di Julia Pastore
MELPIGNANO (LECCE) – “In the name of peace”, nel nome della pace. Questo il tema della ventesima edizione del festival “La notte della taranta”, in diretta su Rai 5 e che quest’anno ha visto come maestro concertatore il cantautore e pianista – jazzista urbinate, Raphael Gualazzi.
Un minuto di silenzio per ricordare le ultime vittime del terrorismo, nella folla striscioni con l’arcobaleno e il simbolo della pace. Poi anche una videoclip in cui il sindaco di Amatrice ringrazia i salentini per il caloroso sostegno economico dato alla comunità colpita dal terremoto l’anno precedente.
Venti ballerini, ognuno con in mano un tamburello per anno, a partire dal 1998, hanno sfilato uno dopo l’altro: il diciassettesimo, quello di Raphael, che ha raggiunto subito la sua postazione al pianoforte, da dove ha mirabilmente retto tutta l’Orchestra popolare, tra l’altro suonando e cantando.
Tra gli ospiti di fama internazionale, Gregory Porter, che attualmente rappresenta la più grande eccellenza vocale della musica jazz – soul mondiale e che ci ha deliziato cantando la nota poesia popolare “Quannu te llai” e amalgamando la pizzica salentina col jazz afroamericano.
Il concertone di quest’anno è stato un susseguirsi di classiche canzoni del repertorio salentino, ora cantate dagli interpreti salentini (tra cui la potente voce di Alessandra Caiulo, quelle di Enza Pagliara, Alessia Tondo, Antonio Amato, Antonio Castrignanó), come “Hai lu core meu”, “Canuscu na carusa”, “Santu Paulu”, “Aria caddhipulina”, ora contaminate dallo zampino di Raphael Gualazzi, che (oltre ad aver interpretato “A la riva” e “Cala la capu”), ha jazzato i pezzi folkloristici col pianoforte e con l’aiuto degli ospiti internazionali: oltre a Gregory Porter, anche il chitarrista di David Bowie, Gerry Leonard, il sassofonista Tim Ries, il percussionista cubano Pedrito Martinez e le cantautrici Suzanne Vega e Yael Deckelbaum.
E, proprio in nome della pace, la compositrice israeliana Yael ha cantato il suo pezzo “Prayers of the mother” (“Preghiere delle madri”), un accorato inno alla pace, il cui messaggio è quello di migliaia di donne israeliane che lottano contro la disperazione, contro la paura di non riuscire a raggiungere la pace: si tratta di madri attiviste che chiedono ai loro governatori di riunirsi attorno a un tavolo, per raggiungere un accordo affinché Israele e la Palestina diventino posti sicuri, dove è possibile la vita. Il videoclip della canzone documenta fatti realmente accaduti lo scorso ottobre, quando migliaia di palestinesi e israeliani hanno marciato insieme per la pace, per la libertà, per la liberazione: “FOR FREEDOM”.
Ancora, tra gli ospiti di spicco al concertone finale del 2017 (l’ultimo di 19 tappe, in 19 comuni diversi del Salento), anche i Boomdabash e, nel corpo di ballo, la prima ballerina del Teatro alla Scala di Milano, nonché componente essenziale del tour di Roberto Bolle, Nicoletta Manni, nata e cresciuta a Santa Barbara, frazione di Galatina.
Regista e coreografo, Luciano Cannito.
La sfida di quest’anno è stata proprio quella di trovare il giusto equilibrio fra la grande tradizione della pizzica e il raffinato mondo del jazz. Una sfida risultata vincente, sublime: la pizzica e la tarantella sono riuscite a trascinare il jazz a sè (e non il contrario) grazie alla genialità musicale di Gualazzi. Anche quest’anno circa 140 mila persone hanno affollato la piazza di Melpignano, danzando fino a notte fonda, nonostante la paura di attacchi terroristici: la macchina della sicurezza ha funzionato benissimo. In questa edizione, come ha ricordato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, il festival si è confermato l’evento popolare più importante in Europa.