LECCE – La Procura schiaccia l’acceleratore e chiede al giudice di fissare un processo immediato bypassando il filtro dell’udienza preliminare per i tre leccesi accusati di alcuni episodi estorsivi non andati a buon fine. L’accusa di tentata estorsione continuata aggravata dalle modalità mafiose viene contestata a Massimiliano Elia, 41enne, considerata la mente della banda e i due esecutori materiali Andrea Podo e Andrea Bisconti, rispettivamente di 22 e 36 anni, arrestati ad aprile con un’indagine condotta dagli agenti della Squadra mobile di Lecce. Gli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore della Dda Guglielmo Cataldi e dal sostituto Antonio Negro, hanno ricostruito tre episodi.
Il primo episodio risale al 22 dicembre quando furono ritrovate due bottiglie incendiarie inesplose nel cantiere nella zona dell’antistadio dove è stata realizzata un struttura sportiva indoor; il secondo risale all’1 gennaio quando venne cosparso con del liquido infiammabile il distributore automatico di una tabaccheria in viale Giovanni Paolo II; il terzo episodio si sarebbe verificato il 22 febbraio con l’incendio di un bagno chimico installato in una ditta edile in via Lupiae. Quattro giorni dopo, al titolare del cantiere, i tre estorsori recapitarono tre proiettili calibro 9 per 21. L’imprenditore, però, denunciò l’episodio e la richiesta estorsiva di 50mila euro.
Da qui si è sviluppata l’indagine della Squadra mobile che, grazie alla visione di immagini di videosorveglianza, intercettazioni e riscontri, ha chiuso in breve il cerchio sulla banda di taglieggiatori. L’interrogatorio di garanzia davanti al gip Giovanni Gallo si trasformò in una lunga confessione dei tre leccesi che dichiararono di aver tentato di taglieggiare gli imprenditori per acquistare sostanza stupefacente. Con ogni probabilità, il collegio difensivo composto dagli avvocati Giuseppe De Luca, Pantaleo Cannoletta ed Erlene Galasso, depositeranno richiesta di riti alternativi nella cancelleria del gip.
F.Oli.