di Gaetano Gorgoni
LECCE – Non c’è più posto nell’aula del Consiglio Comunale: amici, parenti, sostenitori ed eletti del centrosinistra hanno aspettato per oltre 20 anni, da quando il padre dell’attuale sindaco vinse ai ballottaggi. Gli applausi sono scroscianti, qualcuno si commuove. Sono 22 mila e cento voti validi che hanno permesso a Carlo Maria Salvemini di indossare la fascia di sindaco. “Il significato profondo che attribuisco a questa mia nuova responsabilità è quella di far sentire tutti cittadini di Lecce: far vivere questa istituzione sia nel palazzo che fuori. Qui dentro si entra senza spirito partigiano: questa è la casa di tutti. Vedo tanti dipendenti comunali e dirigenti: con loro comincerò a colloquiare da lunedì. Lavoreremo con dedizione al compito che la città ci ha assegnato”. Il nuovo sindaco comincia col sorriso e avverte che tutti dovranno essere protagonisti per migliorare la vita dei leccesi. Qualcuno si commuove, soprattutto la sorella. Chi l’avrebbe mai detto cinque anni fa, quando lo stesso Pd contribuì ad affondare Salvemini alle primarie?
Ora bisogna fare i conti con i numeri alla mano, però, anche se si attende l’ufficialità dei calcoli: nel centrodestra le liste sono maggioritarie (52 per cento), quindi i consiglieri sono 17. La minoranza può contare su 13 eletti più il sindaco. Il Movimento 5 Stelle avrà un consigliere. Quindi, l’unica opzione possibile per il sindaco è stringere accordi con gli scontenti eletti nel centrodestra: sembra che ce ne siano molti pronti a dare sostegno al nuovo sindaco. Dunque, con un centrodestra unito non ci sarebbero stati dubbi su una imminente caduta del neosindaco, sin dall’elezione del nuovo presidente del Consiglio, ma la coalizione maggioritaria è divisa e avvelenata dai rancori personali: ci sarà la possibilità di fare breccia. “Stanno facendo a gara per lanciarci segnali di disponibilità alcuni eletti nel centrodestra. Per ora ce ne sono già cinque” – mormora un dirigente del centrosinistra. Intanto, c’è chi (nelle file del centrodestra) si è convinto che andare oggi alle elezioni sarebbe anche peggio. Durante il comizio, dopo la proclamazione, Salvemini lancia la sua offerta a Mauro Giliberti: la presidenza del Consiglio Comunale. È la conferma di una strategia di “grande coalizione”.