di Gaetano Gorgoni
PARABITA – L’Arca Sud fa spallucce, il Comune è stato sciolto per infiltrazioni mafiose, le case popolari ammuffiscono. Ritorniamo a parlare dell’edilizia residenziale pubblica in via Arciprete Pino, dove qualche giorno fa vi abbiamo mostrato che le famiglie annegano tra umidità e muffa. Muri completamente neri e bruttezza che sovrasta la vita di famiglie indigenti. Siamo nella zona 167 di Parabita, come altre zone marginali che popolano il Salento, siamo in una terra fatta di esclusi. La più grande esclusione, però, è stata quella di non rientrare nei progetti che stanno rimettendo a nuovo le case popolari di altri paesi limitrofi come Gallipoli e Matino. L’avvocata Zappatore, responsabile Arca Sud, ci ha spiegato che la politica ha dormito e non sono stati avviati i protocolli per gli interventi. L’ex sindaco Cacciapaglia è inferocito: “È uno scaricabarile veramente irritante. Cosa c’entra l’ex amministrazione con gli immobili di Arca Sud? Io ho realizzato campetti e parco giochi: era l’unica cosa che potesse fare il Comune di Parabita in quella zona. Non siamo mai stati interpellati come amministrazione da Arca Sud e ora ci vengono a dire che è colpa nostra?”.
Risultato: fondi perduti. Ora ci interessa soffermarci, dopo aver “ammirato” gli interni, sulla bruttezza che ammorba la facciata esterna. Ultimamente sono stati fatti dei lavori proprio all’esterno anche per evitare la caduta dei calcinacci. È facile notare linee di cemento che imbruttiscono edifici minimalisti già antiestetici sul nascere. Materiale di risulta lasciato lì, chissà per quanti giorni ancora e buchi non chiusi. I residenti si lamentano, ci comunicano il loro disagio e noi, ancora una volta, vogliamo fare da cassa di risonanza degli gli ultimi.
La bruttezza architettonica plasma le persone negativamente inchiodadole a una violenza visiva dovuta a un’antiesteticità perenne. Lo Stato dovrebbe superare gli scempi perpetrati negli anni ’80, abbattere casermoni e orribili scatole, ricostruendo e ridando dignità alle famiglie meno abbienti. Ma i soldi ora non ci sono. Gli ultimi dovranno aspettare e, nel frattempo, fare un tuffo quotidiano nella bruttezza delle zone 167, quelle specie di quartieri dormitorio, che le leggi sulle zone franche stanno cercando di rianimare, dove una politica poco lungimirante li relegò molti anni fa.