di Gaetano Gorgoni
LECCE – Anche il segretario provinciale Pd, dopo la vittoria di Carlo Salvemini, abbandona la nave renziana. I risultati nazionali sono sotto gli occhi di tutti: un disastro annunciato. C’è una specie di rifiuto ad ascoltare un Paese che lancia segnali chiari di malcontento. Naturalmente, il buon risultato leccese (dovuto anche alla spaccatura del centrodestra) non cambia la disastrata condizione del Partito Democratico, ormai affogato tra le lotte intestine e gli abbandoni. Del resto, come ha spiegato Michele Emiliano, il risultato leccese del Pd non è per nulla esaltante. C’è una pesante emorragia in corso: abbandonano anche i vertici. Ora tocca a Salvatore Piconese. Lo avevamo visto sempre presente alla conferenze del Movimento Democratico e Progressista, «come osservatore». Chi se ne intende di politica lo aveva già capito: stava preparando il passaggio con dirigenti e amici. Non poteva andare avanti una situazione così ambigua: Piconese è inscindibilmente legato ad Ernesto Abaterusso.
Ora la segreteria è senza timone: presto partirà un congresso per nominare i nuovi vertici. Domani mattina una conferenza stampa per spiegare le ragioni dell’addio del segretario provinciale. Ottanta nuovi militanti vanno via: è un Pd prosciugato. Anche Antonio Maniglio mette il dito nella piaga: «L’ottimo risultato del centrosinistra in Puglia non cancella i risultati disastrosi del PD nelle elezioni di domenica scorsa. La direzione regionale del PD pugliese può svolgere una funzione se, dopo la sconfitta di domenica scorsa, che giunge dopo quella sul referendum, non si limita a ripetere stancamente i tweet dei leader nazionali. Serve altro. Il PD di Puglia, alla luce dei buoni risultati ottenuti, deve spingere il segretario nazionale a cambiare strada. Il congresso a “rito abbreviato”, prima delle amministrative, non ha risolto il problema della credibilità del PD nel rapporto con la società italiana.
Si impone un cambiamento di rotta radicale sul tema delle alleanze, attraverso la nascita di un nuovo centrosinistra; bisogna mettere mano a un partito senza radicamento, luogo privilegiato per scontri personali furibondi. Chi pensa che siamo di fronte a un “incidente” di percorso (sarebbe il terzo in un anno) è fuori dal mondo, e sta preparando solo l’ulteriore indebolimento del PD e la sua irrilevanza nella politica italiana».