di Gaetano Gorgoni
BORGO SAN NICOLA (LECCE) – Da anni i sindacati lanciano l’allarme, ma tutti gli interventi che il governo ha messo in campo non hanno risolto il problema delle carceri, perché sembrano solo soluzioni tampone per risparmiare risorse. Intanto, tra sovraffollamento, carenza di personale, sorveglianza dinamica (che consiste nel tenere la situazione sotto controllo a distanza, mentre i detenuti circolano nella sezione da soli) che non funziona, evasioni, mezzi obsoleti e altri guai il sistema penitenziario, anche nel Salento il carcere fa acqua da tutte le parti. Ce lo aveva già spiegato un anno fa il segretario generale dell’Osapp, Leo Beneduci, in conferenza stampa, che le carceri «sono diventate l’università della mafia». «La gente si affilia alla luce del sole». Quindi, nessuna novità se giungono voci che nel cortile del carcere di Lecce, grazie alle maglie larghe della sorveglianza dinamica, qualcuno venga introdotto nella Sacra Corona Unita recitando il giuramento secondo le regole classiche, davanti alla polizia penitenziaria, che quando interviene, visto la penuria di uomini, rischia di finire anche in ospedale.
«La carenza di organico la stiamo denunciando da anni, ma tutti fanno orecchie da mercante: subiamo lo stress da lavoro correlato a causa di turni massacranti, ma stringiamo i denti da troppo tempo ormai- spiega Ruggiero Damato, vicesegretario regionale Osapp – Ora c’è il reparto psichiatrico, che aprirà il 18 settembre, da tenere sotto controllo con i soliti lavoratori di sempre: rischiamo di finire noi in reparto. In più, tra ottobre e novembre di quest’anno apre il padiglione nuovo, senza che sia inviato nessun poliziotto in più. Qui è una questione di ordine pubblico. Ho scritto anche al sindaco Carlo Salvemini, da circa una settimana, come anche al presidente Emiliano. Ci sentiamo ignorati».
«Le evasioni continuano e sono un pericolo per la società, perché chi scappa ingaggia conflitti a fuoco e compie nuovi crimini – spiega Beneduci – La polizia penitenziaria subisce in continuazione aggressioni con metodi medievali: lancio di olio bollente e altro. Intanto, le istituzioni latitano. Nelle carceri è difficile contrastare lo spaccio e le nuove affiliazioni senza il personale sufficiente!». Il segretario generale Osapp chiede una commissione parlamentare d’inchiesta e una commissione ministeriale per capire a cosa sia dovuto il silenzio istituzionale e a chi debba essere attribuita la responsabilità dell’estrema fragilità del sistema carcerario.