che l’indagine prosegua. Considero la versione di Monosi completamente veritiera. Aveva offerto la disponibilità a non candidarsi, ma ci è sembrata un’ingiusta sanzione. Lo abbiamo invitato a partecipare alla campagna elettorale e farò in modo di spiegare le motivazioni di questa storia a tutti i cittadini». Monosi entra nel dettaglio dell’ordinanza che lo tira in ballo, spiegando anche le intercettazioni che lo riguardano: «È un errato pagamento. Il dirigente Laudisa, sentitosi preso in giro per aver pagato, ha ritenuto di rallentare i pagamenti di altri lavori, per questo dice: “Mi avete fregato”. Alle volte al telefono si possono dire cose equivoche, come quella che ho detto io: “Saracino è uno di noi”. Volevo solo dire che si tratta di ditte che lavorano da tanti anni con il Comune, quindi, valeva la pena cercare la via della mediazione». L’ordinanza di 300 pagine non appoggia sempre la tesi accusatoria: a pagina 269 il gip ridimensiona il ruolo di Monosi, quando spega che non può dirsi che nel suo ruolo l’assessore sapesse. Il sindaco annuncia che i dipendenti colpiti dalle misure cautelari saranno sospesi, come prevedono le norme di legge, poi spiega di aver fiducia nel lavoro della magistratura. La campagna elettorale va avanti.
Gaetano Gorgoni