LECCE – Tanti, troppi. Sia d’estate che d’inverno. Di notte come di giorno. Gli incidenti stradali nel Salento sono in vertiginoso aumento. Nell’ultimo periodo, poi, l’età media delle vittime si è abbassata drasticamente. Lenzuoli bianchi, famiglie distrutte, intere comunità dilaniate dal dolore. Ogni volta il solito refrain. Con l’appello del parroco di turno che rivolge l’omelia ai giovani, ai genitori e a chi è deputato a tutelare la sicurezza sulle strade. I moniti, però, servono a ben poco. Mettono la sabbia sotto il tappeto. L’emergenza incidenti è un problema che andrebbe affrontato su più fronti. Con una maggior sensibilità ed educazione stradale certo.
Con la consapevolezza che mettersi alla guida sotto effetto di sostanze stupefacenti o imbottito di alcol rappresenta un pericolo per sè, per chi siede accanto e per gli automobilisti che transitano sul tratto di strada sbagliato nel momento sbagliato. Il rispetto del codice della strada è un percorso educativo lungo e difficile che va avanti da decenni con campagne di sensibilizzazione. Si dovrebbero coinvolgere maggiormente le istituzioni scolastiche e non solo. Ma non basta. Le scuole e le scuole guida dovrebbero prevedere corsi dedicati a far nascere una coscienza del buon cittadino. In molti usano la strada come sfogatoio della rabbia e dell’aggressività.
Per combattere l’emergenza la magistratura fa il suo. Cerca di correre ai ripari e spesso interviene. Dopo un incidente mortale il magistrato di turno dispone consulenze, rilievi e accertamenti e non di rado allarga il fronte d’indagine estendendo anche alla classe politica profili di eventuali responsabilità. Le forze dell’ordine fanno il possibile. Presidi del territorio, posti di blocco, decine e decine di auto fermate e di patenti ritirate nei punti nevralgici e di maggior ritrovo della movida estiva. I numeri, però, sono impietosi. Le vittime si moltiplicano, coinvolgono famiglie, comitive del posto e gruppi di turisti. Molto spesso giovanissimi. Indistintamente. Spesso, poi, con l’aggravante dell’uso di droghe e alcol di chi si trova alla guida. La normativa, introdotta di recente, prevede l’arresto obbligatorio per l’accusa di omicidio stradale in caso di guida in stato di ebbrezza, sotto l’effetto di droghe o alta velocità con il consueto sistema della varianti quale la recidiva. In piedi, però, è rimasta la via del patteggiamento. Per i reati la cui pena è inferiore ai cinque anni, infatti, è sempre possibile patteggiare e beneficiare così di un sostanzioso sconto di pena. Il fenomeno paradossale è che con l’inasprimento della normativa, i conducenti, per paura del carcere, sono istintivamente portati a fuggire (molti i casi avvenuti in questi mesi nel Salento) e a non soccorrere le vittime.
Il problema delle stragi della notte, però, è ben più complesso. Sarebbe riduttivo addossare le responsabilità unicamente al giovane automobilista, fresco di patente, all’abuso di alcol o di droghe, all’inconscienza di chi si mette alla guida sapendo di aver perso il contatto con la realtà o all’uso smodato del telefonino. Nel Salento si muore anche per altre corresponsabilità spesso dimenticate. Molte strade provinciali dell’entroterra risultano inadeguate ed evidenziano, da anni, crepe strutturali. Strette, scarsamente illuminate, spesso sfornite di adeguate protezioni. Con alberi d’ulivo piantati ai margini delle strade e che, troppo spesso, si trasformano in muri d’acciaio. In questi giorni il Salento ribolle di turisti e di frotte di giovani in cerca della serata in cui divertirsi fino a notte fonda.
Il Tacco d’Italia è ormai meta privilegiata per i vacanzieri nostrani e stranieri. Ma il territorio rischia di scoppiare e di non riuscire a contenere questa invasione (emblematica una foto pubblicata proprio ieri sulla nostra pagina Facebook che ritrae la statale Brindidsi-Lecce bloccata). Ecco perchè le stragi della notte sono anche figlie di una rete stradale inadeguata per un’utenza sempre più crescente e che rischia di ingolfare la circolazione a tutte le ore. Ingestibile per forze dell’ordine, senso civico e appelli. L’emergenza continua dovrebbe finire nell’agenda della politica locale con investimenti seri e immediati per rendere le nostre strade non più un cimitero e un lago di sangue all’ombra degli ulivi. Prima che l’emergenza non diventi una consuetudine a cui sarà scontato assuefarsi. Perché se il turismo può continuare a rivelarsi una risorsa per l’intero territorio garantire la sicurezza delle nostre strade è ormai una priorità da cui non si può più prescindere.
F.Oli.