di Gaetano Gorgoni
LECCE – I banchi del centrodestra sono vuoti: è cominciato l’Aventino. L’opposizione, a parte quella dell’unico consigliere pentastellato, Fabio Valente, ha annunciato che non parteciperà, perché non riconosce questo Consiglio comunale. Alcide Maritati, il presidente della Commissione elettorale si limita a leggere al microfono i nomi degli eletti: tutto già previsto. Per Andrea Guido pericolo scampato: è il quarto degli eletti di Direzione Italia. Ma la notizia che tutti attendevano non viene letta: le motivazioni sono scritte nelle pagine che Maritati consegna all’ufficio stampa. Il presidente va via e Salvemini spiega che ha voluto puntare su una proclamazione pubblica che desse risalto al ruolo del Consiglio: poi, il sindaco con amarezza prende atto dell’assenza del centrodestra (lamenta la mancanza di rispetto istituzionale). Interventi brevissimi, sorrisi: manca il tifo da stadio degli altri giorni. Maritati ha i 12 fogli delle motivazioni in mano: li lascia alla stampa che lo ha accerchiato. Ha applicato la recente giurisprudenza? Ha unito primo turno e ballottaggio e poi ha dato la maggioranza a Salvemini? “Sì – risponde il presidente della Commissione elettorale – Ma il ragionamento è molto più complesso. Ci sono dodici pagine da leggere”.
Sì, ma il risultato è sempre lo stesso: non è stata applicata la legge secondo il significato letterale, ma seguendo un’interpretazione giurisprudenziale recente. Nelle motivazioni si spiega che ha un grande peso l’apparentamento, che cambia le cose rispetto al primo turno e costringe a tenere presente nel conteggio il secondo turno. “Ho applicato la giurisprudenza recente, che è stata attuata negli ultimi anni e che predilige la governabilità. Leggendo le motivazioni vi renderete conto che il ragionamento fila”. Per il centrodestra, però, non fila un bel niente e sono già in riunione per la strategia d’attacco e di disconoscimento del Consiglio: torneranno a riunirsi in mattinata. Questo è il testo dell’articolo di legge che ha portato a differenti interpretazioni:”Qualora un candidato alla carica di sindaco sia proclamato eletto al primo turno, alla lista o al gruppo di liste a lui collegate che non abbia già conseguito, ai sensi del comma 8, almeno il 60 per cento dei seggi del Consiglio, ma abbia ottenuto almeno il 40 per cento dei voti validi, viene assegnato il 60 per cento dei seggi, sempreché nessuna lista o altro gruppo di liste collegate abbia superato il 50 per cento dei voti validi. Qualora un candidato alla carica di sindaco sia proclamato eletto al secondo turno, alla lista o al gruppo di liste ad esso collegate che non abbia già conseguito, ai sensi del comma 8, almeno il 60 per cento dei seggi del Consiglio, viene assegnato il 60 per cento dei seggi, sempreché nessuna altra lista o altro gruppo di liste collegate al primo turno abbia già superato nel turno medesimo il 50 per cento dei voti validi. I restanti seggi vengono assegnati alle altre liste o gruppi di liste collegate ai sensi del comma 8″.
“È evidente – spiega la Commissione nelle motivazioni – che ‘voti validi’ non possono non essere ritenuti anche quelli espressi (nel complesso meccanismo elettorale e, potenziamente, nel doppio turno) per i candidati alla carica di sindaco”. Questo significa che, seguendo questa interpretazione, i due turni sono cumulabili. I “voti validi” di cui si parla sono quelli totali dei due turni, al contrario di quello che pensano autorevoli amministrativisti, che parlano di “segmenti non cumulabili”. Unendo i due turni esce fuori che il centrodestra non supera la soglia prevista e il premio di maggioranza va a Salvemini. Proprio questo è stato il calcolo, nonostante le liste di centrodestra abbiano raggiunto oltre il 52 per cento dei voti al primo turno. Inoltre, osservando le recenti sentenze del Consiglio di Stato è stato seguito il ‘principio maggioritario’ “da qualificarsi come tendenziale regola generale”. Ragioni di natura “teleologica” hanno spinto la Commissione a optare per la governabilità, “che convive con la regola generale del maggioritario”. Dunque, primo turno e ballottaggio, seguendo anche l’interpretazione recente del Consiglio di Stato, non sarebbero “due diversi e separati momenti elettorali”, ma un unico fatto: “l’esercizio del voto da parte dell’elettore”.
Inoltre, “non è affatto detto che la lista o le liste che al primo turno siano risultate maggiormente suffragate (al punto da superare il 50 per cento dei voti validi espressi per le liste al primo turno, o – seguendo il criterio interpretativo del Consiglio di Stato espresso dalla decisione del 2010- per i candidati alla carica di sindaco) siano quelle collegate ad uno dei due candidati ammessi al turno di ballottaggio, in quanto, per effetto del voto disgiunto, ben potrebbe accadere che le stesse liste fossero collegate ad un candidato alla carica di sindaco (evidentemente scarsamente attrattivo per l’elettorato) che non sia stato ammesso al turno di ballottaggio”, aggiunge la Commissione. In quel caso, dunque, il ballottaggio non potrebbe non essere conteggiato per la somma totale: secondo il ragionamento del presidente Maritati.
La legge sembra chiara agli esponenti del centrodestra, ma l’interpretazione di Maritati no. Quelli che contestano la decisione della Commissione spiegano che nel primo turno i cittadini hanno scelto il Consiglio (e il Ministero ne ha preso atto, numeri alla mano), al ballottaggio gli elettori hanno scelto solo i sindaci, senza le liste: i due segmenti, quindi, non potrebbero essere mischiati per una valutazione complessiva, perché le liste non erano più in campo. Qualcuno, anche a sinistra, interpreta il verdetto come un messaggio di attenzione dalla Procura, dopo la misura dell’interdizione a Monosi, a un solo giorno dalla presentazione delle liste: congetture, veleni, dietrologie e complottismo avanzano. Una nube tossica che finirà nei tribunali amministrativi.
GLI ELETTI:
La Commissione elettorale regionale ha proclamato oggi i consiglieri comunali eletti per effetto delle elezioni amministrative tenutesi il giorno 11 giugno 2017 (primo turno) e 25 giugno (turno di ballottaggio).
Di seguito l’elenco dei proclamati consiglieri comunali.
Candidati a sindaco per liste o coalizioni che abbiano ottenuto almeno un seggio in Consiglio comunale:
Alessandro Delli Noci
Mauro Giliberti
Fabio Valente
Candidati consiglieri eletti:
Cosimo Murri dello Diago
Silvia Miglietta
Gabriele Molendini
Natasha Mariano Mariano
Pierpaolo Patti
Sergio Signore
Paolo Foresio
Antonio Rotundo
Paola Povero
Antonio Torricelli
Saverio Citraro
Angelamaria Spagnolo
Ernesto Mola
Marco Nuzzaci
Carlo Mignone
Marco Giannotta
Silvano Vitale
Massimo Fragola
Marco De Matteis
Paolo Perrone
Gaetano Messuti
Luca Pasqualini
Andrea Guido
Antonio Finamore
Alberto Russi
Luciano Battista
Paride Mazzotta
Michele Riccardo Giordano
Bernardo Monticelli Cuggiò
Per effetto delle nomine in giunta la lista dei consiglieri comunali subirà dei subentri. In particolare ai nominati assessori Alessandro Delli Noci, Paolo Foresio, Sergio Signore, Silvia Miglietta, Saverio Citraro, Carlo Mignone subentreranno Ermenegildo De Giovanni, Paola Leucci, Lorenzo Ria, Giovanni Castoro, Roberta De Donno, Giuseppe Bianco.