di Gaetano Gorgoni
BARI – La questione alleanze per le politiche agita i sonni dei fittiani. La situazione è molto complicata: c’è un’emorragia in corso e i big vogliono avere rassicurazioni sul futuro. Ci sono quelli con le valigie pronte, come Paolo Perrone, che il “leader maximo” prova a trattenere. Solo nel Leccese ci sono diversi “big” in corsa per Roma: gli uscenti Bruni e Marti, Gabellone, Perrone e, naturalmente, una serie di amministratori di peso. Ma i seggi per tutti non ci sono. Ecco perché si pensava a un’alleanza con Fratelli d’Italia, rodata durante le regionali pugliesi, che potrebbe fruttare cinque posti in Parlamento ai fittiani della Puglia. Un’operazione che però ripugna alla base degli ex aennini. Il pontiere di questa trattativa è Ignazio La Russa, anche se si tratta di un dirigente che ha perso potere nel partito. Fitto ha incontrato Giorgia Meloni, ma gli ostacoli sono tanti. Emerge un retroscena che non era emerso fino ad oggi: un patto tradito da Fitto durante le regionali.
Ecco il motivo principale della diffidenza dei Fratelli d’Italia: nelle scorse regionali, vinte da Michele Emiliano, il centrodestra si divise. Ancora una volta, berlusconiani e fittiani si sono trovati su due fronti opposti. Fratelli d’Italia scelgono di seguire Raffaele Fitto, che avrebbe dovuto aiutarli rinforzando la loro lista. In realtà gli uomini di Giorgia Meloni si ritrovano in lista alcuni fittiani senza seguito: la corsa si trasforma in una débacle per gli ex aennini. “Alla fine Raffaele Fitto ha piazzato i suoi uomini chiave in regione e ha fatto finta di nulla. Poi, però, ci siamo presi Congedo e lui ci è rimasto male. Non ci possiamo fidare di lui”- spiega un dirigente di FdI. Su questi presupposti l’alleanza nazionale stenta a nascere. Ecco perché Fitto si rivolge anche altri interlocutori, come Alfano, Casini e Quagliariello: tutti big col coltello tra i denti per la lotta della sopravvivenza.