Questo mese, con Galleria, è la volta di Francesco Pasca, noto poeta e pittore che opera in maniera significativa nel Salento da più di cinquanta anni. L’ho conosciuto, qualche anno fa, nelle mie frequentazioni del Fondo Verri, dove la sua presenza è assidua. Pasca è un personaggio silente e osservatore e, allo stesso tempo, capace di performance poetiche stupefacenti, soprattutto per chi vuole di più da questa forma artistico-letteraria.
Francesco è conosciuto nello scenario leccese perché è tra coloro che negli anni ’60 hanno introdotto a Lecce la poesia visiva (ha frequentato la galleria Thecné di Firenze) rispetto alla quale lui ha assunto posizioni estremamente all’avanguardia. In effetti, Pasca pratica la singlossia, che rappresenta, a parere della nota critica italiana Rossana Apicella, un’evoluzione della poesia visiva. Mentre, infatti, quest’ultima si sviluppa su due dimensioni contemporaneamente, ovvero quella del segno e della parola, la singlossia si inerpica su più piani allo stesso tempo, i quali si intersecano e si fondono, coinvolgendo, infatti, le dimensioni del gesto, della parola, del suono, dell’immagine, del tempo.
Da quanto sin qui detto, si può facilmente comprendere che la singlossia, questa forma poetica, si presenta estremamente complessa e richiede un raziocinio e un coordinamento con caratteristiche superiori, rispetto alla poesia tradizionale, che è più immediata, piana e, sotto certi aspetti, elementare. Ed in effetti, Francesco Pasca, l’unico nel Salento a praticare la singlossia, è soggetto spiccatamente razionale, buon conoscitore delle leggi matematiche. D’altro canto, anche i suoi studi –è architetto- gli consentono di esercitarsi nella singlossia, che trovo sia una forma poetica non praticabile da chicchessia.
Con Francesco ho trascorso un intero pomeriggio in una distensiva chiacchierata, lì nella sua residenza estiva a Collepasso. Lo conoscevo come poeta sui generis, ma ho appreso inoltre che è un pittore, anche quotato. Ma non ho capito il perché negli ultimi anni abbia accantonato questa forma espressiva. La sua prima personale, presso la galleria Elicona di Lecce (Piazza S:Oronzo) risale al 1961. Un percorso che dura sino al 2011, quando si interrompe.
Quella di Francesco Pasca la definirei una pittura scientifica. Si esercita nel costruttivismo, ma i contenuti ideologico, intellettuale nonché tecnico-matematico delle sue opere sono enormi. Le sue opere affascinano per la misura e la compostezza, nonostante i contenuti fortemente astratti. Tutto, nei suoi lavori, ha un perché, ha soluzioni e spiegazioni.
Insomma, Francesco si connota come l’artista della ragione, del raziocinio, che lui, per altro, afferma con forza. E per questo sono forti in lui i contenuti e le ispirazioni positivistiche. Tutta la sua opera risente dell’uso spinto della logica. Pur tuttavia, egli assegna all’intuito un ruolo determinante per lo sviluppo della sua arte, ma ciò che egli apprezza di più dell’esercizio artistico-poetico sono gli aspetti ingegneristici, costruttivi, l’erigere opere dell’ingegno.
Per tutto ciò, Francesco Pasca si distingue nella cultura leccese, che invece privilegia gli aspetti formali ed emotivi. D’altro canto Francesco ha risalito tutto lo sviluppo del mondo della cultura e della mondanità leccese degli ultimi cinquanta anni e risente di un’impostazione tipicamente d’élite nel discorso culturale, che invece oggi, si presenta molto massificato, molto esemplificato, sebbene in termini di penetrazione, profondità e diffusione sociale abbia una dimensione molto più spiccata rispetto agli anni ’60,’70 e ’80.
Mauro Ragosta