Don Lorenzo Milani, per le scelte nette e coraggiose, le prese di posizione rigide e senza compromessi, il linguaggio acuto e tagliente, è risultato, spesso, un prete “scomodo”. Su di lui è stato detto e scritto tanto, opere teatrali, films, saggi, ma la domanda: “Don Lorenzo Milani, chi era costui?”, risulta più che mai, attuale.
Ne parliamo con Pasquale Marino, autore della tesi “ La Chiesa di don Lorenzo Milani nel libro Esperienze Pastorali”, discussa nella sessione estiva dell’ Istituto Superiore di Scienze Religiose di Lecce. Il lavoro ha avuto come relatore il professor Cosimo Posi e come correlatori i professori don Luigi Manca e padre Michele Carriero.
Perché don Lorenzo Milani?
Prima di tutto perché don Lorenzo Milani è stato ed è per me uno dei pilastri su cui ho fondato la mia vocazione di educatore, soprattutto all’interno del movimento scout; ho conosciuto la sua figura ad un campo scuola parrocchiale nel lontano 1991 grazie al mio parroco don Salvatore Carriero e me ne sono subito innamorato. Da allora è diventato per me fonte di ispirazione e di esempio, per questo ho voluto terminare il mio percorso di studi teologici realizzando un lavoro sulla sua figura e sulla sua visione di Chiesa, molto vicina alla Chiesa che Papa Francesco non si stanca di chiedere “povera per i poveri”. Per molto tempo, don Lorenzo Milani è stato raccontato come l’educatore, il maestro, l’obiettore di coscienza quasi che fosse marginale nella sua presenza storica il suo essere sacerdote. Lo si è raccontato lasciando nell’ombra il lato che a don Milani premeva di più, perché fondava il senso della sua esistenza cristiana: il riconoscimento del suo sacerdozio da parte della Chiesa, ed è questo che ho voluto evidenziare nel lavoro di tesi, che ho iniziato ben un anno e mezzo fa, senza prevedere la sorpresa che Papa Francesco avrebbe fatto alla Chiesa intera andando a pregare lo scorso 20 giugno sulla sua tomba , additandolo come esempio di fedeltà alla Chiesa e al Vangelo.
Cosa colpisce di più della figura di don Lorenzo Milani oggi ?
Don Lorenzo Milani avvertiva fortemente nella propria vita che la Chiesa fosse come indica Papa Francesco: “ non una Chiesa chiusa in se stessa, autoreferenziale, ma un corpo vivente che cammina e agisce nella storia”. Papa Francesco sottolinea nella figura di don Milani quell’amore fattivo per gli “scartati della storia” e insieme quella fedeltà alla Chiesa, mai venuta meno, che fa di lui un testimone privilegiato del modello di Chiesa che il papa indica nel suo ministero quotidiano. Il suo amore per il Vangelo, i poveri e la Chiesa gli hanno procurato, nella sua vita, non poche sofferenze. Può, a ragione, essere considerato un profeta del nostro tempo, incompreso e contrastato, ma che finalmente ai giorni nostri viene riscoperto attraverso un attento e meticoloso studio e l’approfondimento della sua opera e dei suoi insegnamenti pedagogici e pastorali. Tutta la sua vita l’ha spesa nell’impegno di combattere le cause che ledevano la dignità degli ultimi della società, in quanto fortemente convinto che l’ingiustizia sociale è un’offesa e un peccato gravissimo verso Dio e verso l’uomo creato a immagine di Dio. La scelta preferenziale per gli ultimi, per don Milani, è una scelta profondamente religiosa, legata al suo essere sacerdote, che al suo tempo è stata mal interpretata e spesse volte osteggiata dentro e fuori la comunità ecclesiale.
Perché la scelta di approfondire il suo libro Esperienze pastorali ?
Il suo libro più discusso in campo ecclesiale è stato ed è Esperienze pastorali, che letto oggi con occhi attenti, si mostra come attualizzazione del Vangelo nella società moderna, in cui si delinea un percorso di profonda umanità e di coraggio pastorale. Don Milani, nel libro, si sofferma sul distacco dei fedeli dalla Chiesa e dalla sua prassi sacramentale, sulla missione pastorale del sacerdote che vive la realtà del territorio in cui è chiamato a guidare una porzione della comunità cristiana, sull’importanza di una scuola, che al tempo stesso sia laica e popolare, che sappia insegnare, soprattutto ai ragazzi provenienti dalle classi più umili e povere della società, sulla padronanza della lingua che è necessaria e fondamentale per acquisire un pensiero critico ed autonomo. In Esperienze pastorali don Milani rende visibile questa sua ricerca di una prassi pastorale nuova e la sua scelta di ‘fare scuola’, che considerava come l’ottavo sacramento, perché la scuola diventa il ponte che permette l’evangelizzazione. Don Milani cerca Dio attraverso l’esercizio concreto dell’amore nella situazione particolare in cui venne a trovarsi.
Nel suo lavoro emerge forte il concetto di “esperienza” perché?
Un concetto basilare che guida don Milani lungo tutto la sua azione pastorale, sia a San Donato di Calenzano che a Barbiana, “l’esperienza”, che lui definisce come rapporto tra uomo e ambiente, dove l’uomo non è uno spettatore involontario, ma interagisce con tutto ciò che lo circonda. Don Milani è convinto che un individuo si forma e forma il suo pensiero vivendo esperienze intese soprattutto come esperienze di socialità. Esperienze pastorali è la storia di questo incontro, fatto di dolore sincero di un pastore per la situazione sociale in cui viveva la sua comunità, realizzato da un cuore di un prete che batte per quella comunità, fatto della carità che anima Lorenzo Milani nel cercare una soluzione, affinché quella comunità possa affrancarsi. Ecco allora che “l’esperienza” trasforma, persuade, dà il senso della misura, sprona ad agire con coraggio e spirito di carità, attua in pratica una conversione che fa sì che la persona sia al centro di ogni processo educativo, culturale, sociale e religioso e non l’economia e il profitto. Una linea guida per l’oggi e per una progettazione pastorale seria nelle nostre comunità parrocchiali.
Papa Francesco nella sua visita a Barbiana ha detto ai sacerdoti presenti : “ Portiamo avanti la fiaccola di don Milani”, una nuova prospettiva pastorale ?
Don Lorenzo Milani guarda in modo nuovo alla Chiesa e ai suoi compiti, riesce a cogliere, anticipando il tempo del Concilio Vaticano II, la forte necessità di una radicale trasformazione a cui il mondo moderno la chiama: non più una Chiesa arroccata nei suoi dogmi e nelle sue ideologie, ma una Chiesa in uscita, evangelizzatrice, animata dal coraggio delle prime comunità cristiane, pronta a ritornare annunciatrice del messaggio di salvezza di Cristo. Una Chiesa che ritorni al kerigma originario intorno al quale costruire e sviluppare, insieme agli strumenti culturali di cui dispone, una nuova proposta pastorale. La Chiesa di don Milani è la Chiesa della prossimità che vede nel vicino il proprio prossimo da educare e formare perché possa liberamente scegliere. È questa, secondo il mio pensiero, la prospettiva che valida un metodo pastorale adatto ai giorni nostri e per questo credo che papa Francesco con quell’espressione volesse indicare un’azione dinamica di conversione pastorale delle nostre comunità ecclesiali che molte volte si arroccano dietro l’efficientismo e l’attivismo fine a se stesso. Molte delle questioni pastorali che don Milani analizza infatti possiamo ritrovarle in forma diversa e attualizzata nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, di Papa Francesco.
E per concludere con padre Ernesto Balducci, don Lorenzo Milani “ha scelto la via della rottura per aggredire il mondo degli altri e far nascere nella coscienza di tutti noi, prelati, preti, professori, comunisti, radicali e giornalisti, il piccolo amaro germoglio della vergogna”.
Flavia Carlino