PORTO CESAREO (Lecce) . Opere del tutto nuove e dal forte impatto ambientale in totale violazione degli strumenti urbanistici. Epì quanto ipotizzato dalla Procura di Lecce che ha chiuso le indagini sulla realizzazione dello stabilimento balneare “Chiusarelle” a “Torre Castiglione” a Porto Cesareo. Il pubblico ministero Roberta Licci ipotizza, a vario titolo, le accuse di deturpamento di bellezze paesaggistiche, abuso d’ufficio e falso ideologico a quattro indagati: Salvatore Manni, 66 anni, di Lecce, legale rappresentante della società “Chiuserelle Village srl” proprietaria dello stabilimento balneare; Enrico Ampolo, 58, di Lecce, tecnico progettista sempre della stessa società; Paolo Stefanelli, 61, di Lecce, dirigente del settore tecnico del Comune di Porto Cesareo, che ha rilasciato nel tempo varie concessioni e permessi; Tarcisio Basile, 60, di Porto Cesareo, Dirigente del Settore V sempre del comune jonico che ha rilasciato un nulla osta dall’ente “Palude del Conte e Duna Costiera”.
Le indagini sono state condotte dai militari della guardia costiera e sfociarono nel sequestro del lido nel giugno del 2016. Contro presunta lottizzazione della costa, si era levata la protesta e l’indignazione dei bagnanti che avevano orgnanizzato una catena umana fino al mare.
Le attenzioni degli investigatori si sono concentrate su una serie di interventi edilizi in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico che, secondo la Procura, si “devono ritenere macroscopicamente illegittimi stabili e di forte impatto ambientale”. Al vaglio è finito un allargamento dell’estensione della superficie lido ritenuto sospetto. Una pedana in legno di circa 1700 metri quadrati destinata a solarium zona relax, area ombrelloni, manufatti per bar, ristorante, cabine e deposito. Nell’avviso, poi, vengono inserite le presunte responsabilità a carico dei due dirigenti comunali. Stefanelli risponde di abuso d’ufficio e falso ideologico.
Le contestazioni si riferiscono ad una concessione demaniale rilasciata nel dicembre del 2015 in contrasto con il Piano Regionale delle Coste e in un “habitat di interesse comunitario”; e sulla falsa attestazione in un sopralluogo nel luglio del 2015 che nell’area individuata per la realizzazione del lido non risultava la presenza di boschi e macchia mediterranea. Basile, invece, risponde di abuso d’ufficio. La contestazione fa riferimento al nulla osta rilasciato nel giugno del 2015 per la realizzazione dello stabilimento in una zona in cui non sono consentite, per legge, attività di trasformazione del territorio con nuove opere. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Ernesto Sticchi Damiani, Luigi Corvaglia e Carlo Mignone.
F.Oli.