di C.T.
Ha lasciato l’Italia dopo oltre ventiquattro anni di carcere l’operaio albanese che, nell’estate del lontano 1993, si ribellò al suo caporale e lo uccise a fucilate nella piazza principale del paese, ferendo anche un’altra persona, che morì in seguito a causa delle gravi ferite riportate.
Si tratta del 52enne Gjoni Ali Feta, originario di Valona, rimpatriato nei giorni scorsi dagli agenti dell’Ufficio immigrazione della Questura di Perugia, città dove era detenuto da circa un anno, per scontare il residuo di pena relativa al duplice omicidio avvenuto nella centralissima piazza San Pietro, a Galatina.
L’efferato e plateale delitto – come detto – risale ai primi degli anni ’90, anni in cui il Salento veniva insanguinato dagli omicidi di mafia per mano della Scu e nel Canale d’Otranto si rincorrevano mercantili ed imbarcazioni di ogni tipo straripanti di immigrati, provenienti dalla dirimpettaia Albania, che sognavano un futuro migliore nella nostra penisola.
Feta, giunto in Italia a bordo di una di quelle “barche della speranza”, trovò subito lavoro come bracciante agricolo, dopo essersi rivolto ad uno dei caporali che – allora come oggi – reclutavano manodopera a basso costo, per i pesanti lavori nei campi, e dettavano le leggi cui gli operai dovevano sottostare. Regole alle quali l’albanese, 28enne alla data dei fatti, decise di ribellarsi violentemente, ammazzando a fucilate il suo “superiore” e ferendo gravemente il suo “braccio destro”, che spirò successivamente.
Arrestato e condotto in carcere, per quel duplice delitto il 52enne era stato condannato a ventitré anni di reclusione, cui si sommò un’altra condanna di un anno per un’evasione dal carcere di Pisa, dove non rientrò dopo avere goduto di un permesso premio. Fu fermato nell’aprile 2016 nell’area portuale di Brindisi: gli agenti della Polmare lo fermarono prima che potesse imbarcarsi su qualche nave e, quindi, abbandonare il territorio nazionale da latitante.
A pochi mesi dal termine del “fine pena”, per lui è ora arrivato il provvedimento di espulsione, disposto dall’Ufficio di sorveglianza del Tribunale di Perugia quale misura alternativa alla detenzione. Scortato dapprima in auto sino al porto di Ancona e poi in nave fino alle coste dell’Albania, Feta è quindi tornato nella sua terra natìa; quella terra da cui partì con le valigie piene di speranze, salvo poi tornarci dopo avere scontato una lunga pena per duplice omicidio.