di Flavio De Marco
Qualche anno fa l’irriverente “Vieni a ballare in Puglia” di Caparezza aveva lasciato il segno ed aveva disincantato un attimo i “cantori” della pesantissima retorica del Salento splendente e abbacinante a tutti i costi. Oggi, più semplicemente, se dovessimo fare una riflessione distaccata diremmo: siamo in un mare di merda e non solo in senso figurato. Già: proprio sul litorale di Gallipoli, complice, sicuramente, il tempaccio degli scorsi giorni ed il dislivello delle paratie fognarie o un depuratore non proprio funzionale, le acque limpide della città bella (in una determinata zona) sono diventate le torbide acque dei rifiuti e della merda.
Ma non solo. Anche il capoluogo salentino vede l’appello della civica amministrazione: “Tenete i rifiuti organici a casa”. Ciò che c’è sulle strade, poi, è facilmente documentabile. E stavolta, cari signori, non si tratta di bagarre politica, tanto ovunque governa il centrosinistra, ergo, laddove vi siano delle responsabilità sono di una coalizione ben precisa. Quindi poche chiacchiere. Il governo regionale, quello più ricco e più potente deve fare la sua parte. Le campagne elettorali sono finite da un pezzo, le nomine (anche con l’olezzo del compromesso) stanno per giungere fresche e quindi, su tutto lo scacchiere provinciale i vecchi ed i nuovi eroi insediatisi a livello istituzionale hanno da annullare le ferie, laddove vogliano mettere mano alle emergenze conclamate.
Poi, continuiamo a parlare di merda, è proprio il caso credetemi. L’invasione di un turismo maleducato non si è fatta attendere anche quest’anno, si vedano i fatti di cronaca, sempre a Gallipoli, poi, non mancano i manager del turismo improvvisati, capaci di pagare le grosse agenzie per avere l’artista di “nome” per poi lasciare nell’oblio le nostre rarità. Gli stessi manager o imprenditori che durante l’anno fanno i camerieri o i muratori, con tutto il rispetto per questi ultimi. In ogni caso non credo di aver terminato con gli strali: troppe regole e troppe restrizioni per chi organizza le feste popolari e le sagre, troppe direttive angoscianti per chi cerca di mettere insieme operatori e commercianti dei piccoli borghi. E poi, ancora morti sulle strade, tanti, troppi: tutto ciò perché le istituzioni fanno le passerelle e non agiscono in estensione ed in profondità.
Un mare di merda signori miei non me ne vogliate, ma, è triste vedere ogni anno lo stesso balletto. Poi, il nostro fiore all’occhiello, la notte della Taranta. Ok, bella manifestazione, ma, si deve auto-sostenere visto ciò che potrebbe o avrebbe potuto attrarre in termini di progettazione comunitaria e di pubblico, senza dover ottenere altri soldi dai cittadini (vedasi contributo del comune di Lecce). Molte cose si possono cambiare, al di là, lo ripeto, della politica e degli schieramenti e se non cambieranno dovremmo goderci le nostre bellezze, a volte, galleggiando in quel tanto menzionato naufragar dolce in questo mare…di merda.