Siamo in attesa dei dati ufficiali sul flusso turistico nel Salento, ma l’andamento è piuttosto chiaro.
Quest’anno la maggior parte dei turisti ha raggiunto la Perla dello Ionio a ridosso del Ferragosto per lasciarla immediatamente dopo. Nella Penisola più famosa d’Italia, il nostro bellissimo Salento, terra invidiata da chiunque vi sia approdato, il turismo si è concentrato in pochi giorni ed ha prevalso la logica del risparmio, almeno per quanto riguarda vitto e alloggio. Per ballo e sballo non si è badato a spese. Questi solo alcuni dei titoli pubblicati dai giornali negli ultimi giorni:
“Il prosecco salentino che fa indignare l’assessore trevigiano”, “Mangiano pesce al ristorante e si intossicano. In 15 ricoverati tra gli ospedali di Tricase e Casarano”, “Case vacanza fantasma in Salento. Truffa sul web: c’è una denuncia”, “Notti da sballo in pista: tre arresti per droga, quattro casi di coma etilico”, “Droga, alcol, risse ma non solo: a Gallipoli ora impazzano le bestemmie corali dai balconi”.
Non ci siamo fatti mancare niente: caparre pagate per prenotare case fantasma, posti letto sul balcone a dieci euro, conti esagerati al ristorante, dove una frisa è arrivata a costare 8 €, intossicazioni alimentari, prodotti anonimi spacciati per DOC/DOP, droga, alcol, eccetera.
Ma mi pongo una domanda: è questo il Salento che abbiamo in mente? Noi salentini siamo tutto questo? Dove sono i salentini che offrivano le “frise” ai pochissimi “turisti di passaggio”, quelli che la mattina presto raccoglievano i fichi dall’albero per offrirli ai locatari estivi (perché “ci portano il pane” dicevano i nostri nonni e genitori dei quali sembra non esserci rimasto dentro proprio nulla). Dov’è finita l’ospitalità innata, istintiva, congenita, ereditaria, di noi salentini. Queste qualità hanno ceduto il passo alla logica del Dio denaro? All’affare a tutti i costi, al business esasperato, all’occasione?
Ecco, “occasione” per l’appunto. Ma “occasione” è sinonimo di affare, caso, avvenimento, come pure di opportunità, congiuntura, che, senza nessuna intenzione di fare l’economista, significa fase attraversata dall’attività economica in un dato periodo, generalmente di breve durata, che può essere di ripresa, di espansione, di crisi, recessione o di depressione.
In economia, alla fase della depressione (che anche il Salento ha vissuto negli ultimi anni) caratterizzata dalla diminuzione dell’occupazione, dei redditi, degli investimenti, dei prezzi e della domanda, seguono quelle della ripresa e dell’espansione durante le quali, in minor misura nella prima e maggiormente nella seconda, la domanda di beni e servizi dapprima non diminuisce più, poi aumenta, crescono l’occupazione, la produzione, i salari ed il reddito.
La capacità dei salentini dovrebbe essere quella di prolungare il più possibile tale fase per farla diventare più duratura e costante all’interno dei cicli economici che comunque si verificheranno, poiché la congiuntura altro non è che la combinazione di fenomeni socioeconomici che determina, in ogni momento, una particolare evoluzione di un sistema economico (anche locale). Ed i fenomeni socioeconomici a cui allude la teoria economica sono quelli che la nostra terra e la nostra tradizione ci mettono a disposizione: bellezze naturali, cortesia, educazione, rispetto per la gente, per i turisti. Questo dobbiamo tenere bene in mente. La crisi e la recessione sono un pericolo costante. I prezzi troppo alti, la bassa qualità dei servizi offerti, le truffe degli affitti, la droga, la scostumatezza e la dissolutezza, sono altrettanti fenomeni socioeconomici che ci spingeranno presto verso una nuova crisi e quindi nella recessione. Ricordiamo che l’offerta vacanziera è vasta: con meno denaro di quanto ne spenderebbero qui da noi si può andare in Croazia, in Grecia, nella Spagna delle Canarie, con servizi migliori e, forse, con meno truffe.
Salentini! La nostra tradizione di popolo ospitale e di gente cordiale quale siamo sempre stati non può essere sacrificata, nel nome del profitto, da condotte disdicevoli e costumi disonorevoli.
Siamo Salentini e dobbiamo continuare ad esserne orgogliosi. Non roviniamo tutto. Pensiamo al futuro.
Flavio Carlino