LECCE –
di Gaetano Gorgoni
«Carlo Salvemini non può offrire qualcosa che non è sua: il presidente del Consiglio lo elegge la maggioranza, quindi, il centrodestra. Non ce lo concede lui» – chiarisce Bernardo Monticelli Cuggiò, primo degli eletti con la lista «Lecce Città del Mondo». Le sorti del nuovo sindaco sono nelle mani del centrodestra: se, come dicono nella coalizione avversaria, qualcuno ha già offerto il suo supporto al nuovo primo cittadino, allora il sindaco potrà governare, altrimenti le nuove elezioni saranno tra un anno. Nelle scorse ore è stato firmato un documento in cui tutti i consiglieri eletti a sostegno di Mauro Giliberti si impegnano a evitare il «salto della quaglia»: nessun sostegno, se non in casi concordati con tutta la coalizione. Il programma sembra chiaro: faranno sopravvivere Salvemini fino a quando il centrodestra sarà pronto per una nuova campagna elettorale. Questo sembra essere il progetto: poi, bisognerà vedere se qualcuno non deciderà di fare il «franco tiratore».
Intanto, bisogna dire che tutti gli eletti del centrodestra hanno firmato il «patto contro il trasformismo». Tutti decideranno uniti e compatti: questo è il risultato della riunione di ieri (il documento lo potete leggere all’interno di questo articolo). Il primo ostacolo per Carlo Salvemini sarà l’elezione del presidente del Consiglio: è chiaro che il centrosinistra dovrà accordarsi con l’altra coalizione, che comunque è in grado di eleggerlo da sola al terzo turno. Infatti, solo nelle prime due votazioni ci vogliono i due terzi dei consiglieri, ma dalla terza votazione bastano 17 consiglieri, esattamente il numero di quelli appartenenti al centrodestra (secondo i primi calcoli da confermare). Ieri, il sindaco, dopo la proclamazione, ha «offerto» la poltrona di presidente del Consiglio a Mauro Giliberti: la risposta sembra chiara. Il centrodestra vuol vendere cara la pelle: lo sforzo più difficile sarà mantenere l’unità. Poi, bisognerà capire se la Commissione elettorale assegnerà realmente i consiglieri previsti nei primi calcoli. Per ora nella «maggioranza-minoranza» di centrodestra tutti d’accordo, scusate l’ossimoro.