di Gaetano Gorgoni
LECCE – A due anni di distanza dal primo articolo in cui lo annunciavamo sul Corrieresalentino, oggi abbiamo la certezza che Rocco Palese passerà nel gruppo di Forza Italia: il fittiano più puro della prima ora, saluta il suo capo, dopo anni di flirt con Renato Brunetta, e torna tra i berlusconiani. È l’ennesimo addio di chi cerca di far proseguire la propria carriera politica in Parlamento. Il più recente degli addii di peso è stato quello di Saverio Congedo: anche questo annunciato con abbondante anticipo sul nostro giornale. Adesso si teme per Paolo Perrone, che vuole garanzie per il Parlamento e sembra aver avuto diversi incontri con esponenti di Fratelli d’Italia. La terra promessa da Fitto, quella che avrebbe archiviato il berlusconismo per passare a una nuova fase in cui dar vita a un grande partito liberare, conservatore e aperto alle riforme, sembra difficile da raggiungere ad alcuni fedelissimi, che vanno via.
Oggi, dopo un ventennio, si torna a parlare di Prodi come grande leader del centrosinistra unito e Berlusconi resta saldamente al comando dei moderati, mentre Salvini e Meloni provano a farsi strada. Ai fittiani di Direzione Italia restano poche scelte: l’alleanza con Fratelli d’Italia potrebbe essere una soluzione. Ma intanto il Leone Blu perde un altro big alla Camera. Berlusconi, che ha promesso a Fitto di fargli fare la fine di Fini, non si lascia sfuggire l’occasione di svuotare Direzione Italia dai fedelissimi. Palese è un lavoratore infaticabile: studia per ore leggi e atti. È per questo motivo che a Renato Brunetta è stato molto utile. Però il deputato salentino è stato eletto con le liste bloccate cinque anni fa. Ora, se non dovesse resistere la legge che prevede i capilista bloccati, sarà una sfida interna all’ultimo voto con chi vuole sbarcare a Roma. Tra gli amministratori berlusconiani, però, regnano i mal di pancia. Il primo a uscire allo scoperto è stato Martino Tamburrano, ma ci sono altri big che accettano le decisioni romane turandosi il naso. Dopo aver combattuto i fittiani, i forzisti non accettano di ritrovarseli nello stesso partito.
È scoppiato l’ammutinamento, invece, quando stava per entrare in Forza Italia Cassano, ma non è detto che non venga ritentato il passaggio. Da molto tempo tante personalità politiche cercano un modo per aprirsi la strada più sicura in Parlamento. I posti sono sempre di meno, mentre gli appetiti aumentano. Tutti gli aspiranti, come Gabellone e Perrone dovranno fare i conti con gli uscenti come Bruni e Marti, ma non c’è posto per tutti, come nei vecchi tempi. Intanto, i fittiani, che un tempo sembravano fedelissimi, vanno via: Costa, Gallo, Barba, Mazzei, tanto per citare alcuni nomi. Poi, ci sono quelli che restano nel limbo in attesa di tempi migliori: Macculi, ancora in riflessione, e Frasca, che dopo la spaccatura di Nardò è stato avvistato nella federazione di Direzione Italia.
È il momento più difficile per Raffaele Fitto: lui prova a ragionare sulle idee e sulla coerenza, rifiutando qualsiasi inciucio con Renzi, proprio per sottolineare la differenza con Berlusconi. È tutto pronto per il primo congresso nazionale, come annuncia il leader: “Né inciuci, né inganni. Né grillini né nazareni” ma liberi di costruire un nuovo centrodestra coerente e liberale alternativo al Pd e a Renzi. Sono questi i capisaldi di un partito, Direzione Italia, che il leader Raffaele Fitto, porta al primo congresso nazionale in programma sabato prossimo, 17 giugno, a Roma (ore 13.30, Auditorium della Tecnica – Eur).
Oggi a Roma la conferenza stampa per presentare l’importante appuntamento politico” – annunciano i militanti.
“Il congresso – ha spiegato Fitto – è il completamento di un percorso che ci ha visti impegnati in tutto il territorio nazionale, prima di sabato siamo stati su tutto il territorio, abbiamo celebrato 20 assemblee regionali e domenica scorsa abbiamo tenuto il debutto nelle urne per le Comunali, ottenendo un risultato decisamente soddisfacente da Nord al Sud: dal 2.2% di Genova, dove esistiamo da pochissimi mesi, al 18 di Lecce. È un’occasione per lanciare una prospettiva politica chiara: Direzione Italia è chiaramente impegnata nella costruzione di un centrodestra coerente, che abbia un programma vero, fortemente liberale, che possa costruire una prospettiva che recuperi milioni di elettori che si sono allontanati. Penso soprattutto ai lavoratori autonomi, alle partite Iva, agli artigiani, ai commercianti, alla parte positiva e produttiva del pubblico impiego. C’è un mondo che ha bisogno di avere una rappresentanza adeguata nelle istituzioni e noi ci proponiamo di rappresentarlo dando voce alle loro tematiche”. Insomma, sì al centrodestra unito, ma niente inciuci e niente proporzionale per tenersi le mani libere. Per i piccoli una legge del genere sarebbe la fine.