di Gaetano Gorgoni
LECCE – Il mistero del successo da milioni di visualizzazioni sui social realizzato dal rapper italo-tunisino Ghali non lo possiamo risolvere noi, che abbiamo dai trent’anni in poi e che di buona musica ne abbiamo ascoltata tanta. Ma non bisogna avere un orecchio raffinato per capire che questo ennesimo fenomeno, nato dal web, si nutre dell’illusione (che hanno i suoi seguaci) che l’artista in questione stia facendo qualcosa di nuovo. Le basi sono già sentite, i testi da «duro del ghetto» americano li abbiamo sentiti già da migliaia di altri rapper negli anni novanta. Il ritmo melodico è flemmatico e ripetitivo. Eppure piace. In migliaia si sono affastellati davanti alla Feltrinelli di Lecce, tutti adolescenti, magari accompagnati dai genitori, per osannare la loro star.
Il «firmacopie» si è trasformato in un tripudio di mani e urla che la polizia ha dovuto tenere a bada. Fenomeni da Youtube: la tv dei tempi moderni, dove qualsiasi sconosciuto diventa un grande personaggio, proprio come profetizzava Andy Warhol. Gli youtuber si moltiplicano, i cantanti rap pure: dicono spesso baggianate, fanno i duri, parlano delle loro gang col fare del bullo di quartiere, raccontano di avere il padre in carcere, di avere sempre il dito medio alzato, l’occhio che da nero diventa blu, la mamma bidella e tanto altro. Il tutto fa 50 miloni di click per la “Ninna Nanna” di questo giovane rapper italiano: potrebbe già vivere bene con il solo canale YouTube, ma per lui è arrivato un successo strepitoso. Guè Pequeno lo ha scoperto e da allora è stata un’ascesa continua.
Questa nuova generazione di rapper italiani è un po’ buia: hanno tutti l’aria dei dannati. Un po’ tatuati è un po’ incazzati, come Salmo, altro fenomeno adorato dai sedicenni. Ghali Amdouni, un milanese classe ’93, fa più click dei Beatles: magia dei social, che riescono a inghiottire i grandi di sempre per lasciare spazio a un mare di banalità. Per carità, non sono i testi di Bello Figo (anche lui fa tanti click), ma a volte lo stile del cantato sembra simile. «Ci piace perché racconta la sua vita, ci piacciono i suoi testi…» – mi spiega una ragazzina.
Continuo a non comprendere: sono tre giorni che ascolto Ghali senza capire come abbia fatto. Forse è una questione generazionale, magari per loro Eminem e Caparezza sono cantanti del secolo scorso. Beatles, Pink Floyd, Led Zeppelin, Bob Marley e tanto altro? Paleolitico! Forse un giorno li scopriranno e smetteranno di pensare che tutta la musica finisce lì dove sono appena sbarcati. Allora mi viene in mente Bennato quando cantava “sono solo canzonette”: sì, forse è così, devo stare tranquillo… Bisogna ascoltarle e aspettare che quei ragazzini si accorgano che musicalmente non c’è niente di nuovo, almeno fino ad ora.