F.Oli.
CARMIANO (Lecce) – Un medico sotto inchiesta per la morte di una professoressa in pensione. Un endoscopista del “Vito Fazzi”, originario di Carmiano, è indagato con l’accusa di omicidio colposo. Nei giorni scorsi il pubblico ministero Maria Vallefuoco ha notificato al professionista l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. La vittima si chiamava Teresa Chirizzi. Aveva 71 anni e viveva a Lecce.
L’indagine è stata avviata con una denuncia dei familiari della donna, assistiti dall’avvocato Anna Maria Ciardo. Il giorno di San Martino del 2016, l’insegnante è a tavola. Improvvisamente la protesi parziale si stacca. L’anziana ingoia la protesi che scivola nello stomaco. I familiari accompagnano immediatamente la donna al “Vito Fazzi”. Dopo un rapido consulto in pronto soccorso, la professoressa in pensione viene trasferita nel reparto di endoscopia dove un medico, tramite una strumentazione particolare, recupera la protesi che rimane ostruita nelle vie aeree soffocando la donna. Viene così immediatamente richiesto l’intervento di un rianimatore che provvede ad estrarre la protesi.
L’anziana, però, entra immediatamente in coma. Viene trasferita in una clinica privata dove muore a marzo dopo aver lottato per mesi tra la vita e la morte. Nel corso delle indagini (quando la donna era ancora in vita), la magistratura ha anche disposto una consulenza affidata al medico legale Roberto Vaglio (affiancato dai consulenti di parte) per accertare l’eventuale compatibilità tra le lesioni riportate dalla professoressa e l’operato del medico. Secondo quanto emerso dalle indagini, l’endoscopista avrebbe sottoposto la paziente ad un intervento d’urgenza senza effettuare una radiografia al torace e all’addome per localizzare con precisione il corpo estraneo e senza la necessaria assistenza di un anestesista rianimatore trattandosi di un paziente a rischio per via dell’età.
A dire del pm, tali accortezze avrebbero permesso un’estrazione rapida della protesi scongiurando di fatto la morte della donna sopraggiunta a distanza di circa quattro mesi e mezzo di coma. L’indagato, difeso dall’avvocato Luigi Covella, avrà ora tempo per depositare memorie difensive o chiedere di essere interrogato nei prossimi 20 giorni che consentono di replicare alle accuse.